‘Imaginaria’, un viaggio digitale nel cuore della Collezione Cerasi, dove le opere sono pronte a svelare al pubblico la loro vita inedita.
Palazzo Merulana invita a riscoprire la sua eccezionale collezione attraverso “Imaginaria”, un progetto innovativo e permanente che utilizza installazioni artistiche digitali per dare nuova voce alle opere della Collezione Cerasi. Il percorso di installazioni artistiche digitali è stato realizzato da Nuvola Project, una realtà che nasce nel 2018 da Massimo Di Leo (artista digitale, CEO, public speaker e lecturer) e Gaia Riposati (artista, attrice, performer, lecturer). Questo progetto ha origine dalla volontà di valorizzare il rapporto tra il mondo fisico e quello digitale mostrando le possibili interconnessioni e offrendo differenti modi di guardare alla realtà.
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L’atmosfera del piano del palazzo, dove sono custodite le opere di Balla, Donghi, Capogrossi, Casorati, Raphaël e Gentilini è avvolta da una narrazione inedita. Otto opere, scelte per la loro potenza evocativa e la loro capacità di esprimere lo spirito della collezione, sono le protagoniste di questo progetto. Questa esperienza nasce su commissione di Palazzo Merulana, nell’ambito dell’iniziativa Open Merulana, con lo scopo di offrire una fruizione alternativa e inclusiva della propria collezione. Le opere si possono osservare attraverso il proprio smartphone, scaricando un’applicazione tramite un QR code fornito all’ingresso.
Il risultato è un’opera performativa in realtà aumentata: lo spettatore non si limita ad osservare i quadri esposti, ma vive un’esperienza sinestetica che lo coinvolge a più livelli sensoriali. Le figure prendono vita grazie all’interpretazione di Gaia Riposati e alle animazioni di Massimo Di Leo, proiettando un immaginario che sprigiona l’atmosfera del quadro. L’obiettivo è quello di superare il tradizionale modo di fruire l’arte, aumentando la realtà sensoriale e aprendo il pubblico a un immaginario fantastico in cui l’opera non è più un oggetto distante, ma un racconto che prende vita e invita lo spettatore ad ascoltarlo.
Rivolgendosi in particolare alle nuove generazioni, “Imaginaria” vuole sfatare il mito dell’arte come mondo elitario e promuovere una fruizione consapevole e informata. Siamo lontani dall’assistere a una lezione di storia dell’arte. L’approccio dei curatori del progetto più che didascalico vuole essere evocativo: aneddoti, voci, diari personali, canzoni, suoni e interviste sono solo alcune delle esperienze proposte per entrare in contatto con le opere. Gli artisti si fanno mediatori tra l’opera e il fruitore attraverso un’esperienza sinestetica. L’artificio dell’arte viene svelato senza toglierne l’aura di mistero e grandezza, lo spettatore viene guidato in un viaggio onirico oltre la tela, verso un coinvolgimento attivo e una nuova consapevolezza.
La scelta di collocare il percorso di Performing Media storytelling, in un contesto storico ben preciso, è funzionale a una riflessione non solo estetica, ma anche storica. Le opere, attraverso l’esperienza digitale, sono in grado di trasmettere la sensazione di quello spaccato di storia. Questo risultato si è rivelato efficace nel risvegliare l’importanza della memoria e la creazione di coscienze consapevoli del proprio passato. Attraverso “Imaginaria” vengono svelate le intenzioni di artisti che hanno trovato modi impliciti, silenziosi e nascosti per esprimere il proprio dissenso, riportando l’opera all’interno del proprio contesto e rendendoci partecipi di un racconto più ampio.
Le installazioni artistiche digitali donano un nuovo significato al patrimonio artistico, invitando a una lettura che supera i limiti del museo per proiettare il quadro nel suo tempo, mostrando la sua ragione d’essere. Le opere digitali sono esperibili attraverso il proprio smartphone anche al di fuori del museo, creando una esposizione permanente di immateriale che trascende i limiti dello spazio e del tempo.
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“Imaginaria” è stato commissionato con lo scopo di creare una mostra inclusiva, accessibile anche agli utenti sordi. Il risultato è di una potenza straordinaria: l’équipe del progetto è riuscita a creare un percorso unico e non diviso per tutte le utenze, valorizzando l’esperienza del pubblico sordo. Il team del progetto è stato composto da due attrici, una mediatrice culturale e una storica dell’arte che conosce la lingua dei segni. Durante l’esperienza è possibile vedere sul proprio dispositivo le due attrici recitare, in lingua dei segni italiana, i testi delle performance in realtà aumentata. Tutte le figure coinvolte hanno collaborato alla realizzazione del progetto sin dall’inizio, inserendo l’elemento inclusivo e partecipativo alla base della costruzione del progetto. Gaia Riposati e Massimo Di Leo hanno seguito ogni fase della realizzazione, entrando in empatia con ogni figura del team e riuscendo a far apprendere appieno l’esperienza artistica del progetto. Fondamentale è risultata la collaborazione con l’ENS (Ente Nazionale dei Sordi) in particolare con il team della Sezione Provinciale di Roma, al fine di garantire a tutti una corretta fruizione.
Il risultato dell’esperienza immaginaria è un inno alla connessione, alla creazione di ponti, tra lo spazio il tempo e le persone, questo progetto dimostra che non vi è nulla di irraggiungibile e che in questo periodo storico le connessioni sono sempre più importanti e possibili da creare.