Non c’è niente di strano ad essere strani

L’adattamento del romanzo di Fabio Genovesi, Il calamaro gigante, in scena al Teatro del Giglio tra acrobazie, ombre cinesi, canti e monologhi.

Una vita monotona, conforme, definita dalle attese e le consuetudini delle norme dettate dalla società. Ciò che tutti speriamo di evitare, ma in cui spesso, quasi sempre, finiamo per ritrovarci. Ancora più rara è l’opportunità di riconoscere e riconsiderare la nostra posizione una volta travolti da quel vortice di routine e scadenze che detta la nostra esistenza senza più possibilità di scelta.

(c) Gaetano La Mela

Così per Angela (Angela Finocchiaro), bloccata nel traffico milanese del rientro dal mare si presenta l’inaspettata occasione di prendere coscienza degli errori della propria vita, trascinata da candidi lenzuoli dai molteplici impieghi (talvolta onde marine, talaltra imbarcazioni, ancora abitazioni e perfino montagne) nelle navigazioni dello zoologo Pierre Dénys de Montfort (Bruno Stori). Un viaggio onirico regressivo in cui il naturalista francese si fa guida dantesca della donna.

Alla ricerca delle prove dell’esistenza del leggendario kraken, l’impresa di Montfort coinvolge e stravolge la vita di Angela, costretta a rivivere e (psico)analizzare le tappe di una vita che l’hanno condotta a un’esistenza insignificante, senza rischi né aspettative. Scelte dettate dalla mentalità collettiva di una società che scoraggia la ricerca dell’alterità e dell’ignoto, sabotando l’intrapresa di un percorso individuale tortuoso guidato dalle convinzioni personali dell’individuo.

Spettacoli al circo, patate fritte con nonni fantasma, lezioni di pianoforte e di catechismo si susseguono sul palco e nella mente di Angela. Una vita di illusioni e disillusioni, in cui a ogni prospettiva di soddisfazione fa seguito l’irruzione di un’amara realtà che smantella ogni genere di idealismo. Perché quando ci si sveglia «il sogno finisce e comincia l’incubo». Ecco il processo che l’ha condotta alla monotona vita di assicuratrice, rinunciando alle stranezze, ai sogni, in favore di una vita freddamente calcolata, registrabile su un modulo assicurativo.

Insomma, Angela Finocchiaro (quella vera, l’attrice, non il personaggio diegetico) si carica sulle spalle lo spettacolo e lo trascina dall’inizio alla fine coi continui soliloqui che affondano nella memoria della sua controparte, per riscoprire tutte le sue stranezze, spegnere quell’unica lampadina accecante che impedisce la visione, e tornare «a riveder le stelle».

L’amara schiettezza di Angela si scontra con l’idealismo di Montfort, che è disposto a tutto pur di dimostrare l’esistenza del calamaro gigante che gli costò la derisione della comunità scientifica. Egli non si fa scoraggiare, pronto a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo, trascinando con sé la donna, decisa ad ogni avventura, ad ogni svolta, a ricordargli la follia di tali imprese e la confortevole sicurezza di una vita convenzionale. Con quella perseveranza lo studioso riuscirà non solo ad avvistare il calamaro gigante, ma anche la “calamara” Angela, aprendo una breccia nelle mura di conformismo e insicurezza che la circondano.

Angela Finocchiaro

Inseguire i propri sogni anche se c’è il rischio di fallire. Sollecitata dalle parole, ma soprattutto le azioni di Montfort (che finirà in disgrazia nonostante il successo della sua ricerca), la vecchia Angela fa capolino, coi suoi sogni, le sue aspettative, per quanto strani possano essere. In fondo «non c’è niente di strano ad esser strani, quel che conta è essere felici».

Il calamaro gigante dal romanzo omonimo di Fabio Genovesi – Adattamento di Fabio Genovesi, Angela Finocchiaro e Bruno Stori – Diretto da Carlo Sciaccaluga – Con: Angela Finocchiaro, Bruno Stori, Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco Buldrassi, Simone Cammarata, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari, Francesca Santamaria Amato – Produzione Enfi teatro – Teatro del Giglio 9/11 febbraio 2024