Olga Akasi è un’artista ucraina nata a Kiev. In questi momenti terribili che sta vivendo l’Ucraina sembra un po’ anacronistico parlare di arte. L’arte tuttavia spesso è il mondo in cui ci si rifugia dalle brutture del quotidiano. Non solo, l’arte è la lingua universale che porta la cultura a fare da trait d’union tra le diversità di mondi lontani. Attraverso di essa, possiamo sentirci più vicini e partecipi.
Tornando a questa artista desidero trasferirvi ciò che di lei mi ha colpito tentando attraverso queste mie parole di tramandarvelo. Diciamo innanzitutto che Olga Akasi è un’artista figurativa che si è formata presso la scuola d’arte Grekov Odessa. Kiev, Odessa, sono luoghi è città che oggi a noi risultano tristemente molto note.
L’arte di Akasi ci porta ad un mondo onirico
L’arte di Akasi pur partendo da un formalismo classico ci porta ad un mondo evanescente, onirico. Le sue immagini, eleganti, sono realizzate con la tecnica tradizionale e rammentano le opere degli artisti fiamminghi e olandesi in genere ma anche il periodo rinascimentale. Nello stage che a suo tempo ha seguito nei musei di Mosca e di San Pietroburgo ha approfondito le tecniche pittoriche di Durer, Tiziano e Rembrandt di cui lo stile echeggia nelle sue opere.
Olga Akasi va però oltre le figure che dipinge e suggerisce attraverso di esse anche una dimensione spirituale. Spesso nei volti che rappresenta affiora un enigmatico sorriso. Non vorrei azzardare nel dire che potrebbe riportaci alla reinterpretazione dell’enigma della Gioconda. Gli sfondi e le texture cromatiche scelte anch’esse ci spingono ad una riflessione e un passaggio di mondi “sovraumani”. Sussistono nelle sue opere anche molti simbolismi che completano l’insieme dei soggetti ritratti. Non si può non restare affascinati ed incantanti davanti ad un lavoro di questa artista che ne trasuda tutta la sua esperienza emozionale.
Oggi sembra “particolare” riportare quanto ha dichiarato su di lei Denis Karasev, poeta e membro dell’Unione degli scrittori di Mosca: “Le opere di Olga Akasi insinuano che l’umano non è momentaneo, che l’eterno costituente della vita umana forza attraverso la natura discontinua della materia, attraverso i limiti della scarsità dell’essere umano”.
Noi vediamo chiaramente oggi le limitazioni umane e auspichiamo che Olga stia bene e che presto lei e tutti i suoi conterranei possano riprendere quel dialogo che l’arte stessa suggerisce che è fatto di armonia e bellezza, di pace e condivisione nel rispetto delle diversità che sono un fattore di arricchimento e giammai di divisione.