Dalla frode al precipizio: la matrice “verdiana” nel segno shakespeariano
Nell’opulenza estetica e nell’imponenza architettonica del Teatro Massimo Bellini, storico portento della città di Catania, non può non emergere, quasi a fare da bilanciamento, la magnificenza di un palcoscenico monumentale allestito per dare luogo al susseguirsi di rappresentazioni eseguite tra il 21 e il 29 novembre, a partire dall’esordio fino alle repliche successive. Sette rappresentazioni, e dalla prima all’ultima, un importante affollamento di pubblico, nell’intendimento di presenziare a ciascuno dei quattro atti dell’opera melodrammatica per antonomasia, Otello, il divulgato dramma lirico radicato nell’autorevolezza di tre sigilli: dall’originario tragico di William Shakespeare del 1603 al rimaneggiamento musicale di Giuseppe Verdi, avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento e affiancato dalla rinomanza letteraria di Arrigo Boito, il librettista a cui dobbiamo il verseggiare del testo.
Un testo riconsegnatoci nella poderosa versione realizzata dall’Opèra de Monte-Carlo con un cast raddoppiato e innumerevoli impronte creatrici, intervenute in tanti quanti possono essere gli elementi che stanno alla base di un’opera, le cui dimensioni sono tutt’altro che infime, a cominciare dai rivestimenti scenici che, alla pari degli abiti, suggeriscono la grandezza quattrocentesca. Una grandezza che ci proviene sia da un’impalcatura fisica, un’intelaiatura di colonne ed archi, ringhiere e gradinate a chiocciola, che da proiezioni in video, funzionali, queste, ad un’apparente prolungamento del palcoscenico e di conseguenza ad un effetto prospettico.
La prospettiva ci permette, dunque, di immaginare il palco come una fortezza vera e propria, una residenza reale edificata secondo i dettami della simmetria rinascimentale e dentro la quale avviene l’azione cantata, dal soliloquio alla coralità, dai fraseggi ai virtuosismi. Dal singolo alla moltitudine, dal tenore al baritono e i bassi, dal soprano al mezzosoprano, l’azione di duetti, duelli e quartetti, arie e terzetti, recitativi, cabalette e cavatina.
Tuttavia, nella congiunzione di tecnologia e tradizionalismo, il video alle spalle degli attori-cantanti non sempre ha un’inquadratura fissa e tra un atto e l’altro sostituisce quest’ultima con immagini in movimento ora di un mare oscuro e burrascoso, ora di un cielo plumbeo e in annuvolamento e persino di una condizione temporalesca di folgori, fulmini e saette, per i quali, invece, fondamentale diviene il disegno luci, appositamente studiato per rinvigorire ulteriormente la ribalta scenografica. Il mare, dal canto suo, è indicatore dell’isola mediterranea di Cipro, il possedimento territoriale veneziano alla base dello scenario geografico del dramma, ma, se guardiamo alla simbologia, è anche rivelatore delle dinamiche tormentate che legano i personaggi principali, perlopiù uomini di corte di un’epoca ormai vetusta.
Dinamiche sostenute narrativamente e interiormente anche dalla partitura orchestrale, un organico strumentale costituito da violini e violoncelli, i maggioritari, e poi un’arpa, gli ottoni e i legni. Un raggruppamento armonico di musicisti governato da Fabrizio Maria Carminati, lo stimato concertatore del cosiddetto golfo mistico. Si affacciano a conversare con quest’ultimo dei piccoli coristi, una coppia di mandolini e una chitarra classica, e a suggello della scena i movimenti garbati di un gruppo di danzatori che volteggiano secondo l’arte coreografica.
Nella ripartizione degli atti, la danza si rinnova ad elemento addizionale del canto e della recitazione, incoraggiando la scorrevolezza di un’opera, già di per sé lunga 180 minuti. Un’estensione temporale dentro la quale si sviluppa un ampio intreccio tematico che orbita, in particolare, attorno alle figure del comandante protagonista Otello e dell’infido portabandiera Iago.
Da quest’ultimo, il manovratore di certezze e seminatore di sospetti, l’inventore di prove avvelenate e contraffatte, colui che maligno infanga per calunniare, diffamando per disonorare, da lui l’aggrovigliarsi di raggiri e imposture, congetture e rivalità, sotterfugi e tranelli, trappole e mistificazioni, tresche e tradimenti. Otello, audace ma frangibile, non contempla incolpevolezza, incendiato di un rancore che promette vendetta e maledizioni, non senza tentennamenti ed esitazioni. I ripensamenti, però, non impediscono il sangue della tragica fine: la sconfitta di un assassino suicida e la vittoria di un macchinista del ludibrio e della cospirazione.
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Otello – Opera in 4 atti – Musica di Giuseppe Verdi – Libretto di Arrigo Boito – Una produzione originale dell’Opèra de Monte-Carlo – Personaggi e interpreti: Gregory Kunde/Gaston Rivero (Otello), Lana Kos/Francesca Maionchi (Desdemona), Franco Vassallo/Simone Piazzola (Iago), Paolo Antognetti/Luigi Morassi (Cassio), Ivan Tanushi/Andrea Schifaudo (Roderigo), Luca Dall’Amico/Luciano Leoni (Lodovico), Fabrizio Brancaccio (Montano), Luciano Leoni (Un araldo), Anna Malavasi/Albane Carrère (Emilia) – Direttore: Fabrizio Maria Carminati – Regia ripresa da: Zaza Agladze – Scene: Bruno de Lavenère – Costumi: Ester Martin Garrido – Coreografie: Lino Privitera – Maestro del coro: Luigi Petrozziello – Coro di voci bianche InCanto, direttore: Alessandra Lussi – Video: Etienne Guiol e Arnaud Pottier – Luci: Antonio Alario – Direttore Allestimenti scenici: Arcangelo Mazza – Allestimento: Opera Nazionale Tbilisi – Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini – Catania, Teatro Massimo Bellini – dal 21 al 29 novembre 2025




