Dopo aver accolto un classico della tragedia greca con l’Orestea di Eschilo, diretta da Davide Livermore, il Teatro Nazionale di Genova apre la scena a Fedra, nella versione tramandata da Seneca. Lo spettacolo che vede la regia di Manuel Giliberti è in scena al Teatro Duse fino al 2 aprile.
A essere portata in scena è l’immortale e tormentata storia di una donna che nei secoli è diventata simbolo e contemporaneamente vittima di una passione tanto dirompente quanto indicibile e infausta, quella per il figliastro Ippolito.
Protagoniste dell’opera sono infatti le passioni, che sono state spesso considerate il fulcro della vita e un nesso potente tra l’individuo, i rapporti privati e la vita pubblica, sembrano aver esaurito la loro funzione sovrastati dalla lotta tra pathos e ratio.
«Con Fedra affrontiamo il grande tema della donna e del prezzo che le donne hanno pagato e pagano ancora oggi per vivere un amore non riconosciuto dalla società – ha affermato lo stesso regista Manuel Giliberti -. Questo è un testo molto vicino alla coscienza contemporanea, sia perché la questione femminile oggi è molto sentita, sia perché la drammaturgia di Seneca riesce a fare di una storia privata un simbolo».
Lo spettacolo vede Viola Graziosi che porta intensamente in scena l’eroina senechiana, affiancata da Riccardo Livermore nei panni dell’innocente e un po’ sottotono Ippolito, mentre Deborah Lentini è la Nutrice, Graziano Piazza (che a fine spettacolo celebra il suo quarantesimo anno in scena) nell’imponente ruolo di Teseo e Liborio Natali, nella molteplice rappresentazione di Corifeo e Messaggero, assume in sé la funzione del coro.
La storia di Fedra ha ispirato nei secoli numerose riflessioni di poeti e scrittori: da Jean Racine alla poetessa russa Marina Cvetaeva arrivando alla scrittrice francese Marguerite Yourcenar in quanto si pone come simbolo di un tema molto intenso (femminile, secondo alcuni) che è quello della passione amorosa, del desiderio incontrollabile, dell’Eros che porta al limite la ragione. Una passione spesso soggetta a giudizio sociale e morale, incompresa, travisata.
Nella sua versione, Manuel Giliberti decide di ridurre al minimo sfarzi scenografici o dei costumi, puntando tutto sul pathos (non molto intenso) degli attori, rimanendo in un’ambientazione classica.
Una messinscena potenzialmente piacevole, molto apprezzata dal pubblico che ha riempito la sala.
FEDRA
di Seneca
Traduzione di Maurizio Bettini
Regia Manuel Giliberti
Con Viola Graziosi, Graziano Piazza, Deborah Lentini, Riccardo Livermore, Liborio Natali
Musiche Antonio Di Pofi
Scene e costumi Laboratorio del Teatro della Città
Produzione Teatro della Città centro di produzione teatrale