La serie Palm Royale ci teletrasporta in un mondo verosimile popolato da gente ingannevole
“Palm Royale” è una serie di Apple TV, la cui prima puntata è stata rilasciata lo scorso 20 marzo 2024. Il lavoro esplora i vissuti incrociati di vari personaggi che risiedono in un lussuoso ed esclusivo resort esotico, denominato senza dubbia equivocità Palm Royale. Siamo nel 1969 in America e la protagonista è Maxine Simmons (Kristen Wiig), un’ex reginetta di bellezza di modeste origini che a partire dal suo trascorso vuole dimostrare a sé stessa e agli altri di riuscire a superare ogni peripezia che le si pone davanti per diventare amica dei nobili. La donna desidera conquistarne la stima per frenare il loro potere e la loro assertività, non consapevole che nel farlo contribuirà a demitizzare il contrasto sociale, tale minuzia non è esplicita ma conferisce merito al prodotto seriale.
La trama evidenzia due prospettive diverse della nobiltà: agli occhi dello spettatore la nobiltà è vista come nemica ma è diversamente percepita dalla protagonista, che nel ritenerla l’unica strada per annientare visioni della vita opposte alle sua, la ricerca a oltranza. I maggiori grattacapi Maxine li ha con le rivali Evelyn (Allison Janney), la “Regina” di quel piccolo regno, e l’ambiguità di Raquel (Claudia Ferri), Mary Jones (Julia Duffy), e Dinah (Leslie Bibb). Il personaggio di Linda (Laura Dern) a capo di un gruppo di meditazione al femminile, si professa essere inaspettatamente avveduto, mediando il modus operandi conservatore di Maxine, la quale non ritiene problematico il costrutto della mascolinità tossica, essendo fortemente convinta che bisogni vivere sottomettendosi al marito scelto, nel suo caso Douglas Dellacorte (Josh Lucas).
Il racconto si avvale di elementi comici e drammatici, un melodramma che rincorre per dieci episodi l’ascesa sociale volta al raggiungimento di valori pacifici per controbattere quelli superficiali privi di morale. Fin dalle prime immagini si assiste allo sviluppo narrativo ricco di dibattiti su temi profondi e complessi da affrontare, ne sono l’esempio l’aborto o la guerra del Vietnam. Un vero gioco di parti si instaura con lo spettatore, che tenta di giustificare gli alterchi frizzanti confrontandosi con le proprie opinioni personali in merito. La storia dinamica e articolata si incentra sull’educazione incoerente di Maxine, essa pur di entrare a far parte dell’illustre circolo e salvarsi dalle grinfie dell’esclusione di classe, attua un comportamento ingannevole, fingendo di volersi prendere cura dell’anziana zia Norma (Carol Burnett) per impossessarsi della sua eredità. La parente risiede all’interno di questo incantevole e illusorio posto ed è colpita da un’embolia ai polmoni.
L’entrata nel mondo aristocratico si delucida essere una metafora per rendere conto del favoritismo riservato ai più abbienti, cosa che accade comunemente a Palm Royale e nella realtà. Quando diventi membro del club lo rimani per sempre, da questa premessa, si diffonde il desiderio di rubare ai cattivi per dare ai buoni, coloro che meriterebbero di possedere le ricchezze materiali solo soltanto per agire a sproposito e ben volentieri sbagliando, ma sempre di testa propria. I passi falsi che compiono i ricchi invece appaiono essere frutto di costruzioni sociali prive di fondamento.
La serie esplorando la ricchezza e la corruzione, celatesi dietro le facciate perfette dei personaggi, mette in luce le oscure dinamiche della loro esistenza, riesaminate criticamente, con cui seppur attraverso toni “esagerati” ci si può immedesimare. Con dirompente sagacia si profila un sipario che sfugge alla serietà. Si ascolta un linguaggio eccedente nella schiettezza, tale che i deplorevoli ideali che intaccano la società contemporanea vengono debellati a suon di figure retoriche di strana e ambigua efficacia: “Tu sei decisamente un feto”, così si rivolge il maggiordomo Grayman al “Troppo giovanile?” di Maxime.
Il cast è prestigioso nei nomi, risalta Ricky Martin nel ruolo dI Robert, ipotetico figlio illegittimo di Norma. La notorietà degli attori prevale sulla riuscita egregia della seria, poco approfondita registicamente nell’offrire un’organizzazione stilistica che abbia nessi concettuali, realizzata a opera di Abe Sylvia, Stephanie Laing, Tate Taylor. Diversamente dalla storia caotica, la scenografia dell’ambiente glamour è colma di trucchi colorati, ombretti, smalti e vestiti dalle fantasie scintillanti che fanno rimanere attoniti.
Gli eventi non trovano una possibilità di inquadrare un finale che risponda all’esigenza di ridimensionare la confusione generale. Durante le scene finali del Beach Ball, la strabiliante festa organizzata annualmente al resort, piuttosto che celebrare l’amicizia e la fratellanza, vengono allo scoperto i sotterfugi e i segreti perpetuati fin dall’inizio, come il matrimonio fra Maxine e Douglas che giunge al capolinea a causa di un triangolo amoroso inaspettato. Si va via via mettendosi in piedi una torre di babele in cui tutti tradiscono la fiducia di chi hanno accanto. Palm Royale si conclude drasticamente con l’evasione dalla realtà in cui il paradosso sembra la via più facile da percorrere per dimostrare che non esiste una dimensione in cui si possa dialogare per risolvere le incomprensioni, nemmeno ultraterrena. Sul più bello si vedono i protagonisti sbarcare sulla luna, ma forse si tratta ancora una volta di un inganno…
Palm Royale di Abe Sylvia – ispirata da: Mr. & Mrs. American Pie di Juliet McDaniel – Musiche: Jeff Torne – Con: Kristen Wiig, Ricky Martin, Josh Lucas, Leslie Bibb, Amber Chardae Robinson, Laura Dern, Allison Janney, Carol Burnett – USA 2024 – Apple TV+