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“Microclima” – Quando la scena diventa terreno di conflitto generazionale

Alessia Cristofanilli porta in scena un’opera che interroga le coscienze e accende il dibattito tra il pubblico del Vascello

La sera del 23 settembre scorso il Vascello di Roma ha ospitato la prima di Microclima, la nuova pièce firmata da Alessia Cristofanilli. Lo spettacolo, accolto da un pubblico caloroso che ha tributato applausi ripetuti, mette in scena una drammaturgia densa e coraggiosa, capace di intrecciare intimità familiare, tensione esistenziale e riflessione politica. Sul palco tre interpreti di grande spessore: Sylvia Milton è Edda, Federico Gatti interpreta Rud e Francesco Morelli veste i panni di Olmo, il figlio quindicenne. Gli altri due membri della famiglia esistono solo come voci fuori campo, a sottolineare la loro presenza emotiva più che fisica.

Microclima – Federico Gatti, Sylvia Milton

La vicenda prende forma all’interno di una serra domestica, popolata da 138 piante e abitata da cinque persone. In questo microcosmo verde, sospeso tra silenzi e atmosfere rarefatte, si muovono Edda – questo nome evoca immediato collegamento storico e politico con il nostro passato , contrapponendosi al ruolo che la Cristofanilli ha scelto per il suo personaggio – e Rud, ex attivisti ambientalisti e presumibilmente posizionati sul versante sinistro della politica, ormai ripiegati in un presente privo di coordinate storiche e geografiche certe. La loro quotidianità sembra congelata, intrappolata in un tempo immobile, fino a quando l’ultima cena con Olmo incrina il fragile equilibrio. Basteranno poche parole a far emergere tensioni sopite e costringere i protagonisti a confrontarsi con il peso delle scelte fatte e con le inevitabili fratture generazionali.

Il titolo Microclima assume un duplice significato: da un lato indica la condizione ambientale necessaria alla crescita delle piante, dall’altro diventa metafora delle relazioni familiari, dei gesti, degli affetti e degli scontri che definiscono l’habitat emotivo dei personaggi. La regia lavora con sottigliezza proprio su questa stratificazione: ciò che accade in scena è insieme esperienza domestica e specchio del clima politico e sociale più ampio.

La scenografia e il sapiente dosaggio delle luci contribuiscono in maniera decisiva all’efficacia dello spettacolo. Accanto alla presenza viva e muta delle piante, elementi scenici che diventano quasi personaggi con identità propria e nomi propri, emerge la vasca da bagno, luogo simbolico in cui Edda e Rud entrano ed escono continuamente. Essa diventa rifugio, spazio di pensiero, culla arcaica e, al tempo stesso, interrogativo aperto. La vasca suggerisce l’acqua primordiale, l’elemento che protegge la vita nascente, ma rappresenta anche un dispositivo teatrale che stimola domande senza offrire risposte definitive, coinvolgendo lo spettatore in un gioco di senso e interpretazione.

Nella parte centrale, si fatica un po’ a seguire  il ritmo dello spettacolo e la narrazione indugia sugli stati d’animo, sulle relazioni sottili, sugli scarti di parola e di corpo. È una sospensione che richiede attenzione, ma prepara lo spettatore alla forza del finale, vero cuore pulsante dell’opera.

Il momento culminante arriva nel convulso colloquio finale: la famiglia si ritrova attorno al tavolo e solo allora emerge che il pasto condiviso non è altro che l’avanzo di una festa dei giovani di destra, il movimento a cui Olmo ha scelto di aderire. La rivelazione è una miccia: Rud esplode, rinfaccia al figlio i sacrifici compiuti per la famiglia e per una militanza che affonda le radici in un’altra storia politica.

Olmo però ribalta la scena con una motivazione tanto semplice quanto destabilizzante: la sua scelta è un rifiuto della nostalgia che avvolge i genitori, del loro aggrapparsi a ideali ormai incapaci di incidere sul presente. Il giovane rivendica il bisogno di vivere nel «qui e ora», di ottenere risultati concreti oggi, senza inchinarsi a memorie ingiallite o a eroi sepolti. È un passaggio teatrale dirompente, che mette a nudo l’abisso generazionale e rivela la fragilità di una parte della sinistra ripiegata sulla propria malinconia.

Cristofanilli costruisce dunque un microcosmo in cui l’intimità familiare diventa specchio della società. Non esistono confini netti tra privato e politico: i silenzi, i gesti minimi, le incrinature nelle relazioni sono allo stesso tempo segnali di un malessere collettivo. La regista evita la spettacolarità del fragore e preferisce insinuare la crisi nei dettagli, nelle pieghe sottili, creando un teatro che respira al ritmo dei corpi e dei conflitti.

Microclima non racconta solo la vita di tre personaggi, ma interroga lo spettatore sul rapporto tra coerenza e compromesso, tra memoria e urgenza del presente. È un invito a osservare da vicino la serra che ciascuno di noi abita: la casa, la famiglia, le relazioni, la comunità. Da qui nasce la forza dello spettacolo: trasformare il quotidiano in esperienza universale e momento di riflessione profonda.

Microclima – Francesco Morelli

Il lavoro teatrale di Cristofanilli si misura con una delle tensioni più complesse della contemporaneità: l’insediamento culturale e sociale delle destre nella vita quotidiana. Attraverso un linguaggio scenico attento e penetrante, la regista costruisce spazi che provocano riflessione, scuotono le coscienze e stimolano un dibattito vivo. Il teatro diventa così strumento di indagine, capace di trasformare l’osservazione del presente in esperienza condivisa, e di seminare piccole ma potenti scintille di cambiamento. Accolto da applausi calorosi e prolungati dal pubblico del Vascello, Microclima si conferma un lavoro originale e ambizioso. Ogni elemento scenico — dagli attori agli oggetti, dalle luci agli spazi simbolici — è orchestrato con precisione e poetica, creando una tensione che cattura e coinvolge. La pièce non si limita a raccontare una storia: apre finestre su temi universali, esplora il rapporto tra memoria e attualità, tra scelte personali e responsabilità collettiva.

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Microclima – scritto e diretto da Alessia Cristofanilli, con Federico Gatti, Sylvia Milton, Francesco Morelli, produzione Fragile Spazio, Fondazione Friedrich-Ebert-Stiftung , in collaborazione con La Fabbrica dell’Attore – teatro Vascello, Media Partner Scomodo – La redazione, Teatro Vascello Roma 23 settembre 2025

Foto ©Grazia Menna

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