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Per una salute spirituale della mente

L’irriverente testimonianza del reverente alfiere dell’antipsichiatria nazionale

Sembra possedere il coraggio di chi non ha più niente da perdere Piero Cipriano, che si definisce un “Minotauro gentile”, psichiatra per vocazione, che sente su di sé, con peso insopprimibile, le colpe della categoria, abile nell’arte eroica di creare salute mentale dove sembra impossibile, inventore, narratore, infiltrato riconoscibile in una trincea avvelenata come quella dell’attuale orizzonte di presupposta cura, a sua detta poco lontana dalla prebasagliana idea di reclusione. Dal proprio piccolo specifico impegnato cambiare il mondo, non per narcisismo ma per amore, o qualcosa che al dunque vi assomiglia. Il libro La salute mentale è politica, edizioni Fuori Scena  riparte dalle radici nere della fondazione del pensiero psichiatrico, quando Charcot, definito “lo iatrogeno” suggestiona le sue isteriche di modo che riproducano la sintomatologia che lui si aspetta. Kraepelin ovvero “il mago nero” concepisce un manicomio dove proprio lo psichiatra è iatros, cioè soggetto che ammala con il pesante contagio delle sue parole, definizioni come bombe a mano, volte a dominare la mente letta come alienata, definita così da territori di alienazione meno riconosciuti e molto più invasivi. 

Psicologia, psichiatria, psicoanalisi sono rivisitate come tecniche ideologiche che vanno a condannare chi soffre di mancanza di adattamento a specifiche condizioni sociali e storiche, anche, e soprattutto se, malsane. Perché, foucoultianamente, lo spartiacque è nell’occhio di chi guarda; “il depresso che va dallo psichiatra pensa di andare da un medico invece consulta un politico” …Cipriano volteggia con provocatoria sicurezza negli anfratti deformi del linguaggio stesso, parlando di “invenzione della depressione”, “creazione del disturbo bipolare” come etichettamenti identitari subordinati alla riconferma di un potere che esclude e punisce. Sotto i riflettori la creazione del disturbo determinata dal linguaggio, funzionale alla Storia, funzionale al Potere. Ogni epoca ha infatti la sua malattia mentale mitica, il bacino che convoglia l’esclusione, spesso dettata da parametri di pericolosa medietà. Foucault è trascorso invano? E Basaglia, Rotelli, Dell’Acqua? Come Ronald Laing impegnati a restituire al mondo i “vomitati” dallo stesso, nel pieno sconvolgimento dell’orizzonte epistemologico, di cui mi sono occupata felicemente anche io negli anni gloriosi della prima laurea In una dimensione simile dunque l’obiettivo resta quello di nascondere i sintomi per tornare ad adattare “il malato” a quella stessa realtà che lo fa soffrire? 

Dove abita allora la scintilla prometeica dello spirito che culla in sé lo spirito del cambiamento? 

Cipriano si spinge ancora oltre, parlando della psichedelia come feritoia al sacro, analogia e possibilità altra per la persona che viene psicotizzata e ridotta un minus dagli psicofarmaci, analoga invece, nel suo sentire estremo, allo sciamano tribale, come ben sa l’autore che conosce profondamente l’etnopsichiatria, Devereux e dintorni. 

Restaurazione psichiatrica biomedicale versus terapia della trascendenza dunque. 

Cipriano ricorda e racconta come l’attuale pratica di gestione della malattia mentale stia ribaltandosi in risacca in una pozzanghera prebasagliana che sembra spazzare via con arroganza ogni conquista intellettuale e umana. 

Certo è che una riforma democratica dovrebbe avere alla base una sostanziale democrazia, de facto e di pensiero; lapalissiano. 

Invece domina nel concreto la figura dello psichiatra che prescrive farmaci, accompagnato dal cosiddetto “psichiatra cosmetico” che incentiva il senso agonico farcela nella competizione più sfrenato, nell’egoismo costituzionalmente estraneo a tante anime fragili. Ma l’uso a pioggia di benzodiazepine e antidepressivi non ha reso gli individui più performanti, avviandoli invece alla farmaco dipendenza, gridano le statistiche. Sul corpo degli altri non si sconfina ma in psichiatria è dato farlo… con che rischi? Legare qualcuno a letto come è giustificabile se non da una perversa consuetudine di discarico coscienziale?

Per andare oltre la “stantia separazione cartesiana tra mente e corpo” ci sarebbe bisogno di una psichiatria e anche di una medicina differente, interrelata ovvero biologica, psicologica, sociale, economica, politica, antropologica e spirituale, che prescinda dalle attuali modalità dell’esame psichiatrico, piuttosto simile a una cerimonia di degradazione, che prelude all’internamento fisico o cerebrale, letterale o simbolico ma comunque deliberatamente mortificante.

Piero Cipriano, dalla sua dolorosa trincea poetica e pragmatica (lode alla sua benedetta resilienza) non risparmia le domande più scomode pensabili: “perché gli psichiatri hanno ricusato di mettere la testa nello squarcio e guardare l’abisso?… Se vuoi stare al sicuro, al calduccio, non dovevi fare lo psichiatra!” incalza. 

Ma poi, hic et nuc, chi sa attraversare la fenditura per raccontarla viene creduto? Laing, Gurdjeff, i testimoni dell’esperienza del Satori, Grof, chi squarcia il velo di Maya, tutti andrebbero rinchiusi?

Aldous Huxley diceva che prima di cambiare la testa del cosiddetto malato, della massa, dello psichiatra, andrebbe cambiata quella del politico ma, aggiungo io: se quello fa il politico proprio perché ha quella testa lì? Per guardare il mondo con quegli occhiali storti e pericolosi al sensibile?  Nemmeno il “Rinascimento psichedelico”, peraltro osteggiato oltremisura da ogni politica corrente, rompe questa barriera perché, a ben guardare, la psichiatria è oggi il nuovo manicomio. 

Uomo di trincea, autentico e coraggioso senza tema di eccesso, toglie il camice e suggerisce, provocatoriamente ma poi davvero, una seduta obbligatoria di ayahuasca agli aspiranti psichiatri per meritare una chiara abilitazione all’umanità.  

Ma perfino lui si chiede se cervello acceso e coscienza espansa siano ancora possibili nel realismo capitalista. La soluzione ci sarebbe, se si cambiassero le strutture di pensiero, di potere, perfino architettoniche, che piccoli centri in Natura farebbero molto meglio di ciò che ci circonda (forse non solo al potenziale paziente psichiatrico, peraltro).

Respirate gente, respirate, meditate, leggete, anche se è sempre più difficile, tocca sempre a noi. 

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