Paura non abbiamo?

Una variabile interessante della ben nota Sindrome di Stoccolma è narrata con efficacia dalla serie presente su Disney Channel The Good Mothers, donne di ndrangheta, vessate dal clan di maschi, ma quasi ancor di più da madri e nonne pietrificate in quei codici di marmo e ferro, come veri e propri oggetti di appartenenza e stimolate da una coraggiosa donna a diventare testimoni protetti e potenziali vettori di liberazione della prole. La serie prende le mosse dalla morte di Lea Garofalo è dura, lenta, rocciosa come l’Aspromonte, girata da sicura mano anglosassone (ma non esclusivamente) –come anche nel caso di Emanuela Orlandi- senza quelle sbavature e quei facili pietismi che tanto affliggono le nostre prime serate nazionali, brave le protagoniste che si lasciano picchiare ed imbruttire con opportuna disponibilità, granito e lava lenta la scrittura, sei puntate da un’ora circa ciascuna, che si ingoiano come caramelle senza zucchero in amara sequenza un pomeriggio di pioggia.  Basata su una storia vera, la serie ripercorre le vicende di Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che osano contrapporsi alla ‘Ndrangheta. Ad aiutarle la P.M. Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘Ndrangheta, è necessario puntare alle donne.

Ma quello che resta è la lezione di quanto difficile sia diventare persone libere, quanto pesi lo schema comportamentale acquisito anche a discapito della propria salute fisica e mentale, perché come ci insegna qualsiasi epistemologia dell’abbandono delle tribù di appartenenza, ogni competenza metagenealogica, ogni specializzazione in costellazioni familiari, il prezzo della differenza individuale è una solitudine che si teme trasformata in rapida morte per denutrizione e ibernamento, dunque che perfino la morte venga a scongiurare la paura di se stessa.

La riflessione del giorno è dunque nella presa di coscienza di quanto la felicità sia rara ma possibile, purché vi sia la responsabilità personale di assumerne i difficili costi. Forse è vero che come promettono i coraggiosi sistemi di trasformazione disponibili ai nostri giorni, dove più si è sofferto più si può essere felici, ma fiato e muscoli sono necessari. Notevole inoltre una narrazione in cui lo Stato ha protetto e funzionato, grazie alla decisione di una persona, magistrato Colace, che fiato e muscoli ha allenato scansando per senso di missione ogni pavidità. Modello anche questo raro, ma possibile. 

Recitano con passione e verità Gaia Girace, la splendida ragazzina de “L’amica geniale” nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè è Giuseppina Pesce, Barbara Chiacchierelli nei panni di Anna Colace, Francesco Colella in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero è Carmine e Micaela Ramazzotti nel ruolo di Lea Garofalo. La serie è basata sull’omonimo bestseller del giornalista Alex Perry, premiato dalla Foreign Press Association. Il libro è stato adattato coraggiosamente per lo schermo da Stephen Butchard. Firmano una regia sincera e priva di furbizie Julian Jarrold e Elisa Amoruso.