“Oro blu”; recensione del nuovo album di Bresh

 di Francesco Blasi

 

Andrea Brasi, in arte Bresh è un rapper proveniente da Genova, appartenente al collettivo Drilliguria. Come gran parte dei rapper della scuola genovese si ispira liricamente ai grandi cantautori liguri, fra tutti Fabrizio De Andrè, e fa della cura del testo la sua caratteristica principale. Lo scorso 4 febbraio, a due anni esatti dal suo primo album Che io ci aiuti che ha riscosso un notevole successo, è uscita la sua seconda opera intitolata Oro blu.

Nulla è casuale all’interno di quest’album, il che sottolinea il grande spessore artistico di Bresh. A partire dal titolo Oro blu che rimanda chiaramente all’acqua, elemento che lo rappresenta in pieno da un punto di vista formativo essendo cresciuto sulla riviera ligure, ma anche da un punto di vista artistico in quanto come l’acqua, ha una versatilità che gli permette di mutare e di adattarsi a ogni tipo di contesto, cambiando la forma ma non la sostanza. Identità che viene rimarcata dai primi featuring che si incontrano, Rkomi e Izi rispettivamente in Parli di me e Come stai. Gli amici di una vita, che con le proprie attitudini si uniscono a questo viaggio, narrando vicende personali in chiave cantautorale, in maniera conforme a quello che storicamente è lo stile genovese.

Se Angelina Jolie è un evidente esercizio di stile, volto a mostrare le abilità metriche del rapper, Svuotatasche potrebbe essere il singolo dell’album. Pezzo strappalacrime basato sul concept delle immagini e dei ricordi, con un beat minimale che esalta testo e voce, è indubbiamente una delle canzoni più emozionanti dell’album e che per la sua semplicità potrebbe essere la più performante all’interno di un concerto.

Caffè Alcool e acqua sono le canzoni più leggere dell’album, con delle strumentali che strizzano l’occhio al pop, in entrambe Bresh sembra rivolgersi a una ragazza facendole una vera e propria dichiarazione d’amore: “ tu mi piaci perché non cerchi pose come modelle, cerchi solo quello che senti, se non lo trovassi te lo inventeresti”. Stupisce invece Amore, la quale vede la partecipazione dell’imprevedibile Greg Willen che con Shune, produttore principale dell’album, tirano fuori una produzione che ci riporta indietro alla dance dei primi anni duemila, testimoniando, se ancora ce ne fosse bisogno, l’ecletticità dell’artista genovese.

Non potevano mancare i pezzi street, perché va bene sperimentare, ma non ci si deve scordare delle proprie origini. Parli di street e pensi a Tony Effe, che in Fottiti tira fuori la sua classica spocchia ed irriverenza in un pezzo che si inscrive perfettamente nella sua attitudine: semplice, diretto, potente. Massimo Pericolo in Se rinasco invece, con uno stile e una sincerità evidente, si unisce a Bresh nello spiegarci quanto è bello essere sé stessi, nonostante tutti gli errori e le sciocchezze che si possono fare, perché sono esattamente quelle che forgiano la nostra personalità :“ Sono questo e sono fiero di me, anche se spesso ho dato il peggio di me, e dovrei farlo ma non cambio perché, ognuno è come è, nessuno è come te”.

Ultima ma non meno importante La presa B e la presa male con Francesca Michelin che con la sua imponente voce ci ricorda i motivi per i quali ha vinto X-Factor e si è classificata due volte seconda al Festival di Sanremo. Un pezzo elegante, preciso e vincente, dove i due artisti riescono ad amalgamarsi creando un’atmosfera perfetta per chiudere il disco.

In questo difficile periodo che stiamo vivendo, Bresh ci ricorda che nulla è scontato e che bisogna cercare di adattarsi a qualsiasi situazione, per quanto difficile possa essere, non mollando mai. «Oro blu, perché anche il necessario ha un prezzo».