Sabato 4 febbraio, al Teatro del Lido di Ostia, è andato in scena per la prima volta il nuovo spettacolo di Francesca Li Vigni dal titolo Play Game. A questa prima assoluta è seguita la premiazione del concorso 500 parole dell’associazione Spazi all’Arte.
Molto più di un conflitto generazionale è quello che abbiamo visto in scena al Teatro del Lido di Ostia. La nuova commedia di Francesca Li Vigni ha portato sul palco il grande scontro tra il “passato” e il “presente” ovvero quello tra analogico e digitale.
Due mondi, orami distantissimi, che si criticano e si conciliano. La commedia ha il pregio di non sbilanciarsi né dall’una né dall’altra parte, lasciando un finale aperto che vede nel futuro una sfida.
I giovani erano speranzosi e timidi: la faceva da padrone il tema del disagio in tutte le sue accezioni. La discussione era basata su un gioco dove due fazioni, che qui chiameremo appunto gli analogici e i digitali, si scambiavano le loro argomentazioni, i loro punti di vista sulla vita.
A creare la giusta ambientazione hanno contribuito le animazioni oniriche di Gianni Godi che hanno la capacità di evocare mondi sospesi tra il sogno e la veglia. Si tratta di sequenze di video che sono state proiettate sul fondo del palcoscenico: paesaggi caleidoscopici intervallati da elementi tridimensionali realizzati al computer.
Le scenografie, ma sarebbe più il caso di dire gli elementi scenici, sono stati creati da Gianni Berlini. Si trattava – nello specifico – di piattaforme, simili a podi, che gli attori hanno spostato e usato in vario modo durante le dinamiche del “gioco”. Un’idea veramente interessante.
Tra gli attori abbiamo avuto modo di rivedere sul palcoscenico Fabio Frati: indimenticabili le sue molte interpretazioni ad Essenza Teatro, a Dragoncello, del compianto Maestro Paolo Perelli.
Tra gli attori, molti dei quali giovanissimi, degno di nota è stato Denis Persichini. Ottima la sua padronanza dello spazio. Il suo personaggio è stato forse quello meglio caratterizzato anche dal punto di vista della scrittura del testo.
Finito lo spettacolo, il pubblico accorso numerosissimo ha applaudito con trasporto a questa prima messa in scena.
Dopo Play Game è avvenuta la premiazione del concorso 500 parole dell’associazione Spazi all’Arte. Fa piacere vedere come ogni anno questa manifestazione continui a riscuotere un successo constante. L’edizione di quest’anno ha visto incrementato sia il numero di patrocini e di sponsor, ma soprattutto quello degli scrittori e delle scrittrici che hanno inviato il proprio testo per essere giudicato.
Lo spettacolo di Francesca Livigni,peraltro, si affianca infatti perfettamente al tema assegnato quest’anno al concorso che verteva, appunto, sulla rivoluzione tecnologica. I testi inviati sono stati ispirati dalle parole di Alessandro Baricco che qui riportiamo:
«C’è stata una rivoluzione tecnologica dettata dall’avvento del digitale. In tempi brevi ha generato una evidente mutazione nei comportamenti degli umani e nei loro movimenti mentali. Nessuno piò dire come finirà».
Nessuno può sapere come andrà a finire con questo “progresso” tecnologico: ma in ogni caso è stato interessantissimo vedere questa tematica affrontata a teatro.