Amo le sfumature, non le cose nette – una scrittura delicata che rivela un forte sentire, quella di “Non era uno scherzo”, primo romanzo di Sabrina Biagioli presentato lo scorso 9 aprile al Bibliothè di Roma dalla mediatrice Iris Basilicata con la partecipazione degli attori Patrizia Casagrande e Alessandro Catalucci.
Una lunga, quanto profonda genesi permette all’opera di prendere forma, di articolarsi, permettendo ai personaggi di svelarsi, di costruirsi nelle loro sfumature.
Non il “cosa” ma il come ognuno di loro viene raccontato, plasmato, reso vivido, è il segreto della loro della loro linfa: come personaggi in una scena, il loro rifulgere è il richiamo di un’autrice, che nasce come attrice, e ci restituisce un frammento del necessario legame con il teatro.
Sarebbe forse difficile ricostruire in poche parole la trama di un romanzo, ci si imbatterebbe nel rischio di perdere qualcosa.
E’ da questo che nasce l’aneddoto della scrittrice che, con ironia, ci racconta di quando la casa editrice, nel ricevere la sua sinossi rispose:
“Bellissimo, ma non è una trama!”.
Era di certo più simile ad un sotto-testo teatrale.
Ma una trama c’è, in essa ruotano e si incontrano più personaggi. Tre sono però- racconta Biagioli- i personaggi cardine: c’è Carlotta, c’è sua mamma Belinda, c’è una coppia di amici – Cristian e Gabriel, tanto diversi quanto legati l’uno all’altro.
Tre cardini, così come tre parti sono quelle in cui il libro si divide: “Dopo tutto quello che era già stato”, “Le altre vite”, “In partenza, di ritorno”.
Ma cosa sono le altre vite? Ci spiega l’autrice:
“La vita non è una cosa che ci appartiene: è un’amica, qualcuno con cui parlare.
E’ come se queste persone avessero litigato con la loro vita. Trovano così un’altra vita che diviene una nuova compagna di viaggio”
C’è un universo dietro questo libro, un libro che ci mostra la vita come metafora di partita a carte – dove c’è chi bleffa, chi spera, chi prega e chi si arrabbia, dove si racconta la menzogna e quello che vi è dietro.