Ninjababy: il coraggio di essere sé stessi

Dal 13 ottobre sarà disponibile nelle sale Ninjababy, commedia dolce-amara diretta da Yngvild S. Sve Flikke.

Rakel (Kristine Kujath Thorp) è una ventitrenne libera e indipendente, lasciva e turbolenta, che vive secondo il motto “droga, sesso e rock’n’roll”; tutto questo finché non scopre di essere incinta. Decisa ad abortire si reca in una clinica in cui scopre di essere al settimo mese di gravidanza e di non avere altra possibilità se non quella di dare alla luce suo figlio. Con il suo talento per il disegno Rakel dà vita a Ninjababy, un feto animato con il quale si immagina di parlare e discutere per decidere come continuare la sua vita, ormai cambiata per sempre.

La commedia alterna momenti comici ad altri estremamente drammatici, il tutto impastato con un mix di ironia, animazione e talvolta turpiloquio. Uno stile tanto vario e confusionario è in linea con la protagonista, perno intorno al quale ruota l’intera pellicola: Rakel è una ragazza all’apparenza frivola, disinibita, e per questo sempre in balìa degli eventi, ma quando si trova sola mostra il suo lato più dolce e riflessivo. E anche quello più triste.

Nulla ci viene mostrato della sua famiglia o delle sue relazioni se non la sua incredibile capacità di legarsi immediatamente a chiunque le mostri affetto. Se da un lato quindi il film mostra una protagonista volubile e fragile, dall’altro la erge ad emblema del coraggio femminile: è una donna che non ha paura di esprimere se stessa e le sue opinioni.

Inizialmente Rakel pensa di ricorrere all’adozione per liberarsi del bambino ma quando si imbuca ad una riunione dei candidati all’adozione scopre un mondo fatto di genitori ipocriti e, secondo i suoi valori, inadatti. La timida protagonista allora non tentenna ma si scaglia duramente contro tutti, difendendo con le unghie e con i denti le sue opinioni. Lo stesso fa con il padre del bambino, un improbabile dongiovanni, troppo immaturo per assumersi le sue responsabilità.

Se non si tiene conto di questi eventi, quasi appendici del film, la centralità dell’opera risiede nei dialoghi che avvengono tra Rakel e il piccolo Ninjababy (inserto d’animazione raffigurante il bambino che per sette mesi di vita è rimasto nascosto nel ventre materno senza farsi notare, appunto come un ninja). I discorsi fra i due hanno spesso un tono comico, con una punta di sferzante ironia che finisce però per sortire l’effetto contrario quando la si inserisce in un contesto controverso come quello dell’aborto. A riguardo la regista sostiene che:

Sei in Polonia e l’aborto è un problema lì, ma non volevo che questo film parlasse di aborto. Non volevo darle la possibilità di scelta, non volevo che ci fosse quella scena in cui deve decidere. Anche perché per me è ovvio. Sono madre di due figli, ma combatterò fino alla morte per il diritto di scegliere. (https://cineuropa.org/it/interview/398440/)

Non si tratta di una questione politica, dunque. Nonostante i mille dubbi e ripensamenti, infatti, Rakel alla fine deciderà di non tenere il bambino ma di affidarlo alle cure del padre. La decisione finale giunge come la naturale conclusione di un’ampia riflessione che spettatore e protagonista si trovano a fare assieme.

Rakel è una ragazza qualsiasi, una pagina bianca su cui ognuno può imprimere le sue emozioni e considerazioni perché si adatta a tutti e tutte. La paura del cambiamento e quella del fallimento sono sentimenti universali e comprensibili da tutti, senza connotazione di maschile o femminile; per questo la pellicola si apre ad un’ampia lettura che nel dibattito sociale dei nostri tempi può offrire un’importante fonte di discussione tra persone diverse per età, genere, cultura e orientamento politico.

Chiunque può riconoscersi nelle ansie e nei timori della protagonista e questo aiuta a comprendere il peso delle pressioni imposte dalla società, soprattutto nei confronti delle donne. Kristine Kujath Thorp con la sua Rakel mostra una donna coraggiosa, uno spirito libero che impara a volersi bene e a reagire alle aspettative imposte dall’esterno. Nonostante il mondo voglia che lei accetti il suo ruolo di donna e madre, lei fugge a qualsiasi categorizzazione: non si trucca, non si veste elegante, non tiene in ordine la casa e non abbraccia il suo innato “istinto materno”. Non vuole compiacere nessuno e, nonostante ciò, fatica ad ammettere la verità a se stessa. I dialoghi con Ninjababy sono i soli momenti in cui riesce a dire ad alta voce cosa pensa e cosa teme maggiormente.

Ciò a cui assistiamo, dunque, è il risveglio della sua forza interiore, quel sentimento strepitante e rumoroso che vuole prorompere da lei ma che deve prima superare le barriere imposte da una società fin troppo radicata nelle sue tradizioni. Quando finalmente riuscirà a prendere una decisione, rinunciando alla sua bambina, sentirà di aver tradito le aspettative del mondo ma mai se stessa. L’insegnamento più importante che Rakel ci dona allora è quello di imparare ad anteporre noi stessi e la nostra felicità davanti alle aspettative del mondo, senza cercare né aspettarsi l’approvazione degli altri, con il solo desiderio di restare fedeli a se stessi.