“MY BRILLIANT DIVORCE”: la recensione

 di Miriam Bocchino

 

È stata in scena, nell’ambito della rassegna Trend – Nuove Frontiere della Scena Britannica, la commedia “My Brilliant Divorce” di Geraldine Aron con Francesca Bianco.

Lo spettacolo, con la regia di Carlo Emilio Lerici, porta sul palcoscenico il monologo di una donna che si racconta e raccontandosi pone l’accento sul suo divorzio e su come ha affrontato i giorni e gli anni successivi a esso.

È il 5 novembre, i fuochi d’artificio sono fuori dalla finestra, a Londra si festeggia la Guy Fawkes Night, mentre Max (Germano Rubbi) sistema le valigie per trasferirsi dall’amante Rosa.

“Ero la metà più felice della coppia”.

Angela inizia a raccontare. Le sue parole narrano l’inizio della sua storia d’amore con Max, uomo conosciuto a New York e di cui si è immediatamente innamorata.

I familiari di entrambi hanno rifiutato quell’amore per motivi differenti: quelli di Angela perché si sono sposati con rito civile mentre quelli di Max perché desideravano una donna ricca per il figlio.

Il matrimonio, tuttavia, nonostante le difficoltà, dura anni finché un giorno Max decide di lasciarla per una donna argentina, molto più giovane di lui.

Il senso di euforia che inizialmente pervade Angela viene, successivamente, sostituito dalla disperazione e dalla sofferenza: per l’abbandono subito o per l’amore che ha smesso di concretizzarsi?

Angela, interpretata da una magistrale Francesca Bianco, conversa con lo spettatore immaginario, chiede la sua attenzione, passeggiando sul palco quasi spoglio, solo un baule ricolmo di oggetti e una sedia accompagnano la sua narrazione.

La donna dialoga con i vari personaggi che appaiono in video, tra cui la madre (Susy Sergiacomo), una donna distante incapace di lenire le sue sofferenza, la centralinista (Martina Gatto) del Telefono Amico, anch’ella poco incline alla comprensione, e il marito, un uomo che ha smesso di amarla e che rincorre il sogno di una giovinezza ormai perduta.

Angela è una donna sola che deve ricostruirsi, è madre di Vanessa, divenuta adulta e con cui non ha una naturale confidenza, ed è, contemporaneamente, figlia inascoltata. Da donna deve ricominciare.

Tra situazioni imbarazzanti, incontri sbagliati ma anche inaspettati, pianti solitari, Angela trascorre i suoi giorni, fuoriuscendo dal suo “bozzolo” per divenire farfalla, libera di ascoltarsi e riconoscersi.

“Palla da biliardo”, appellativo dato dalla donna all’ex marito Max, da presenza fissa e predominante, si trasforma ai suoi occhi e a quelli del pubblico divenendo “evanescente”.

Il racconto delle vicissitudini di Angela non è, indubbiamente, aiutato dalla dimensione in streaming dello spettacolo che diviene un impedimento per la sua perfetta riuscita e per l’attuazione del senso empatico. Francesca Bianco, tuttavia, con attenzione e bravura riesce a calcare il palcoscenico, mantenendo alta l’attenzione dello spettatore che, pur non visibile, è tuttavia esistente e in dialogo con la donna.

 

 

MY BRILLIANT DIVORCE

di Geraldine Aron

traduzione Carlo Emilio Lerici

con Francesca Bianco

e con (video)

Susy Sergiacomo (la Madre)

Fabrizio Bordignon (Vikram)

Martina Gatto (Eileen)

Germano Rubbi (Max / Palla-da-biliardo)

Antonio Palumbo (Warren)

regia video Enzo Aronica

regia Carlo Emilio Lerici

produzione Teatro Belli