Dal 10 al 15 maggio è andato inscena al Off/Off Theatre “Penis Project: per uomini migliori”, spettacolo diretto da Patrizia Schiavo con Antonio De Stefano, Emanuele Durante, Roberto Fazioli, Dario Guidi e Eugenio Marinelli.
Un misto tra un reality e un quiz televisivo: è stato questo “Penis Project”. Uno spettacolo che è un vero e proprio percorso che i concorrenti hanno fatto per scoprirsi e farsi scoprire dal pubblico.
La presentatrice di questo programma (l’elemento reality) – interpretata da Patrizia Schiavo – ha assunto aspetti più simili ad una sacerdotessa o ad una terapeuta, che ci hanno avvicinato alle storie dei protagonisti scavando nelle loro vite e nelle loro vicende che, volta per volta, ogni concorrente raccontava al pubblico.
I partecipanti alla competizione (l’elemento quiz) venivano chiamati a rispondere a domande, a vedere video e raccontare le loro impressioni. Si sono avvicendati balli, o per meglio dire movimenti, che sono stati come il riflesso del tormento interiore di ogni protagonista.
Toccante è la storia interpretata da Antonio De Stefano, un trauma infantile svelato piano piano. Una vicenda emersa a fatica che inconsciamente ha segnato un trauma indelebile nel personaggio.
Altro personaggio interessante, e particolarmente caratterizzato, è quello interpretato da Dario Guidi. Un ragazzo timido e impacciato che studia storia dell’arte. Sarebbe facile fare di un balbuziente la parodia. O rendere sciocco un personaggio solo perché goffo nei movimenti. Dietro queste caratteristiche Dario Guidi ha costruito un personaggio di una profonda dolcezza che ci auguriamo abbia poi trovato il coraggio di essere se stesso.
Interessante la formula del quiz e del reality come telaio su cui costruire la storia. La competizione tra i concorrenti è in realtà una gara che ognuno ha con se stesso. In quella perenne conversazione interiore che è la vita. Al termine dello spettacolo la regista ha confermato un’impressione che si può cogliere in tutto lo spettacolo, ovvero un palese fine pedagogico, manifesto di una volontà sociale di affrontare temi come la sessualità dell’uomo.
Difronte a questa “lezione”, tuttavia, sarebbe stato interessante vedere un ruolo della donna diverso da quello della presentatrice/sacerdotessa posta in maniera estranea e superiore rispetto ai concorrenti uomini.
Sì è voluto giustamente far emergere la fragilità dell’uomo, come nel caso dell’aggressività del personaggio interpretato da Roberto Fazioli, ma non per questo giustificarlo delle proprie azioni.
In alcune parti dello spettacolo tuttavia si poteva cogliere non dico certo un tono inquisitorio (perché nell’inquisizione si è colpevoli fino a prova contraria) ma comunque un qualche sentore di processo alla virilità maschile. “Penis Project” è stato comunque uno spettacolo interessante, dalla narrazione ben costruita e articolata attorno a temi affrontati con garbo e tatto.