Al Teatro 7 Off il romanticismo di Paolo e Francesca racconta l’esigenza di autodeterminarsi ed essere se stessi
di Corinne Vosa
Non esiste amore che non trafigga mani e piedi. Questo l’incipit di Paolo & Francesca ora in scena al Teatro 7 Off a Roma, questa la frase che ci introduce alla tormentata storia d’amore famosa per essere stata narrata in versi da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Sofferenza e doppia beffa: condannati dal destino non solo in vita ma anche dopo la morte nel girone dei lussuriosi dell’Inferno dantesco. Il sommo poeta nonostante la compassione che nutre nei loro confronti gli riserva questa dannata sorte. Quello di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta era un amore impossibile per via di circostanze e norme sociali vincolanti e indifferenti alle necessità del cuore. Infatti la storia narra che Francesca fu promessa in sposa allo storpio Gianciotto ma si innamorò del fratello di questo, Paolo. Gianciotto li scoprì e assassinò entrambi trucidandoli.
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Dante li collocò all’Inferno influenzato dalla cultura di quel tempo, clericale e radicalmente ancorata al concetto di peccato, ma per noi posteri è molto facile cogliere il potenziale di attualità e modernità di questo dramma, capire quanto vi fosse di sovversivo nel legame tra i due amanti. Francesca Bruni, qui regista e attrice protagonista, si focalizza proprio su questa contemporaneità, intuendone il potenziale e sviscerandola, rileggendo in una nuova ottica questa storia e trasformandola in un lascito da cui trarre insegnamento. Al centro di questa lettura un femminismo che esamina il ruolo della donna nel Medioevo e ne compara implicitamente gli stilemi e le usanze con il retaggio patriarcale nel mondo moderno. La ribellione di Francesca alla mentalità maschilista del tempo è dunque la ribellione della donna moderna, indipendente e volenterosa di autodeterminarsi. La bellezza esteriore di Francesca va a rafforzare ed enfatizzare quella interiore: è una donna intelligente e divertente, profonda e intuitiva, interessata alla politica e appassionata di letteratura. Le dicono che le donne servono solo per procreare, che il loro unico compito è soddisfare il marito e dargli un figlio, ma lei sente che non è così. Paolo è l’unico della sua nuova famiglia a capirla e amarla per quella che è, mentre il marito si sente minacciato dalla forza e autonomia di questa donna fuori dagli schemi e coraggiosa. La bellezza di Paolo e Francesca dunque diventa nella profonda rivisitazione di Francesca Bruni una metafora di un moto gentile dell’animo. La gentilezza è quella forza delicata ma potente che si contrappone alla crudeltà e prepotenza di Gianciotto, il cui cuore è oscuro e privo di empatia.
Dunque la ribellione dei due amanti consiste in un atto gentile di rivendicazione della propria libertà, un desiderio di restare fedeli ai propri sentimenti, non tradire la purezza del cuore. L’amore assurge a gesto rivoluzionario, si colora di politica. Assodata la modernità della storia di Paolo e Francesca possiamo dire che Francesca Bruni punta a ricreare questa modernità del classico in scena: musiche moderne e incalzanti, dal pop a colonne sonore famose di fantasy come Game of Thrones e film storici; lo spazio scenico si allarga ed esula dal canonico palcoscenico sconfinando in mezzo al pubblico e restringendo dunque la distanza fisica ed emotiva tra personaggi e spettatori;
la regia è dinamica e osa con disinvoltura e coraggio, ricorrendo a numerosi effetti scenici e visivi; il ritmo dello spettacolo è veloce in quanto scandito da repentini cambi di scenografia coperti dalla sola oscurità e attuati al termine di ogni scena, scelta che probabilmente simboleggia un destino che imperterrito, cupo e ineludibile si abbatte sulle vite dei personaggi.
Affascinante per quanto concerne le scenografie la ricostruzione del banchetto della famiglia Malatesta che si ispira per effetti di luci, pose dei personaggi e atmosfere ai dipinti caravaggeschi, ma anche all Ultima cena di Leonardo per le dinamiche visive e le posizioni dei conviviali.
Francesca Bruni si prende anche il rischio di mostrare eventi molto crudi e dolorosi, ricorrendo quasi a una coreografia dei movimenti, una danza non danza.
Sogni aleggiano nel cuore di Paolo e Francesca, incubi spettrali e visioni perturbanti in quello di Gianciotto. I racconti romantici di Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra si impongono come modelli di virtù non compresa, la virtù del sentimento, dell’amore che dilania per intensità, ma salva l’integrità dello spirito.
Arguta e interessante anche la scelta di inserire nel tessuto narrativo un giovane Dante che si ritrova suo malgrado testimone inconsapevole di questo dramma e che avrà il compito determinante di raccontarlo alle generazioni future.
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Un classico moderno il Paolo e Francesca della Compagnia Pont D’Art Italia, in scena fino al 16 febbraio al Teatro 7 Off. Le atmosfere magiche e coinvolgenti dello spettacolo, vicine al fantasy storico, e il suo contenuto attuale conquistano e avvolgono l’anima in un sogno struggente che grida libertà oltre ogni logica di prigionia e martirio. Un inno alla libertà dell’emozione.
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Paolo & Francesca scritto e diretto da – Francesca Bruni – presentato da – Compagnia Pont D’Art Italia – Con Giuseppe Rispoli, Francesca Bruni, Fabrizio Traversa, Roberta Bobbi, Stefano De Santis, Roberto Pesaresi, Luca Morciano, Flavia Cattivelli, Arianna Iacopino – Aiuto regia: Giorgia Paolini – Comunicazione: Flavia Cattivelli – Luci: Carlo Galleasso – Teatro 7 Off dal 6 al 16 febbraio 2025