Il coreografo Noé Soulier presenta in prima nazionale per REF 2024, sul palco del Teatro Argentina, “Close Up”.
Siamo davvero convinti che decostruire la forma della sua narratività e decontestualizzarla, questa, possa perdere di valore? Viviamo ormai in una società in cui tutto diventa narrabile e semplificabile, al punto che distinguere il significato dal significante diventa sempre più difficile. Le grandi narrazioni lineari hanno perduto la capacità di spiegare la nostra vita individuale e l’esistenza collettiva; non riescono più a dare un senso alla nostra storia né al nostro futuro. Per questo, è necessario destrutturare la teoria dalle sue convenzioni narrative per indagarne il simbolismo ed esplorare i territori dell’astratto attraverso una percezione sensoriale, emotiva e affettiva, che precede ogni narratività. Ed il giovane e promettente coreografo Noé Soulier, compie proprio questo percorso, trasformando il corpo danzante in un campo d’indagine per un poetico astrattismo.
Colpire, evitare, lanciare, afferrare: questi, i gesti d’azione privati della loro narrativa convenzionale e su cui il coreografo sviluppa la sua intera ricerca artistica, estesa anche alla sua ultima performance, Close Up, presentata in prima nazionale per REF 2024. È proprio su questa gestualità astratta che si costruisce l’intera drammaturgia corporea dei sei danzatori in scena. Virtuosismo, energia, disequilibrio, dicotomica intensità; astrattismo e realismo coreografico: sono questi gli elementi che alimentano una ricerca gestuale sincopata; talvolta reiterata (ereditaria della partitura gestuale della De Keersmaker), ma dall’inarrestabile flusso, dando vita ad un linguaggio minimale e poetico. E quale migliore alleato in questo, se non la musica? Disposto lateralmente sulla scena, sui contrappunti Bachiani (brani dall’Arte della fuga ed estratto della Sonata n.2 per violone solo) l’ensemble Il Convito entra in dialogo con la partitura gestuale dei danzatori (dialogo evidenziato scenograficamente da un intenzionale decentramento dell’azione scenica). Due partiture; due forme che si intersecano e si fondono, esplorando attraverso la loro architettura astratta le potenzialità espressive e affettive. E quando la musica sembra arrestarsi; è il respiro dei danzatori a prenderne il posto, diventando prosecuzione della partitura musicale, nonché forza propulsiva del gesto; del movimento.
Ma se nella prima parte della pièce, siamo noi spettatori, dalle nostre poltrone, a definire la prospettiva; ecco che nella seconda è la drammaturgia corporea a guidarci: l’azione scenica si sposta sullo sfondo, ridotta ad una bidimensionalità in un evocativo impianto illuminotecnico, in quello che diventa un vero e proprio Close Up (primo piano). Il dialogo tra musica e danza si estende, integrando la dimensione visiva. Una telecamera in scena cattura i corpi danzanti, proiettandoli su uno schermo e canalizzando l’attenzione del pubblico. Come attraverso una lente d’ingrandimento, lo spettatore osserva la frammentaria precisione della microgestualità, seguendo i movimenti che si dissolvono lentamente fino a restituire una visione completa e pluridimensionale su un palcoscenico asciutto, svuotato; ma ricco di emozioni sensoriali intense.
Difficile distinguere ogni emozione, singolarmente, in questo vasto territorio dell’astratto; ciò che resta è la certezza di essere stati travolti, ipnoticamente, in un viaggio silenzioso e profondo; un’immersione nell’essenza dell’identità individuale e collettiva attraverso la forma architettonica dei corpi in movimento.
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Close Up. Ideazione e coreografie, Noé Soulier. Con, Julie Charbonnier, Nangaline Gomis, Yumiko Fumaya, Samuel Planas, Mélisande Tonolo, Gal Zusmanovich. Musiche di, Johann Sebastian Bach. Musiche eseguite da, Il Convito (Maude Gratton, clavicembelo e Direzione Artistica. Amelie Michel, traverso. Sophie Gent, violino. Claire Gratton, viola da gamba. Ageet Zweistra, violoncello). Assistente, Stephanie Amurao. Scenografia, Noé Soulier, Kelig Le Bar, Pierre Martin Oriol. Luci, Kelig Le Bars. Direzione luci, Nicolas Bazoge. Video, Noé Souliér e Pierre Martin Oriol. Ingegneria del suono, Pierre Durand, Céline Chouffot. Produzione, Cndc-Angers. Coproduzione, il Convito, Théâtre de la Ville (Parigi), Anger Nantes Opéra, Romaeuropa Festival, Espaces Pluriels Scène conventionnée danse (Pau), Theater Freiburg, Arsenal Cité musicale de Metz, Maison de la danse Pôle européen de création (Lyon), Théâtre Auditorium de Poitiers, Chaillot Théâtre national de la danse (Paris). Con il sostegno di, OARA (programma di residenza), Villa Albertine e Dance Reflections by Van Cleef & Arples. Romaeuropa Festival 2024 – Teatro Argentina, 16 ottobre 2024.