Alla Fabbrica del Vapore viene celebrata l’arte di Obey con una serie di opere e il primo murale in Italia.
“Obbedire” racchiude il senso (contrario) del suo messaggio artistico, l’ironico riferimento a mettere in atto tutto l’inverso: dal verbo inglese, l’artista Shepard Fairey è conosciuto, sulla scena internazionale, proprio come Obey, l’autore street art che promuove la libertà e la contestazione attraverso l’arte, le immagini con i suoi tipici colori, i simboli.
Alla Fabbrica del Vapore di Milano, per la prima volta, è dedicato, fino al 27 ottobre 2024, un percorso espositivo, ricco di opere, che celebra i 35 anni della carriera e della storia di quest’artista. Un progetto, organizzato dal Comune di Milano con la galleria Wunderkammern e Deodato Group, che rappresenta un unicum: la possibilità di vedere, in concreto, il bagaglio espressivo, artistico di Obey in un solo, gigantesco spazio. Plus aggiuntivo è la realizzazione del primo murale intitolato Tear Flame Peace a Milano, nel quartiere Gallaratese, realizzato dallo stesso street artist e inaugurato lo scorso maggio.
OBEY: The Art of Shepard Fairey è un’immersione all’interno della biografia artistica e produttiva dell’artista, attraverso una quantità considerevole di immagini, testimonianze, gigantografie, disegni inediti, quadri, che raccontano lo spirito di Obey, le sue battaglie, la sua personalità di artista e uomo rivolto al presente, alle problematiche attuali, alla ricerca di riflessioni, spunti e modi per “disobbedire”. L’invito a farlo è rivolto anche e soprattutto al visitatore.
Le cinque macro sezioni scandiscono l’esposizione, anche se le varie stanze sono liberamente percorribili, centro e vie laterali sono come gli spazi aperti della strada: ogni angolo racchiude un pezzo di mondo, un messaggio, una storia, un materiale diverso. Si parte degli esordi, con l’opera iconica Andre the Giant Has a Posse, la campagna pubblicitaria di stickers fatta, negli anni Ottanta, con la figura del lottatore wrestler André the Giant.
È da qui che iniziano i passi nel mondo di un’arte popolare, aperta, contaminante, riconoscibile, gradualmente, nei suoi colori e nelle sue forme.
Ambiente, pace e giustizia, musica, propaganda e nuove opere racchiudono i temi fondanti della sua poetica artistica e riflessiva: A Delicate Balance, Defend Dignity, Paint it Black, le varie copertine dei dischi appese, le raffigurazioni di celebri personalità come Muhammad Alì, Desmond Tutu; volti di donne come metafore, Voting Rights are Human Rights, sguardi, mani racchiuse, colombe, motivi floreali, forme geometriche, manifesti. OBEY: The Art of Shepard Fairey contiene le molteplici dimensioni, i soggetti e i riferimenti ad essi sottesi, studiati dall’artista di Charleston. Non manca nemmeno HOPE, il ritratto di Barack Obama, una delle opere più famose che l’ha consacrato nel 2008.
Il pop passa anche attraverso una delle passioni di Obey: la musica, il punk, il rock-punk, la dimensione underground. Egli utilizza il linguaggio musicale e i suoi esponenti, come Bob Marley, Chuck D, per rendere omaggio e per colpire, coinvolgere lo spettatore. Catturare anche quella parte fatta di sensi, di trasporto che contribuisce a fissare l’immagine, l’esperienza visiva.
Le pareti sono popolate da opere costituite da materiali diversi, collage, stampe, serie e ripetizioni, quadri dalle dimensioni più diverse. Tratti pubblicitari e da slogan vengono convertiti in motivi veri di riflessione, di pensiero. Pop Art, influenze del tardo Novecento, c’è spazio anche per opere più recenti, personali e inedite. Una ricchezza che trova questa sua prima collazione proprio alla Fabbrica del Vapore, un luogo significativo per il suo passato e per la volontà attuale di promuovere la socialità e la cultura.
Quello di Obey (e di tutti noi) è un mondo sofferente sotto infiniti aspetti a cui egli stesso vuole contribuire al cambiamento, partendo dal basso: i disastri causati all’ambiente, le ingiustizie, le enormi disparità, il dolore di intere popolazioni. La sua street art grida la necessità vitale dei diritti umani, il rispetto della vita, dell’umanità nella sua interezza, promuove la contestazione e la critica, la ricerca e la voglia di pace. E questo grido vuole arrivare dritto alla mente con immediatezza e comprensibilità.
La lotta consapevole e pacifica (egli stesso si definisce come “pacifista”) passa tramite lo spostamento del punto di vista, l’angolazione diversa con cui considerare i fatti generali e universali che accadono. L’arte è denuncia del reale e trasmissione di messaggi, è racconto in un solo simbolo, diventa diffusione e appartenenza anche grazie all’uso degli stessi colori.
OBEY: The Art of Shepard Fairey è un invito a scoprire la produzione e la poetica di quest’artista. Conoscerlo più da vicino ha l’effetto di avvicinare noi stessi al mondo rappresentato, denunciato, raffigurato dalle sue creazioni. Rimane, al termine del percorso, quel piccolo, prezioso spunto cantato da Tracy Chapman in Talkin’ Bout a Revolution: la voglia e l’urgenza di una rivoluzione, quella spinta che, racchiusa anche in un semplice sussurro, può rappresentare davvero una svolta, la disobbedienza più grande, se solo lo sappiamo sentire tutti insieme.
OBEY: The Art of Shepard Fairey – 16 maggio/27 ottobre 2024 – Fabbrica del Vapore, Milano
Immagine in evidenza/di copertina: Shepard Fairey, Hope (2008-2022), Courtesy Artist ObeyGiant.com _ Photographer Jon Furlong