Rimarrà in scena fino al 6 ottobre questa imperdibile rilettura del romanzo di Horace Mccoy (e del celebre film americano del 1969): si racconta di una forsennata competizione per coppie di danzatori disponibili a lasciarsi sfinire in una sala da ballo, dove un mattatore detta i tempi della sfida e quelli delle (brevissime) pause, concedendo -per colmo di beffa- “vitto e alloggio” agli iscritti che vanno consumandosi senza sosta nella delirante maratona di centinaia di ore.
In palio ci sarebbe un’imprecisata somma di denaro, ma tutto è all’insegna dell’apparenza suggestiva, a cominciare dalla smania esibizionistica che anima tutti i concorrenti, per finire al premio (dal quale verrà grottescamente detratta “la spesa di mantenimento” per gli sfidanti). Tutto appare scintillante e festoso come in un set televisivo, anche quando la maratona danzante comincia a svelare i primi passaggi critici o addirittura drammatici, abilmente dissimulati dal cinico commentatore (Giuseppe Zeno)che scorta imperterrito nella sua esuberanza le esibizioni degli sfidanti.
Le canzoni originali di Piji, voce e chitarra del fantastico Gruppo musicale PIJI ELECTROSWING PROJECT in un angolo della scena esegue dal vivo sonorità coerenti con il tema danzante, alternando spesso l’esibizione con brani dallo sferzante contenuto critico nei confronti dell’insensato atteggiarsi di questi nostri tempi, dove tutto- a cominciare dallo show business- è apparenza e falsità. Siamo naturalmente dalle parti dell’allegoria e la febbricitante sfida a chi consuma per ultimo le risorse danzando, altro non è che l’allusione ai ritmi vorticosi che ci impone la modernità. Questo è ciò che si incarica di dirci (o di cantarci) la protagonista Silvia Salemi che di quando in quando si apparta a illustrare in chiaro quanto emerge fin dalle prime scene nel mood grottesco e malinconico che si crea intorno ai vari gruppi danzanti.
La regia di Giancarlo Fares (che ha ormai conquistato la stima delle platee nazionali) è tutta di lato e ineccepibile nella sua essenzialità, senza far velo neanche per un attimo a una dozzina di giovani performers, chiamati –con ottimi esiti- a una prova di grande impegno. Le coreografie sono di Manuel Micheli.