Due spettacoli dell’autore genovese per conoscere i lati dimenticati dell’Olocausto
Pronunciamo il nome Flossenbürg. Nel nostro immaginario comune la parola potrebbe far pensare, per intuizione, ad un luogo non meglio precisato della Germania. Diciamo Auschwitz. Le immagini che ci balenano in mente sono molto diverse: desolanti, agghiaccianti, orrorifiche, disumane. Si tratta di due campi di sterminio, luoghi di dolore e morte. Queste località fanno da sfondo agli spettacoli presentati nel fine settimana scorso a Borgio Verezzi da Pino Petruzzelli per commemorare il Giorno della Memoria e quella Storia che è rimasta per lungo tempo in secondo piano, a volte taciuta quasi completamente.
L’ultima notte di Dietrich Bonhoeffer e Zingari: L’Olosacusto dimenticato raccontano dello sterminio nazifascista usando una lente non comune che fa luce su pieghe di un passato che sembra essere stato nascosto o ignorato: da una parte, i pensieri e le meditazioni di un teologo prigioniero politico e, dall’altra, la narrazione storica precisa e dettagliata della deportazione dei cittadini gitani d’Europa e delle motivazioni razziali che furono la base delle loro uccisione.
Il primo lavoro è un monologo dedicato a Dietrich Bonhoeffer, personaggio storico poco conosciuto in Italia così come, del resto, è poco risaputa la resistenza tedesca contro il Terzo Reich e Hitler. Pastore luterano, l’uomo ha preso parte al controspionaggio ed è stato un cospiratore dell’Operazione Valchiria per uccidere il Führer. Petruzzelli gli da voce nella notte che precede il giorno della sua esecuzione e ne espone il pensiero intimo, che il prelato aveva raccolto nei suoi diari.
I dilemmi etici sulle sue azioni si dipanano nel suo fermo antirazzismo e nella saldezza della sua convinzione di accettare di compiere il male minore, l’uccisione di un uomo, per garantire la vita e la sopravvivenza di milioni di persone. È necessario schierarsi contro le ingiustizie e non restare indifferenti alle ipocrisie della società, della Chiesa e di sé stessi per assistere chi ha bisogno e lottare per un mondo in pace. Si deve prendere una posizione per il proprio Paese e il proprio popolo che si è lasciato affascinare dal Male e della sopraffazione ed è ormai abbandonato dalle forze straniere, che preferiscono additarlo come totalmente irrecuperabile e tradirne i resistenti, denunciandone le azioni attraverso Radio Londra. La Germania non doveva salvarsi da sola; alla Germania e ai tedeschi non era stata concessa l’ipotesi di redimersi.
Immerso nelle sue riflessioni rivolte a Dio, Bonhoeffer è continuamente assediato dalla paura che scaccia con la sua fede sincera e la certezza che si debbano fare cose non diverse da quanto si pensa o si dice. Il 9 aprile 1945 la porta della sua cella a Flossenbürg si apre e ne esce un uomo che ha accettato il suo destino e sale al patibolo nella più completa serenità, convinto che la morte sia l’inizio di una nuova vita.
Zingari: L’Olosacusto dimenticato è anch’esso un monologo che, però, si allarga a racconto storico e tratta del Porrajmos, l’Olocausto così chiamato dalle popolazioni sinti e rom. Petruzzelli ci spiega chi siano quei popoli che noi chiamiamo zingari, da dove vengono, il perché del loro nome e come sia cambiato nei secoli il rapporto che questi hanno con i popoli stanziali europei. Soprattutto, viene mostrato come la scienza si sia fatta promotrice, grazie alle teorie di Lombroso sulla asocialità genetica degli zingari, della loro separazione dalla società, della discriminazione che si acuì dal Diciannovesimo secolo e dello sfociare di queste nelle politiche razziali della Germania nazista.
Con minuzia di particolari e di ricerca, dalle parole nette e indelebili dell’attore affiora il piano inquietante ideato ed attuato dal Reich a cui partecipano politici, militari, forze dell’ordine, medici, ricercatori, confermato da nomi, date, luoghi, leggi e disposizioni; un progetto in cui ogni singolo cittadino di etnia zingara o mista avrebbe dovuto essere prelevato, isolato, schedato, sterilizzato e messo ai lavori forzati come unica soluzione per la risoluzione della minaccia all’ordine pubblico che rappresentava con la sua propria esistenza. Gli obbiettivi non erano solo uomini, donne e bambini nomadi ma particolarmente coloro che si erano stanziati e si erano inseriti nel tessuto sociale tedesco, il pericolo principale alla purezza della razza ariana.
Iniziarono, così, le ricerche di informazioni personali e la nascita di un vastissimo archivio, seguirono i rastrellamenti, le deportazioni nel Zigeunerlager di Auschwitz, la zeta tatuata sul braccio e la divisa con il triangolo nero, gli esperimenti su cavie umane da parte degli scienziati e le uccisioni di massa nelle camere a gas. Le stime indicano che all’incirca cinquecentomila rom e sinti morirono nei lager.
Nessun imputato venne condannato per i suoi atti, in molti casi le accuse per crimini razziali contro gli zingari decaddero, come nel caso dello stesso Adolf Eichmann. I pochissimi sopravvissuti non furono chiamati a testimoniare per essere ascoltati; a loro non furono concessi neanche risarcimenti pecuniari per le angherie subite: erano stati sottoposti a tutto ciò perché erano stati incarcerati come asociali o criminali. Non gli spettava niente se non altra umiliazione.
Lo spettacolo si chiude con la favola di Ansa, o l’ultima zingara d’Europa, un racconto di tradizione gitana, in cui si riversa tutta la sofferenza sofferta nel Porrajmos e, anche, tutta la speranza per il futuro del popolo libero.
Petruzzelli non fa rimanere indifferenti perché il suo lavoro è profondo e incredibilmente potente, si interroga e recupera frammenti di storie che non devono , o meglio, non possono andare perduti. Ci mette davanti un passato con cui non si sono fatti i conti e che, al contrario, si è cercato di non ricordare. Per non dimenticare si deve essere sempre attenti, soprattutto agli altri e a quanto li colpisce. Per non arrivare ad avere, come si rischia, vuote celebrazioni d’apparente partecipazione e una logora vita quotidiana segnata da disinteresse, distrazione, divisione e ipocrisia, il terreno fertile della disumanità e della violenza.
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ZINGARI: L’OLOCAUSTO DIMENTICATO di e con con Pino Petruzzelli – luci Alessandro Sussi – musiche Arvo Part – Festival In & Out – Borgio Verezzi 28 gennaio 2024
L’ULTIMA NOTTE DI BONHOEFFER di e con Pino Petruzzelli – luci Alessandro Sussi – musiche Arvo Part – Festival In & Out – Borgio Verezzi 28 gennaio 2024