Peanuts, Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita: la recensione del libro di Andrew Blauner

La striscia a fumetti che ci fa sentire meno soli

La Nave di Teseo propone ai lettori una visione alternativa della famosa striscia a fumetti di Charles M. Schulz pubblicata per la prima volta il 2 ottobre 1950 fino al 13 febbraio 2000 (anno della scomparsa di Schulz); e lo fa con il volume di saggi Peanuts, Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita.

Sicuramente nel mondo del fumetto i Peanuts sono talmente famosi che se parliamo di Charlie Brown o di Snoopy difficilmente qualcuno potrà dire di non conoscerli. Le avventure che vedono protagonisti il piccolo cane bianco antropomorfizzato e il gruppo di bambini ci hanno accompagnato per decenni, ci hanno fatto ridere ma ci hanno anche fatto piangere e riflettere sul senso della vita.

Che sia quella di Schultz un’opera di filosofia piuttosto che una semplice striscia? Secondo i contributi che troviamo in questo testo, sì.

In questo libro intervengono alcuni tra i più importanti scrittori e fumettisti. Ci raccontano, con tono anche colloquiale, come se si rivolgessero ad amici o parenti, il loro rapporto con l’opera di Schulz: ne indagano i significati e le emozioni in una raccolta di contributi tra i più vari che coinvolgono nella riflessione sul senso della vita addirittura Brecht, Beckett, Shakespeare, Benjamin e tanti altri autori che si sono spesi con la loro arte per spiegare gli accadimenti dell’umano. In qualche modo la loro è una presenza forte all’interno delle avventure di Charlie Brown and co.

Ma andiamo con ordine, in che maniera ciò è possibile?

La verità è che i bambini dei Peanuts sono bambini solo nell’aspetto, nel tratto, ma essi sono simbolo della vita adulta con tutte le sue difficoltà. Gli autori che intervengono in questa raccolta di saggi ci illuminano su un punto che forse non si nota facilmente, o almeno non subito. La vita per questi bambini non è affatto facile; essi, parafrasando Schopenhauer, sono infelici. Sono infelici perché desiderano, Charlie Brown desidera essere notato dalla bambina con i capelli rossi, Linus con la sua fidata coperta è sempre troppo filosofico nei suoi discorsi, non ha mai i piedi per terra e di conseguenza non viene mai compreso dagli altri, Lucy vorrebbe conquistare Schroeder, il piccolo pianista che suona Beethoven. Nessuno di loro ottiene mai nulla nell’inesausta ricerca della felicità che non viene mai raggiunta a pieno. Proprio come nella vita di tutti noi e come di solito non accade nella vita di un bambino.
Per questo risulta assai evidente che il fumetto è sì per bambini ma anche e soprattutto per gli adulti.

I Peanuts, striscia dopo striscia, analizzano l’angoscia esistenziale in tutta la sua pienezza e praticità con le agitazioni della vita, soprattutto le più semplici e banali. Charlie Brown viene identificato in questa raccolta di saggi come il tipico “uomo qualunque”, abituato nella sua essenza, ontologicamente, a perdere sempre. Tutto questo è condito con amaro realismo eppure con estrema semplicità di tratto (parlando meramente del disegno) e di situazioni (riferendoci alla narrativa).

Si può dunque paragonare l’opera dei Peanuts alle fiabe? Charlie Brown, Snoopy e gli altri protagonisti sono archetipi?
Da quanto emerge dalle riflessioni di chi scrive, assolutamente no. Nelle fiabe viene un momento, anche dopo tragici eventi, in cui il bene trionfa sul male. Nel mondo di Charlie Brown vi è una normalità tutta umana in cui nessuno ottiene mai ciò che vuole e tutti sono ostacolati. Ciò vale per ogni aspetto delle loro piccole esistenze.

I Peanuts dunque sono uno spazio per i pensieri, un luogo di riflessione, un mondo in cui ci troviamo compresi e condividiamo i desideri e le frustrazioni di Charlie Brown e di tutti gli altri, compreso Snoopy.

Riflettere sui Peanuts, andando oltre la semplice lettura delle avventure dei suoi protagonisti, vuol dire riflettere appunto sul senso della vita, sullo stare al mondo, sulle difficoltà e sulle nevrosi della nostra società. Come se, imitando i suoi protagonisti, fossimo appoggiati sul famoso muretto del quartiere ragionando e osservando quanto ci accade dentro e intorno.

La lettura di questo libro va dunque affrontata, per strano che sembri, in chiave filosofica, aspettandoci di scoprire un senso altro nelle vignette che ci hanno accompagnato per anni.

I testi presenti nel libro sono di Jill Bialosky, Lisa Birnbach, Sarah Boxer, Ivan Brunetti, Jennifer Finney Boylan, Rich Cohen, Gerald Early, Umberto Eco, Jonathan Franzen, Ira Glass, Adam Gopnik, David Hajdu, Bruce Handy, David Kamp, Maxine Hong Kingston, Chuck Klosterman, Peter D. Kramer, Jonathan Lethem, Rick Moody, Ann Patchett, Kevin Powell, Joe Queenan, Nicole Rudick, George Saunders, Elissa Schappell, Seth, Janice Shapiro, Mona Simpson, Leslie Stein, Clifford Thompson, David L. Ulin, Chris Ware.