“Le notti bianche di Fëdor”, l’onirismo Dostoevskiano in scena al Teatro Marconi

Una vita tormentata rincorrendo demoni passati mai svaniti; quell’attento – quasi maniacale – interesse verso un’umanità infelice e tormentata e la psicologia, quella psicologia che soggiace dietro ogni relazione e che si manifesta già dai suoi primi esordi: questo è Dostoevskij; il Dostoevskij di “Delitto e Castigo”, de “I Fratelli Karamazov”; de “I demoni”. Ma, da qualche parte in lui si annida ancora quel giovane pieno di speranze; quel giovane ed ingenuo sognatore: il solitario scrittore de “Le notti bianche”.

Romanzo giovanile, Le notti bianche sono la storia di un sognatore – o meglio, di lui sognatore – intrappolato in un’atemporalità tra il sogno di una vita e la vita stessa. Ma, l’incontro – in una delle sue solitarie notti vagabonde – della giovane e solare Nasten’ka accenderà in lui una speranza di cambiamento. Proprio nel momento in cui il suo sogno sembrava si stesse avverando, ecco che – come all’alba di un nuovo giorno – svanisce, diventando sempre più inafferrabile; immateriale.

Liberamente ispirato al romanzo originario, il regista Luca Giacomini, ne dirige così una riproposizione teatrale insieme alla Compagnia Ipotenusa Teatro. Presentato alla scorsa edizione del Festival Teatramm’, lo spettacolo – che vede protagonisti Tommaso Lo Cascio e Alice Tempesta – si è aggiudicato numerosi premi e torna a calcare le scene sul palco del Teatro Marconi per sole due serate.

Al levarsi del sipario, sulla scena, tre pannelli illuminati di un blu notte intenso riflettono le ombre dei nostri protagonisti: una scenografia essenziale e minimalista, ma da cui trapela l’anima del romanzo. Fin dall’inizio lo spettatore è, difatti, catapultato in uno spazio onirico, entrando così in empatia con il Sognatore. Lui, introverso, solitario, timido (un sognatore, per l’appunto) è nell’incontro con la “ragazza dei suoi sogni” che sembra avere finalmente l’opportunità di fare della sua vita un’esistenza fatta (concretamente) di sogni.

Il loro, pertanto, è l’incontro di due storie; di due diversi destini che purtroppo non saranno destinati (scusate il gioco di parole) ad unirsi: si dipana, così, da qui l’intera azione dialogica tra i due attori, che – nonostante le ottime doti interpretative di entrambi – sembrerebbe conferire all’intero spettacolo un andamento poco modulato, il che talvolta (forse per la non ottimale acustica della sala) ha reso di ostica comprensione alcune parole, determinando una poca credibilità dell’azione scenica. Una conseguenza, questa, anche della talvolta eccessiva narratività dei dialoghi.

Di grande efficacia, invece, la cornice scenografica, i cui cambi di luce ed il gioco di ombre hanno racchiuso appieno l’onirismo dostoevskiano. Accurati, seppur nella loro semplicità, i costumi di scena. Tutto sommato, “Le notti bianche di Fëdor” sono un più che buon prodotto teatrale.

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Le notti bianche di Fëdor

Regia di Luca Giacomini

Compagnia Ipotenusa Teatro

Con Tommaso Lo Cascio e Alice Tempesta

Aiuto Regia Tommaso D’Alia

Luci Luca Giacomini

Costumi Martina Tempesta

Cinema & TV
Elena Salvati

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