Non solo arte da strada a Palazzo Blu

Due mostre personali e una collettiva alla testa del festival della street art che investe la città di Pisa

L’ambizione non è da poco, rendere Pisa capitale della street art, come più volte ripetuto in programmi, comunicati stampa e interviste.

Collettiva di arte applicata in stile Bauhaus

Nelle sale di Palazzo Blu viene così inaugurato il “Festival della Strada”, che pervaderà la realtà pisana dal 27 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024. Un festival che mira a promuovere la street art nell’area urbana attraverso una distribuzione diffusa di murales, installazioni e opere, nell’ottica di un progetto di recupero di alcune aree della città; come l’ideatore e curatore del Festival Gian Guido Grassi afferma, l’obiettivo è quello di rendere irreversibile il progetto di creazione di un museo a cielo aperto a Pisa, iniziato con la riqualificazione dell’area di Porta a Mare attraverso la decorazione con murales d’artista.

C’è poi l’aspirazione ad elevare l’arte “da strada” a qualcosa di più di un semplice movimento urbano, a riconoscerne la maturità e guadagnare il riconoscimento di arte contemporanea in un contesto pubblico, sostiene Grassi. Nell’ambito del festival sono dunque state allestite tre mostre che portano lo spirito di queste riflessioni e fanno da apripista alle iniziative che si dipaneranno nei mesi successivi.

Palazzo blu ospita due esposizioni all’insegna del dialogo tra arte del passato e del presente che rinforza proprio questa idea di legittimazione dell’arte urbana. Nella Sala della Biblioteca al piano terra dell’edificio, il noto street artist Eduardo Kobra, che ha ormai lasciato il suo segno in tutto il mondo, compone una Scuola di Atene contemporanea celebrante l’arte avanguardistica novecentesca, accostando le fisionomie dei protagonisti della mostra “Le Avanguardie” allestita nelle sale vicine. I volti dei maestri delle Avanguardie storiche ricoprono le pareti della sala, componendo un Mount Rushmore in cui i ritratti in primissimo piano di Dalì e Picasso forniscono un effetto di tridimensionalità all’opera che innesca nello spettatore un complesso d’inferiorità fisica atto a restituire il senso della grandezza di questi artisti. Geometrie multicolore tipiche dello stile del brasiliano sezionano le gigantesche facce, tornando a sovrapporsi anche su tele esposte nella sala che omaggiano l’opera degli artisti novecenteschi. E’ così sempre sfoggiata quell’accesa scala cromatica che esplode di energia carnevalesca coi netti contrasti di colori e forme.

Ai piani superiori veniamo invitati ad una singolare “caccia all’intruso”. Una serie di sculture di una collettiva di arte applicata nello stile Bauhaus, realizzata da 108, Moneyless, Etnik, Zed1, Aris, Gio Pistone e Massimo Sospetto, sono state esposte nelle sale della Dimora nobiliare del palazzo con un adeguato gusto nella distribuzione e disposizione, permettendo una parziale mimetizzazione dei manufatti. Ad una prima occhiata superficiale, infatti, le opere potrebbero passare inosservate come parte dell’arredamento antico, palesandosi nella loro natura anacronistica solo ad una scansione più consapevole.

Il tema del corpo umano e animale domina la collettiva, rimodellandosi e fondendosi in forme dalle morbide superfici lisce e arrotondate, dando vita a creature profane che ricordano vagamente lo stile dell’artista svizzero H.R. Giger. In una delle sale spicca una lastra trasparente stampata su ambo i lati, antipasto dell’installazione Non Plus Ultra ad opera dell’artista Gonzalo Borondo, ospitata nella vicina Chiesa di Santa Maria della Spina.

Qui, trentacinque lastre dalla medesima configurazione sono disposte in un dedalo a copertura dell’intera superficie della chiesa, giocando sull’attraversamento e la rifrazione della luce che penetra dalle finestre. La stampa grafica applicata ad ogni singola lastra dà vita ad un’opera dalla doppia valenza visiva che sfrutta entrambe le superfici superando l’ostacolo della trasparenza: una figura umana nella posa della crocifissione ed una colonna a capitello corinzio sono accostate e opposte allo stesso tempo, riflessione sul concetto di limite e la necessità sacra dell’essere umano di superare quello della logica e proiettarsi all’infinito, spiega l’artista.

Un’ambientazione suggestiva che corrobora quella vocazione della street art ad arricchire e interfacciarsi col contesto urbano con opere dall’alto valore artistico che ancora una volta ne sanciscano la convalida a forma d’arte legittimata in tutto e per tutto.

Gonzalo Borondo, Non Plus Ultra

Con  questo spirito e queste aspirazioni il festival pare proporsi di animare la città toscana per i prossimi mesi, regalando alla popolazione un’esperienza artistica che sia anche occasione di arricchimento e abbellimento dello spazio cittadino.

Festival della Strada ideato da Gian Guido Grassi con l’associazione Start Attitude e promosso da Fondazione Palazzo Blu e Fondazione Pisa con il contributo del Consiglio della Regione Toscana e del Comune di Pisa.