Miracoli: tra cinema e realtà

Qualche giorno fa un importante giornale titolava a tutta pagina “Miracolo a Milano”, sottolineando la velocità di esecuzione di una nuova struttura ospedaliera in attesa però di personale qualificato per farlo funzionare e per aiutare il nostro Paese con gli altri ospedali ormai saturi a sconfiggere il famigerato coronavirus ma soprattutto a salvare vite umane.  Ma ammalati di cinema come siamo è giusto per staccare un po’ la spina e magari darvi anche qualche consiglio su film rigorosamente italiani ,tutti i vincitori di uno Oscar da riscoprire e anche magari da rivedere a casa ci viene in mente che “Miracolo a Milano” è anche un film diretto nel 1951 niente di meno  che da Vittorio De Sica che non vinse l’Oscar ma conquistò il festival del cinema internazionale di Cannes con una favola esistenziale, quella di un gruppo di poveri barboni che sopraffatti  dall’invasione del boom economico volano per protesta sulla città un po’ come  anche molto tempo dopo Disney con Mary Poppins a cavallo di una scopa. Quel film è stato un vero manifesto del Neorealismo italiano, un gioiello di tenacia, forza di volontà, voglia di vivere, un gioiello di amore e di poesia. Insomma un’apologia dei valori umani che sottolinea i brutti vizi della nostra specie.

Ma Vittorio De Sica poi di Oscar ne vinse addirittura 5 e con lui complessivamente l’Italia del cinema, come il sogno di “Miracolo a Milano” ne ha portati a casa davvero tanti. Lo sapevate per esempio che a proposito di Oscar e di italianità che sono più di 100 gli italiani che hanno vinto o sono stati candidati, cioè le nomination  ad un Oscar nella storia del prestigioso premio?  Ha detto Martin Scorsese recentemente: “Quando mi viene l’ansia per via del mio lavoro” e chi a non viene,  “ritorno  sempre alle origini e ai maestri che mi hanno ispirato come Rossellini, De Sica, Fellini, Antonioni. E’ grazie ai loro film che ho cominciato a fare cinema”. Vittorio De Sica, sì lo stesso regista di quel “Miracolo a Milano”, conquistò il primo Oscar per l’Italia nel 1947 con “Sciuscià” uno dei più grandi documenti del realismo nell’Italia del dopoguerra insieme a “Roma città aperta” di Rossellini.  Ancora lui Vittorio De Sica lo conquistò nel 1949 per “Ladri di biciclette”, nel 1964 per “Ieri oggi e domani” nel  1971 per “Il giardino dei Finzi Contini”.  Tanti Oscar gli ha  conquistati solo Federico Fellini con “La strada” nel 1956, “Le notti di Cabiria” del 1957, “8,30” del 1963 e “Amarcord” nel 1974 e un Oscar alla carriera nel 1991. Anna Magnani nel 1954 pensate 1954, è stata la prima attrice italiana a vincere l’Oscar per il film americano non italiano “La rosa tatuata” al fianco di Burt Lancaster. Sofia Loren invece lo conquistò diretta da Vittorio De Sica per “La ciociara”, film che avrebbe dovuto fare Anna Magnani, ma la storia è lunga. Fra gli Oscar conquistati da italiani, spiccano i ben 9 Oscar per “L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, film non di nazionalità italiana non il regista naturalmente, l’Oscar di Giuseppe Tornatore per “Nuovo Cinema Paradiso”, l’Oscar di Roberto Benigni per “La vita è bella”, l’Oscar di Paolo Sorrentino per “La grande bellezza”, senza dimenticare nel 1992 l’Oscar conquistato da Gabriele Salvatores per “Mediterraneo”.  Ma sono tanti i protagonisti italiani degli Oscar che ci dovremo fare un romanzo, ma lo faremo un giorno. “Che cosa c’è dietro un Oscar?”, chiesi subito dopo il galà ad Hollywood ad un emozionato Gabriele Salvatores. E lui mi rispose: “Abbiamo qualche ora per rispondere?

Allora come nel “Miracolo a Milano” di De Sica proviamo a volare sulla scopa come protagonisti di quel film, riproponendo per capire la cronaca in diretta della notte, di quella famosa notte del 1954 in cui ad Hollywood ed in parallelo pensate a New York, fu premiata Anna Magnani.  E’ un film nel film credetemi. Ascoltate. Così ce la racconta Matilde Hochkofler, in un suo bel libro dedicato proprio all’attrice romana.  Il maestro di cerimonia era Jerry Lewis. Era collegato da Hollywood con il Radio City Music Hall di New York, dov’è la famosa attrice Claudette Colbert, raccoglieva dal vivo con un microfono, le testimonianze di attori e di registi. Entrambe le sale a Los Angeles e a New York gremite di celebrità, si comunicavano attraverso grandi schermi televisivi.  A Los Angeles il cinema teatro Pantages e naturalmente a New York il Radio City Music Hall. A Los Angeles della sala era piena di piccoli Oscar che luccicavano sullo sfondo tra scalinate, piante e fiori.  Sono presenti i professionisti del mondo del cinema che saranno premiati. Ma gli occhi sono tutti per Spencer Tracy, Frank Sinatra, Gary Cooper, James Cagney, Natalie Wood, Sal Mineo. Insomma sono nomi che sicuramente alle nuovissime generazioni forse non dicono niente, ma credetemi fanno parte della storia del cinema.

Sul podio tra una battuta e l’altra Jerry Lewis introduce le attrici e gli attori che consegneranno le statuette. Hernst Borgnine e Delbert Mann ricevono l’Oscar come migliore attore e regista per il film “Marty, vita di un timido”. Pensate, molti anni dopo qualche anno fa prima che morisse l’ho intervistato Borgnine a Roma stava facendo un filmetto e io gli dissi: “Ma l’Oscar non ti ha portato fortuna”? Ma è un errore tutti pensano che tu vincendo l’Oscar saresti diventato ricco, non ti vuole più nessuno poi perché costi troppo” Vabbè torniamo alla cronaca.  Quel “Marty, vita di un timido” risultò anche il miglior film dell’anno. Jack Lemmon, il guardiamarina Pulver del film Mister Roberts e Jo Van Fleet, la madre di James Dean nel film “La valle dell’Eden” vincono l’Oscar come migliori attori non protagonisti. Maurice Chevalier pensate canta il tema de “L’amore è una cosa meravigliosa” a cui va all’Oscar come migliore canzone dell’anno.Walt Disney vince l’Oscar per il documentario “Il deserto che vive”.

Le rivali di Anna Magnani quella sera, in cui lei bloccata a Roma non c’era,  erano mostri sacri seduti in platea come Katharine Hepburn, Jennifer Jones, Eleanor Parker, Susan Hayward, quando il collegamento da una terrazza di un hotel, pensate a Manila nelle Filippine, Marlon Brando apre la busta e annuncia finalmente l’Oscar per la migliore attrice che vada domani interpretazione del film americano recitato in inglese,  scritto e sceneggiato da Tennessee Williams “La rosa tatuata”, il pubblico del teatro di Los Angeles e quello della sala del Radio City Music Hall di New York, si alzano in piedi e scoppiano in un uragano di applausi con i presenti tutti in piedi in una standing ovation di  ben 4 minuti. Marisa Pavan che nel film interpreta la figlia di Anna Magnani riceve con le lacrime agli occhi la preziosa statuetta che allora era d’oro puro a nome della Magnani. A Roma era notte fonda, ma le luci di casa di Anna Magnani erano accese. L’indomani l’Italia si svegliò vogliosa di vivere appieno un momento cinematografico si, ma un momento di entusiasmo senza precedenti.  Un bel ricordo che noi vi dedichiamo in questo momento, ve lo dedichiamo con una dedica molto particolare: Dove i sogni  alle volte come quel nuovo ospedale di Milano e come i protagonisti di “Miracolo a Milano” invece il film di Vittorio De Sica,  possono diventare a volte anche realtà.

Teatro Roma
Flaminia Zacchilli

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