Simone Zambelli porta a Vicenza “Lacrimosa”, ciò che resta dopo l’amore.
«Sa cosa penso? Che l’amore sia il combustibile di cui abbiamo bisogno per andare avanti nella vita. L’amore a un certo punto può finire, certo. Oppure non portare a nessun risultato. Ma anche se si spegne, anche se non è più corrisposto, possiamo sempre conservare il ricordo di aver amato qualcuno, di essere stati amati». La scimmia di Shinagawa spiegava così l’amore nel romanzo Prima persona singolare (ed. Einaudi) scritto da Murakami Haruki, parole confortanti se elaborate dopo una frattura, un addio. È l’intermezzo la fatica più grande, ciò che sta a metà tra la fine immediata e l’inevitabile ricominciare.

Ph. Grazia Menna
Simone Zambelli ne ha dato la sua interpretazione personale con Lacrimosa al Teatro Comunale di Vicenza, venerdì 9 maggio 2025, chiudendo di fatto la sezione Danza in Rete Off. Una performance ispirata a La morte del cigno di Michel Fokine ma sviluppata sulla propria vita, una rivisitazione che mette al centro il sentimento e l’esperienza della fine.
Il termine di una relazione è un fatto vivo, tangibile che si trasforma in emozione forte, in stato d’animo sentito da ciascuno in maniera unica. Quest’interprete ha saputo rivivere e sublimare il proprio vissuto creando un’esibizione molto singolare e fortemente individuale, senza tralasciare un elemento: la condivisione delle emozioni, la narrazione di una sofferenza che tutti possono provare o hanno già provato. In Lacrimosa, perciò, sono intuibili l’individualità, l’io del protagonista ma anche grande comunanza, consonanza collettiva di sensazioni, ricordi, impressioni.
Questa sintesi è realizzata, da Simone Zambelli, attraverso una serie di mezzi linguistici ed espressivi anomali. Lacrimosa non è una coreografia, ma una vera e propria performance che unisce teatro, pochi momenti ballati, musica, poesia, silenzi, parole, multimedialità. Il palcoscenico è allestito con essenzialità, mattoni uno sull’altro a delimitare uno spazio privato, piccoli schermi appesi, una radiolina che ogni tanto si accende, una lampadina appesa.
La nudità integrale del protagonista, per buona parte dello spettacolo, crea un’atmosfera personale dove emerge tutta la volontà di narrare il percorso interiore, la continua oscillazione tra il voler tornare indietro e l’enorme difficoltà nell’andare avanti. La vulnerabilità a cui espone la fine di una relazione.
Nostalgia, sofferenza, continue domande, risposta che non arrivano, lo sforzo di rimettersi in piedi nonostante tutto: è questo che si vede nel corpo e nell’espressività di Zambelli, una fatica che si fa visibile, dolorosa, insostenibile. Per la fine di un amore, infatti, il mondo attorno assume i contorni incomprensibili accennati dalle parole che riecheggiano dalla piccola radio. L’amore assume sfumature di senso infinite a seconda del vissuto; è passione, volontà, ha a che con la cosiddetta “geografia dei posti”, è la cura di Battiato, è quel “I only want to see you” urlato a pieni polmoni, è quello stop, la parentesi mentre la vita fuori continua imperturbabile. La sua fine comporta altrettanti significati, altrettanti sviluppi per ciascuno.
Ognuno ha la sua personale visione sull’amore, il proprio modo di affrontare il dolore: Simone Zambelli lo fa attraverso la musica, con Purple Rain di Prince (esibendosi in un karaoke), con l’improvvisazione rap, ballando degli intermezzi. La morte del cigno è solo l’inizio, il punto di partenza da cui si sviluppa tutto il resto, ciò che appartiene all’interprete: la rabbia, la solitudine, la ripetizione, la fragilità, i video proiettati dove egli stesso balla o parla direttamente al suo ex compagno, il silenzio.
Sono presenti diversi momenti dove gli unici rumori sono la pioggia e il vento, la presenza è il solo corpo che arranca, ci prova, si ributta a terra. Quasi al ritmo di quella piccola lampadina intermittente. Una nascita faticosa, in mezzo all’acqua sparsa per terra, a quelle lacrime, un rimettersi in piedi che non è mai certo. Lacrimosa non racconta un cammino lineare, dove il protagonista, alla fine, si salva. È un andare e tornare dentro e nella sofferenza, un’introspezione fatta di movimenti e di parole, di condivisioni intime. È il viaggio di Simone Zambelli dentro se stesso, consegnato al pubblico.
Quando l’amore termina e l’altra persona se ne va, si deve inevitabilmente passare per la fine, la zona grigia della solitudine e del cosiddetto farsene una ragione, affinché ci sia una rinascita: gli ultimi momenti vedono l’interprete rivestirsi, recitare un’ode all’amore e l’apoteosi, il ballo sulle note di Cher.
“Credi nella vita dopo l’amore?”: il ritornello, del brano Believe, forse, rappresenta un approdo, una piccola conquista. Se c’è vita, se c’è un nuovo inizio dopo una rottura importante, penso che Simone Zambelli l’abbia testimoniato con la sua Lacrimosa, che nasconde, in sottofondo, il senso delle parole di Murakami. L’aver amato e l’essere stati amati contano sempre dopo l’accettazione di una fine, dimostrano il cuore vero di un’esperienza dolorosa, ciò che resta di una relazione dopo la sua elaborazione.

Ph. Grazia Menna
Lo spettacolo è fragilità messa a nudo, letteralmente; è poesia e vicinanza, incognita, la rappresentazione di un’umanità e di un’anima profonda, sensibile, consapevole del vissuto attraversato. Una performance nata da una rottura, da un dolore: quasi a voler suggerire che, dalle macerie, qualcosa resta, la possibilità di una ricostruzione nuova.
Per la fine dell’amore, è nata Lacrimosa: quanto di più sincero e vero possa generarsi da una frattura, da un addio. Altra, nuova vita che richiama le vite di ciascun spettatore.
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Lacrimosa – di e con Simone Zambelli – frammenti scritti e sonori di Simone Zambelli- dramaturg e assistente coreografa e di scena Cinzia Sità – disegno luci e video mapping Alice Colla – musiche autori vari – un ringraziamento per il contributo musicale di Mario D’Acunto e all’assistenza coreografica di Arabella Scalisi – produzione sostenuta da C&C Company e Sanpapié; in coproduzione con Danza in Rete Festival – Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza; con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello-CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro); in coproduzione con Tersicorea T.off; con il sostegno di Periferie Artistiche centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio/Vera Stasi. Spettacolo selezionato nella sezione Open Studio alla NID Platform 2024 – Teatro Comunale di Vicenza 9 maggio 2025
Immagine in evidenza / di copertina: @teatrocomunaledivicenza