Oggi, 20 giugno 2024, ci lascia all’età di settantotto anni il noto studioso e docente di storia del teatro, Nicola Savarese.
Classe 1945, Nicola Savarese, ha fatto della cultura performativa il focus della sua ricerca scientifica, conservando un costante sguardo nei confronti di un’osservazione partecipata rivolta alla pratica esecutiva. Un tracciamento, il suo, della storia teatrale che andasse oltre la mera scrittura drammatica e che ne individuasse il principio rappresentativo mediante una ricognizione delle tecniche performative nelle diverse tradizioni teatrali. Così, grazie al suo impianto scientifico, per la prima volta la ricerca in ambito teatrale ha valicato i confini Occidentali, esplorando le ignote terre Orientali. Da qui pubblicazioni come Teatro e spettacolo fra Oriente e Occidente (1992); Il racconto del teatro cinese (1997); Il teatro eurasiano (2002).
Una ricerca, quella dello studioso, che ha aperto le porte ad un innovativo – quanto in costante progressione – campo di studi: l’antropologia teatrale. Un campo di ricerca, questo, che ha trovato ben presto connessione con la ricerca performativa di Eugenio Barba e della sua Scuola Internazionale di Antropologia Teatrale (meglio nota come ISTA), di cui Savarese ne è stato membro della commissione scientifica.
Un sodalizio, quello tra i due, che ha avuto negli anni non solo come obiettivo lo studio delle origini delle tecniche performative; ma quello più ampio della cultura materiale del teatro a cui appartengono le cosiddette tecniche ausiliari. Pilastro essenziale, queste – tanto quanto le tecniche strettamente corporee – nell’affermazione attoriale sulla scena e del rapporto con lo spettatore. Un vero e proprio progetto scientifico, il loro, che ha trovato un primo esito nella pubblicazione del manuale antropologico L’arte segreta dell’attore (1982), conclusosi successivamente (2017) con la pubblicazione de I cinque continenti del teatro: fatti e leggende della cultura materiale dell’attore.
Così, all’età di settantotto anni, il noto studioso – nonché docente universitario – di storia del teatro, non solo ci consegna una cospicua produzione editoriale; ma una ricca eredità culturale che ha tracciato – e continua tutt’oggi – una nuova rotta negli studi teatrali. Per questo, noi tutti, artigiani del teatro non possiamo che ringraziarti e auspicare di essere degni testimoni. Arrivederci Maestro!