Dopo aver conquistato pubblico e critica ed essersi aggiudicata la vittoria durante la scorsa edizione di “Salviamo i Talenti”, “Generazione Pasolini” torna sul palco del Teatro Vittoria.
Ormai, da qualche decennio a questa parte siamo così tanto intrisi (giustamente, per carità!) culturalmente e socialmente della figura di Pier Paolo Pasolini che, ogniqualvolta compare il suo nome in cartellone, pervade in noi quasi un sentimento di terrore nella probabilità che le nostre aspettative possano essere disilluse. Beh, posso assicurarvi che non è questo il caso!
Troppo spesso capita di trovarsi spettatori di atti memorialistici – a volte anche fin troppo didascalici – o addirittura devozionisti. Di certo confrontarsi con un’intellettualità e un’artisticità come quella di Pasolini non è cosa da poco, che inevitabilmente cadiamo vittime di uno stato di totale e presuntuosa incoscienza (causa, questa, di fin troppo spesso pedanti memoriali) o veniamo pervasi da un destabilizzante stato confusionale che più che darci le risposte che stavamo cercando genera in noi innumerevoli – e forse anche irrisolvibili – interrogativi. Confusione, questa, sorta anche nella giovane autrice Marta Bulgherini prima di intraprendere il suo tortuoso viaggio.
Nasce pertanto da qui Generazione Pasolini, uno spettacolo pasoliniano (mi scuso per la ridondanza) del tutto anticonvenzionale. Un viaggio audace, irriverente, dissacrante, scanzonato; ma imprescindibilmente appassionato – come afferma la stessa autrice, regista e interprete. E come per ogni ardimentosa avventura vi sono degli ostacoli, anche nel suo viaggio alla scoperta di Pasolini Marta Bulgherini incontra l’avversione, la rabbia, la frustrazione (e non di meno la noia) per l’ignoto – o meglio per l’incomprensibile. Una distanza, la sua, circuita in tutta la sua anticonvenzionalità con sarcasmo e ironia: e difatti per la prima volta Pasolini incontra la stand-up comedy.
Con sagacia drammaturgica, Marta inizia ad iscrivere il suo viaggio cercando di raggirare quella personalità così debordante ed ingombrante che altro non è che Pasolini. Ma ecco, che all’improvviso, il viaggio sembra cambiare rotta: quella che sembrava essere la fuga da una ricerca invano, diventa incontro. Non è più Marta a rincorrere estenuata l’inafferrabile; ma è quel miraggio a vivificarsi (Nicolas Zappa); ad entrare in punta di piedi nella sua quotidianità facendosi dialogo, confronto, inarrestabile flusso di coscienza. Un’occasione inedita per osservare le ipocrisie e le contraddizioni della società contemporanea.
Così, quel Pasolini che inizialmente Marta aveva tentato di de-divinizzare, ora diventa quell’amico fedele – un po’ pedante e “sapientone” senza alcun dubbio; ma di certo umano: non solo il Pasolini mito; ma il Pasolini uomo fatto anch’egli di contraddizioni, frustrazioni, dolore, rabbia, interrogativi irrisolti. Perché la sua non è affatto un’intellettualità attraverso cui trovare risposte manualistiche; ma attraverso cui interrogarsi probabilmente senza trovarne mai. Perché è nel dubbio; nell’interrogarsi, che nasce la vera Resistenza.
Un raffinato acume, quello di Generazione Pasolini, che affonda pertanto le radici in una narrazione che sfida la tradizionale (e per fortuna, direi!) idolatria nei confronti dell’intellettuale e che ambisce (riuscendoci pienamente) a superare un solo esame; quello più profondo e intimo: l’autocoscienza. Quindi, se pensate di trovarvi spettatori del tradizionale spettacolo su Pasolini, vi sbagliate di gran lunga. Ne rimarrete sorprendentemente conquistati!
Generazione Pasolini. Drammaturgia e regia di Marta Bulgherini. Con Marta Bulgherini e Nicolas Zappa. Disegno luci di Andra Speranza. Teatro Vittoria, dal 21 al 26 maggio.