La mostra celebra l’arte di Picasso, le sue origini e le sue metamorfosi, in dialogo con l’arte africana e tribale.
“Bisogna fare in modo che un uomo non resti indifferente davanti a un’opera d’arte, non passi gettando solo un colpo d’occhio negligente…Bisogna che sussulti, si commuova […] dovrebbe essere strappato dal suo torpore, scosso, afferrato alla gola affinché prenda coscienza del mondo in cui vive e, perciò, senta il bisogno di distaccarsene subito”. Così scriveva Pablo Picasso, nella sua raccolta Una forma di magia. Pensieri sull’arte, una citazione che ben si può risentire lungo le sei sezioni della mostra Picasso. La metamorfosi della figura, ospitata presso il MUDEC (il Museo delle Culture) di Milano, fino al 30 giugno 2024.
Un omaggio e un’occasione per celebrare il 50° anniversario della morte del grande artista spagnolo, a cura di Malén Gual e Ricardo Ostalé, resa possibile grazie alla partecipazione e ai prestiti provenienti da numerosi musei (la Casa Natal di Malaga, il Museo Picasso di Barcellona, il Museo Reina Sofia di Madrid, il Museo del Novecento di Milano…) e alle collazioni private, che hanno portato al MUDEC la possibilità di scoprire la genesi e le ispirazioni dell’arte di Picasso.
Il cuore di quest’esposizione sta nel confronto, azzeccato e centrato, tra le circa quaranta opere del pittore (dagli inizi fino alla tarda produzione) e una serie di statue e manufatti, appartenenti al MUDEC stesso, in grado di mettere in risalto la grande influenza che l’arte primitiva, africana ma non solo, ha avuto su Picasso. Si tratta di un dialogo aperto, che evidenzia l’origine e la crescita insita nei suoi dipinti, la ricerca, lo studio, l’interesse profondo portati avanti dall’artista, sin dall’inizio affascinato dall’arte africana, primitiva, oceanica, di cui fu, a sua volta, grande collezionista.
Un viaggio parallelo tra le metamorfosi dei soggetti, dove lo stile trasmette l’idea, l’animo, l’obiettivo del suo creatore: arrivare all’essenzialità, scombinare ogni canone occidentale, scomporre per restituire la figura effettiva, in tutte le sue dimensioni. Verità e umanità. Arte diventa messaggio, denuncia, ma anche narrazione evocativa, incontro, influenza. “Dipingere non è un’operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un’opera di mediazione fra questo mondo estraneo ed ostile e noi”.
La magia, allora, nasce al MUDEC attraverso le forme che si intrecciano e si mescolano: singolarità personale e universalità sono un tutt’uno. Lo spirito e la sensibilità dell’artista vengono accostate alle culture, allo spirito e alle iniziative proprie di determinati popoli. Vale anche l’inverso. Le opere di Picasso richiamano le maschere africane, tribali, sembrano una loro naturale prosecuzione, dalla tela al materiale: Testa di donna del 1906, Nuda/ Femme Nuedel 1907, Testa rossa di donna, di tre quarti o Testa triste, dal volto bianco (Il clown) sono accostate alle maschere tribali come la Figura di antenato (Popolazione Hemba, Repubblica Democratica del Congo), la Maschera Suruku (Popolazione Bamana, Mali), la Figura di antenato (Popolazione Dogon, Mali e la Popolazione Tellem, Mali), per citarne alcuni.
Si passa, poi, al Cubismo con Donna seduta su una poltrona rossa, Donna seduta e altre raffigurazioni in dialogo con la statua Figura antropozoomorfa della Popolazione Chamba della Nigeria. Altre spunti, altre trasformazioni delle figure. Il legame è generativo, Picasso riprende “l’arte nera” per far propri gli elementi schematici, la concretezza, la naturalità, le dimensioni. Le sue Maschera Negra, Volto di profilo, Grande Maschera ne sono autentici esempi.
Accanto alle opere pittoriche, la mostra espone una serie di testimonianze scritte, installazioni multimediali, fotografie, documentazione grafica del protagonista spagnolo e, soprattutto, una serie di disegni preparatori importanti e straordinari: il Quaderno n. 7, direttamente dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal di Malaga, in cui sono contenuti i ventisei fogli preparatori delle Les Demoiselles d’Avignon (la Femme Nue, qui esposta, ne è l’antesignana) ma anche alcuni disegni preparatori (i particolari dei cavalli) per Guernica. Si tratta di contributi importanti che segnano, anche qui, la genesi delle opere, quel “pre” dei grandi capolavori conosciuti. La loro osservazione dà la possibilità di immaginare le prove, i tratti originari, iniziali di Picasso, il suo studio, la sua ricerca.
Picasso. La metamorfosi della figura approfondisce, poi, il percorso con una serie di opere storiche della produzione artistica picassiana: Nudo accovacciato, Nudo dormiente, Donna che gioca in spiaggia, diverse Testa di donna, Donna seduta con cappello verde, Donna che si spazzola i capelli. Il femminile viene esplorato, scomposto, mescolato. La forma primeggia sul ruolo, sull’identità, rimane l’essenza, la multi dimensione dell’elemento umano.
Qui si avverte il cammino fatto da Picasso, dal 1925 fino alla sua morte, dove la metamorfosi si amplia, raggiunge i suoi vertici: geometrie, scomposizioni, riduzione critica. La figura si trasforma, rompe gli schemi, attinge al passato per rappresentare l’universale. Il tutto può piacere o può risultare complesso, inquietante per certi versi. Non c’è l’estetica classica, ma il gioco mentale, stilistico dello stesso pittore.
L’ultima parte approfondisce, invece, l’altro lato della medaglia: l’influenza inversa, quella che vede alcuni artisti africani (Romuald Hazoumè, Gonçalo Mabunda, Cheri Samba) attingere a Picasso e darne omaggio. Si tratta di rappresentazioni astratte, volti schematici, stilizzati, quelle maschere ritornano al luogo natio ma con qualcosa di diverso.
Al MUDEC si assiste a molteplici chiavi di lettura dell’esperienza di quest’artista: l’influenza dell’arte africana e tribale, gli inizi, l’esperienza cubista, il far proprie le culture e, allo stesso tempo, la capacità, nel tempo, di coinvolgere la fonte con le proprie suggestioni. Una vera e propria “attrazione reciproca”.
Picasso trae ispirazione e, allo stesso tempo, ispira, provoca, anticipa: una magia contaminante, culturale, artistica che fa sussultare, come le sue opere d’arte.
Gli spazi sono ricchi di passato e di luoghi lontani, di statue e manufatti in “dialogo” visivo con i dipinti e i disegni, maschere che si accostano ai soggetti rappresentati, colori, opere, sculture che, idealmente, disegnano un percorso continuativo di idee, impressioni, fascinazioni continue. Un’atmosfera fatta di confini spaziali, culturali, artistici, storici diversi e lontani: diventano un tutt’uno senza perdere il loro significato personale.
Picasso. La metamorfosi della figura – 22 febbraio – 30 giugno 2024 – MUDEC Milano
Immagine di copertina/in evidenza: Pablo Picasso, Nudo accovacciato, Nu accoudé, 1961, Olio su tela, collezione privata © Succession Picasso, by SIAE 2024