Nel vortice delle “Tre liriche” in scena al Teatro India

Si è conclusa l’XI edizione del Festival Dominio Pubblico, lo ricordiamo con lo spettacolo “Tre liriche”

Il 29 giugno 2024 con lo spettacolo teatrale intitolato “Tre liriche” sono confluite al Teatro India di Roma tre prospettive artistiche per decantare l’atmosfera inconsueta e giovanile che ha arricchito la penultima serata del Festival Dominio Pubblico, terminato lo scorso 30 giugno. I componenti della compagnia “Eat the Catfish”, Dario Caccuri, Chiara Ferrara e Jacopo Neri hanno realizzato un lavoro dalla durata di 55 minuti per ricalcare e ripercorrere le incomprensioni provatesi in una rapporto dal sapore romantico.

Fotografia di Alessandro Neri

Le incomprensioni affrontate nella drammaturgia riguardano il non volersi mettere in gioco come singoli per alimentare un legame diramatosi in una relazione a due, raccontata da tre diverse voci. I personaggi sono tre e vogliono dissuadere il pubblico, non facendogli comprendere chi fra i due ragazzi sia il presunto fidanzato dell’unica ragazza presente in scena. Il trio, avvolto dall’esasperazione, pronuncia dicerie confidenziali attraverso un megafono volto ad amplificare il richiamo dell’ego e rincarare la dose di riflessioni libere e forsennate. Dal dialogo le molteplici identità vorrebbero uscirne mantenendo ben saldi i piedi per terra, risolvendo il turbamento con la logica, senza privarsi dell’emotività. In tali flussi di coscienza si riscontrano le liriche, ossia le sensazioni provenienti dai pensieri delle figure al centro dell’attenzione.

A livello tematico si fa riferimento a una minaccia invisibile e pericolosa per l’umanità: l’amore. Viene indagata la paura del coinvolgimento emotivo nelle sue più delicate sfaccettature e la sofferenza che esso talvolta implica, nonostante nelle prime fasi di una conoscenza, la voglia di regalarsi alla persona che si ha davanti è frenetica e indice di incontrollata irrazionalità. All’inizio di un rapporto non ci si lascia travolgere dalla paura della fine, ma insieme si coabita in un luogo tendenzialmente sano e accogliente che permette di esprimere il desiderio di prendersi cura dell’altro o dell’altra. Questo lo sanno bene i personaggi della storia, bravi ad assecondare gli antagonismi problematici che tergiversano sul significato della parola “coppia”. Nella recitazione, l’Io narrante si discostar dalle incongruenze caratteriali emerse lungo la strada che conduce all’innamoramento vero e proprio.

Lo spettacolo si spinge laddove la chiarezza espressiva non è preminente. Soltanto a forza di ascoltare i diverbi si acquisisce consapevolezza rispetto a quello che si sta vedendo. Rivelandosi la trama articolata, Tre liriche richiede l’ausilio di linguaggi ibridi. Tuttavia, si denota una particolare dedizione prestatasi alla fonemica delle interpretazioni. La narrazione del monologo classico si avvale di cambi di prospettiva bruschi nel parlato e nello scorrimento temporale della partitura musicale, unita a effetti acustici tumultuosi, a cura di Enrico Truffi. A rafforzare l’impatto percettivo dell’irruenza in crescendo della rappresentazione teatrale, è il vociare tendente alla litania, reiterato per far arrivare allo spettatore un brivido di sazietà uditiva. Non si può dire lo stesso per il contesto visivo, in quanto all’occorrenza il palco è scarno di qualsiasi elemento scenografico di abbellimento.

Fotografia di Alessandro Neri

Ci si trova all’interno di una sala buia in cui ambientarsi è complesso, probabilmente perché complesso è il racconto trilaterale di una sventura amorosa poco leale. Durante la visione di Tre liriche si vivono dei momenti di smarrimento, portati alla massima escandescenza con il violento riaccendersi delle luci sulle ultime parole di sfida dei protagonisti. Sul finale si è obbligati a rassegnarsi alla falsità dei sentimenti fino ad allora ritenuti autentici. Di conseguenza gli individui si scatenano come un fiume in piena, dopo essersi risvegliati dai meandri più reconditi del dolore, realizzando che a volte è troppo tardi per la riconciliazione. Ogni dettaglio dell’esecuzione è fondamentale per riaffermare l’esigenza di concedersi un degno posto nel mondo anche quando interiormente si è a pezzi, un grande valore da tenersi stretto.

Tre liriche – uno spettacolo di Eat the catfish – regia e drammaturgia Jacopo Neri – con Dario Caccuri, Chiara Ferrara, Jacopo Neri – musiche originali Enrico Truffi – Teatro India 29 giugno 2024