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Ornella Vanoni: la voce che resta, oltre il tempo e oltre noi

Dall’ironia tagliente alla sensualità inconfondibile: il ricordo di un’artista unica, capace di attraversare generazioni e generi musicali, lasciando un patrimonio di canzoni che continueranno a vibrare per sempre.

«Ciao mitica Ornella, grazie per questa interpretazione, per la voce, per l’ironia costante».
Con queste parole Vasco Rossi ha salutato Ornella Vanoni, raggiungendo il coro di affetto di tanti artisti — da Renato Zero a Laura Pausini, da Patty Pravo a Fiorella Mannoia, fino a Gino Paoli, forse il più grande amore della sua vita.

Ornella se n’è andata nella sua casa di Milano, lasciando il mondo dello spettacolo in lutto. Di lei resta una voce inconfondibile: modernissima, cosmopolita, lunare, sensuale. Una voce che attraversava il tempo senza consumarsi mai. Ma soprattutto resta la forza di una donna libera, indomita, capace di restare giovane nello spirito fino ai suoi 91 anni grazie a un’ironia tagliente, intelligente, che non risparmiava nessuno — nemmeno se stessa. Un’artista unica, irripetibile, che continuerà a vibrare nelle sue canzoni e nella memoria di chi l’ha amata.

Le sue canzoni più belle restano scolpite nella memoria collettiva. Ma Mi, che Giorgio Strehler — il primo grande amore della sua vita — cucì su misura per lei, “incastrandola ad arte in un complotto artistico d’élite”, come ricorda Stefano Maffucci. Le canzoni della mala, costruite per la sua voce rivoluzionaria sui testi di Giorgio NegriFiorenzo Carpi e Dario Fo, dedicate al partigiano massacrato dai fascisti a San Vittore.

E poi Senza fine, vessillo musicale di un altro grande amore, scritto da Gino PaoliUna ragione in più e La musica è finita, con i versi di Franco Califano, frutto di una complicità artistica intensa, pur senza una storia personale. O ancora Domani è un altro giorno, con il testo di Giorgio Calabrese, splendida cover di The Wonders You Perform di Tammy Wynette.

Indimenticabili anche le incursioni nei ritmi di Bahia firmate da Sergio Bardotti e Vinicius de Moraes, portate al successo insieme al suo grande amico ToquinhoLa voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria è solo una delle perle di quel sodalizio.

«La voce di Ornella Vanoni — mi disse Toquinho a San Paolo del Brasile, in un’intervista per il docufilm del Tg1 dedicato ai 50 anni della bossa nova — ha l’inconfondibile passionalità e la vitale tristezza dei grandi interpreti della musica brasiliana. Come L’appuntamento, scoperta da Roberto Carlos e portata in Italia da Bruno Lauzi, o come Grande, grande, grande, che Tony Renis offrì inizialmente proprio a Ornella Vanoni, prima che diventasse l’immortale successo di Mina».

Ornella Vanoni è stata — e resta — una grande italiana della musica, conosciuta e ascoltata in tutto il mondo. Malgrado le sue tante “primavere”, non aveva alcuna intenzione di andarsene: lo diceva lei stessa, scherzando, dopo un gelato. Qua giù continueremo ad ascoltare le sue canzoni per sognare, per ritrovare leggerezza e come antidoto miracoloso al tormento, alla pazzia, all’incoscienza e alla voglia di allegria.

Per te, cara Ornella, la musica non è finita. Continuerà a vibrare, sempre.

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