il 7 marzo scorso ci siamo dimenticati tutti di ricordare che il 7 marzo del 1908 nasceva a Roma una delle maggiori interpreti del cinema non solo italiano anche del teatro. Un’attrice simbolo, regina del nostro cinema, del neorealismo italiano del dopoguerra, l’unica attrice che abbia donato al nostro cinema nel 1958 un Oscar per un film dal titolo “La rosa tatuata” di Daniel Mann.
L’omaggio di Quarta Parete e mio personale va ad Anna Magnan,i quando interpretò nel 1945 “Roma città aperta” del grande Roberto Rossellini. C’era l’Italia sconfitta dalla guerra, umiliata e distrutta, che cercava di ricucirsi addosso gli stracci ritrovando dignità e credibilità per ricominciare. “Non c’è niente di più brutto che una guerra, che una guerra atroce”, disse Anna Magnani quando gli chiedevano i retroscena di un film girato per le strade di Roma con la luce del sole perché non c’erano gli studi di Cinecittà occupata dagli sfollati e soprattutto non c’era la pellicola.
Rossellini comprava al mercato nero i negativi delle macchine fotografiche dei soldati americani. “Roma città aperta” conquistò il pubblico ancorché la critica di tutto il mondo, restituendo anche in parte concretamente all’Italia, quel patrimonio di rispetto che ci è dovuto secondo me dalla storia. Anna Magnani insieme con Alberto Sordi e Aldo Fabrizi è stata certamente uno dei simboli, una delle figure più popolari della romanità vista attraverso la storia del cinema del nostro paese. Protagonista con l’Oscar di tantissimi film di successo, qualcuno di questi girato proprio ad Hollywood su tutti e nel cuore di tutti soprattutto quelli come me che hanno vissuto quell’Italia, su tutti la Pina di “Roma città aperta”, quella signora che viene sbranata da un mitra tedesco mentre rincorre il camion che porta via il marito prigioniero dai nazisti.
Il mio pensiero di vecchio uomo di cinema proprio in questi giorni dove ci sentiamo tutti prigionieri di un virus delinquente e anche assassino, il mio pensiero va a quel film che vi consiglio di rivedere se non l’avete visto e a quella Pina, donna del popolo romano di quella guerra perduta, disperata e umanissima, compagna di un tipografo clandestino nella Roma occupata dove non c’era niente credetemi, non c’era niente, neanche da mangiare.
Sì il mio pensiero va all’ Anna Magnani di quel film per buona pace del coronavirus. Perché? Perché bisogna reagire e forse non bisogna fare neanche la fila ai supermercati, perché non stiamo in guerra ringraziando Dio.
Invece mi sono divertito al fenomeno canoro di tutta l’Italia, di tutta l’Italia che esprime con sincerità, con amicizia, con gioia, con voglia di vivere, che esprime dai balconi delle proprie case. Nomi importanti della musica italiana, gente semplice, tante belle canzoni, “A las seis de la tarde” come direbbero in Spagna. Particolarmente bella con panorama dal terrazzino dalla sua bella casa sul lago d’Iseo di “Everybody’s Talkin”, l’indimenticabile pezzo scritto da Fred Neil inserita nella colonna sonora di “Un uomo da marciapiede” , intonata dal musicista Gabriele Bartoli di cui vi faccio omaggio. Ciao ciao!