Da venditore ambulante per le strade di Atene a vincitore del titolo NBA. L’incredibile storia di Giannis Antetokounmpo raccontata in Giannis: The Marvelous Journey.
“Non c’è fallimento nello sport” affermava il giocatore di pallacanestro Giannis Antetokounmpo nella conferenza stampa del 26 aprile 2023, a seguito dell’eliminazione al primo turno di playoff NBA dei suoi Milwaukee Bucks. “Perdere non è un fallimento. Sono passi verso il successo. […] A volte hai più successo, a volte meno. Questo è lo sport. […] Non si può sempre vincere”. Parole sagge e sorprendenti quando pronunciate da uno sportivo professionista di quelli ai massimi livelli, dove, al contrario, il successo è solitamente misurato soltanto in termini di vittorie e sconfitte. Una concezione che promuove il perseguimento ossessivo del trionfo agonistico come unico risultato accettabile, in nome del quale tutto il resto diventa insignificante sacrificabile.
Saggezza, quella di Antetokounmpo, che nasce dall’esperienza di vita e dal percorso che da umilissime origini lo ha portato a divenire uno dei giocatori di pallacanestro più riconosciuti e pagati al mondo. Nato da genitori nigeriani emigrati in Grecia, l’infanzia di Giannis è marcata da una forte povertà che costringeva lui e i suoi fratelli a vendere oggetti per la strada per contribuire al sostentamento della famiglia, traslocando continuamente di casa in casa, soggetti ad emarginazione e pregiudizio razziale.
Ma le innate doti atletiche e fisiche e il grandissimo talento per la pallacanestro hanno permesso al ragazzo, appena diciottenne, di sollevare sé stesso e tutta la sua famiglia da quella condizione di povertà e raggiungere il massimo successo sportivo e un tenore di vita che non avrebbe mai potuto immaginare. Antetokounmpo però non ha mai dimenticato l’asprezza della vita in Grecia prima di diventare una star della pallacanestro, riuscendo a mantenere sempre la giusta prospettiva: quello dello sport è un mondo privilegiato e la sconfitta non rappresenta un fallimento ma un altro passo verso il successo. La vera pressione è quella di non essere sicuri di avere tutti i giorni il cibo sulla tavola, e il successo di Giannis sta nell’essere riuscito a salvare la sua famiglia dalla miseria. È la paura di perdere tutto quello che ha costruito e tornare a quella condizione a spingerlo a lavorare ogni giorno, non l’avidità o l’aspirazione alla grandezza e al successo. Perché una volta provato quella vita di stenti, il resto è niente.
Sono ormai passati quattro anni da quando la serie fenomeno The Last Dance (2020) prodotta da Netflix e ESPN ha rivoluzionato non solo il documentario di pallacanestro, ma il documentario sportivo in generale, trasformando, grazie al formato seriale della piattaforma streaming, un genere di prodotto un tempo destinato al mercato dell’home video o a canali televisivi dedicati in un articolo per il grande pubblico, la cui struttura, narrazione e gusto per il dramma risultano affini a quello delle serie di successo che dominano il panorama dell’intrattenimento mediale contemporaneo.
Giannis: The Marvelous Journey (2024), figlio di questa nuova era, nasce proprio con l’ambizione e l’intento di essere qualcosa di più di un classico documentario sportivo “vecchia maniera”, a partire dall’entità produttiva alle sue spalle (Prime Video) e la realtà mediale di destinazione, sfruttando la caduta della discriminante epistemologica del rilascio in sala, determinata dall’avvento delle piattaforme streaming, per aspirare a una legittimazione nel cinema d’intrattenimento.
Fin dalle prime inquadrature di apertura di Atene, con una musica in sottofondo e dei veri e propri titoli di testa (culminanti dopo il titolo col nome del regista), è forte la sensazione di trovarci di fronte a un film di finzione. Ma anche i movimenti di macchina, il montaggio, l’illuminazione, il color grading, i diversi piani e messe a fuoco della macchina da presa durante le sezioni di intervista dimostrano ormai il definitivo superamento di quelle consuetudini realizzative convenzionalmente legate al documentario sportivo.
È possibile annoverare perfino immagini fittizie di ricostruzione durante i racconti dell’infanzia di Giannis e i fratelli in Grecia, come tipico dei documentari storici, mentre nel finale ci vengono offerte didascalie che aggiornano sulla condizione attuale della famiglia Antetokounmpo, i Milwaukee Bucks e la nazionale greca di pallacanestro, normalmente utilizzate in chiusura di film basati su eventi realmente accaduti.
E badate bene, quel “Marvelous” nel titolo non è termine utilizzato per pura casualità. Oltre a suggerire lo status di “eroe quasi super” cui Giannis Antetokounmpo è asceso grazie al suo incredibile percorso, il sostantivo aggettivato intende sfruttare un’associazione automatica nella mente dello spettatore per brillare della luce riflessa di un filone di film di grandissimo successo nell’industria dell’intrattenimento cinematografico.
Ognuno di questi singoli elementi segnala l’ambizione di Giannis ad essere qualcosa di più di un documentario sportivo. L’ambizione a divenire un vero e proprio film d’intrattenimento. Il desiderio di essere Cinema.
Giannis: The Marvelous Journey di Kristen Lappas – Con Giannis Antetokounmpo, Thanasis Antetokounmpo, Kostas Antetokounmpo, Alex Antetokounmpo, Veronica Antetokounmpo, Mariah Riddlesprigger, Alex Saratsis – Anno 2023