“Neapolis Mantra”, nata nel 1998 dalla penna poetica di Enzo Gragnianiello, diventa opera multidisciplinare per la regia di Mvula Sangani, ricca di emozioni e suggestioni, al Teatro Augusteo di Napoli
Il Teatro Augusteo di Napoli ha ospitato Neapolis Mantra, un’opera multidisciplinare ideata dal regista e coreografo africano Mvula Sangani, che ha visto in scena l’étoile Emanuela Bianchini, come primo ballerino Damiano Grifoni e i solisti della scuola di danza Myula Sungani Physical Dance. Ad accompagnare questa realtà multietnica non poteva non essere Enzo Gragnaniello, pietra miliare della musica italiana che con quel suo sound inconfondibile esalta l’opera messa in scena.
Questa perfetta armonia é data dalla giusta fusione delle arti, un dosaggio specifico di musica e danza, voci sapientemente accostate agli strumenti e coreografie di forte impatto emotivo. Tutto questo è stato reso possibile grazie ad una collaborazione tra Arealive, Sorrento Incontra, MSDP Studios, Calandra Institute – City University of New York, Asi Nazionale e Ilica USA. Lo spettatore mentre ammira le eccezionali coreografie della Phsycal Dance, che si presenta con costumi mai banali che anzi sembrano librare i ballerini sulle note delle piu’ belle canzoni del maestro Enzo Gragnaniello, assiste ad una alchimica suggestione che talvolta solo l’arte musicale può dare.
Il cantautore ha inserito nel repertorio le sue poesie in musica, canzoni del calibro di “L’erba cattiva”, “Vasame”, “Alberi”, “Cu mme”, “Solo di te”, “E lo chiamavano viento e terra”, “Donna”, oltre alle indimenticabili della tradizione classica napoletana come “Passione” e “Indifferentemente”, eseguendole in chiave acustica che con la sua anima di acciaio regala al pubblico intense vibrazioni che inondano il Teatro Augusteo della città partenopea.
In questo poutpourri di bellezze artistiche, la nota di spicco è il talento di tutta la compagnia di ballo, che attraverso i movimenti del corpo ricrea esattamente ciò che il regista voleva, rappresentare la donna ed il suo mondo partendo dai testi delle canzoni. La protagonista femminile, Emanuela Bianchini, rende tangibili le emozioni che Gragnaniello lascia trasudare dalle sue canzoni. Sul palco in “Neapolis Mantra” il corpo delle danzatrici è come argilla, capace di plasmarsi in base alle esigenze non del regista, ma di ciò che il regista voleva arrivasse al pubblico, esprimendosi con eleganza e forza interagendo con la platea che partecipa con curiosità e stupore, quasi una trasposizione personale di scene di vita vissuta e immagini ascetiche.
Lo stesso Mvula Sangani afferma che la danza in sè, rappresenta il risultato primordiale tra sacralità e spirito. Il linguaggio espressivo utilizzato nello spettacolo è riconducibile alla physical dance, sintesi contemporanea dei linguaggi del corpo, di figure stabili che si ispirano al mondo yoga, al mondo etnico e contemplativo, in grado di prendere per mano ogni spettatore in sala e condurlo, oniricamente, verso un’altra dimensione. Questo ansamble é certamente frutto del talento di quel figlio della Napoli che ha i piedi nella sua storia senza la paura di sconfinare, il poeta Gragnaniello che con la sua arte, è stato fonte di ispirazione per l’occhio registico, che è stato guidato poiché letteralmente abbandonato da quelle note che si elevano a canto sublime.
“Neapolis Mantra” è una perfetta relazione tra il mondo interiore e privato di Enzo Gragnaniello, che con i suoi musicisti: Piero Gallo (mandolina), Erasmo Petringa (violoncello), Marco Caligiuri (batteria), Antonio Maiello (chitarra) ha commosso l’intera platea. Immancabile compagna di ogni presenza scenica di Gragnaniello è l’attrice Federica Totaro, che come la struggente sirena Partenope ha ammaliato e incantato il pubblico con i monologhi di Antonio Gianmarino che raccontano di figure quasi impalpabili che vivono tra l’acqua, il fuoco e “o’ vient e terr”. La Totaro con la sua interpretazione artistica rappresenta corpi senza memoria che vivono un tormentato istante che li trasforma, ed é in questo continuo mutarsi del presente che diventano eterni. La moderna Partenope lascia trasparire e non trattiene la sua emozione, la sua voce parte dal cuore perchè lei é fatta di fuoco e acqua e in quelle viscere raccontate da Gianmarino trova la sua essenza e tutto questo é arrivato al pubblico senza filtri come solo una napoletana doc della Sanità può fare.
Applausi e successo dunque grazie ad una grande intesa professionale tra tutte le maestrie tenute insieme da teneri abbracci tra l’ètoile e lo sciamano dei quartieri spagnoli. Insomma, mentre il progetto musicale di Gragnaniello del 1998 “Neapolis Mantra” con i suoi suoni ancestrali era l’unico modo di esprimere le emozioni dell’anima, sorseggiando orzo e incantandosi ad ascoltare le storie dei munacielli, oggi é una realtà artistica che rappresenta lo spettacolo dell’anima e dell’animo, capace di commuovere ed emozionare che qui “lo fa addiventà comme o silenzj”… ma questa è un’altra storia o forse sempre la sua stessa storia.