Mentre a Berlino domani si assegnano gli Orso d’oro, addio a Maurizio Costanzo

Berlino vive di cinema non solo con le modernissime sale sempre piene di pubblico del Sony Center a due passi dal palazzo del cinema in Marlene Dietrich Platz(come la diva tedesca fuggita dal nazismo che conquistò Hollywood insieme ai grandi registi come Fritz Lang e Billy Wilder), ma anche con le luci della 73a Berlinale cinema che domenica assegnerà  i suoi Orsi d’oro ai migliori film, attori e registi di questa edizione.

Intanto The Good Mothers la nuova serie televisiva in onda dal 5 aprile su Disney channel, si e’ aggiudicato il prestigioso Berlinale Series Award che il festival del cinema, aprendo anche ai prodotti televisivi, dedica alle serie più qualificate. The Good Mothers è incentrata sulle donne della ‘ndrangheta che hanno denunciato i loro compagni. Il cinema italiano presente in concorso con un solo film, Disco boy opera prima di Giacomo Abruzzese, ha fatto “rumore” con la storia magica attraverso l’orrore della guerra di un giovane clandestino bielorusso che riesce ad arruolarsi nella Legione Straniera dove viene mandato in Niger a combattere un’altra guerra atipica. Abruzzese, 39 anni nato a Taranto, cresciuto cinematograficamente in Canada e in Israele, fotografo e documentarista, oggi vive a Parigi. «In Italia, non me lo avrebbero fatto fareLe piattaforme, stanno ammazzando il cinema d’autore. C’è il boom delle serie televisive e non è facile trovare nemmeno i tecnici liberi in Italia.», ha detto il regista.  Il film verrà distribuito da Lucky Red.

Disco boy è un film che combina il realismo con il soprannaturale attraverso la storia di un giovane dell’est Europa che intreccia come in una danza il suo destino con un coetaneo guerrigliero nigeriano a sua volta fuggito su un barcone passando per la Libia per combattere contro le compagnie petrolifere.I destini dei due si sovrapporranno, proseguendo al di là dei confini, dei corpi, della vita e della morte.

Ancora cinema italiano alla Berlinale, con un bel lungometraggio dal titolo Le proprietà dei metalli diretto da Antonio Bigini, anche lui esordiente come regista di lungometraggi e una formazione da autodidatta per la cineteca di Bologna. Il film è interpretato dal piccolo Martino Zaccaria (13 anni) nel ruolo di Pietro, un ragazzino che sembra dotato di misteriose capacità come quella di piegare i metalli. Una storia intrigante che appartiene a mondi lontani, remoti e invisibili come ha scritto sul Corriere della Sera, Valerio Cappelli.

Il cinema è un mezzo imbattibile per sognare e sperare, lo ha detto circondato dai fans il premio Oscar Steven Spielberg, alla Berlinale per ritirare il prestigioso Orso d’oro alla carriera.  «Ho ancora un cuore da bambino», ha detto il regista di ET, commentando il successo e la candidatura agli Oscar del suo ultimo film The Fabelmans, annunciando il suo nuovo progetto Napoleon, una miniserie per la HBO in sette puntate basata sulla famosa sceneggiatura incompiuta di Stanley Kubrick.

Fra gli ultimi film in concorso, la rassegna tedesca ha proposto Le grand chariot del settantenne regista francese Philippe Garrel, un film costruito con leggerezza e allegria come le vecchie commedie. Garrel lo fa con l’aiuto dei tre figli Louis, Esther e Lena, in un divertente passaggio di consegne senza rimpianti e senza malinconie.

Berlinale vuol dire anche “pioggia” di star, dopo Helen Mirren nel ruolo della statista israeliana Golda Meir, al Festival fa parlare di sé anche Penélope Cruz, coproduttrice e protagonista di Tutto in un giorno opera prima di Juan Diego Botto, un film dedicato al grave fenomeno dell’emergenza abitativa in atto in Spagna, dove si registrano con la crisi e l’inflazione ben 41 mila sfratti all’anno. Penelope Cruz veste i panni di Azucena, madre di tre figli, commessa in un supermercato che rischia di ritrovarsi per strada.

E a Berlino a 82 anni portati con disinvoltura è arrivata anche Joan Baez, cantautrice di fama mondiale, attivista politica che ha fatto della lotta contro la segregazione razziale, il sessismo, la disuguaglianza e per i diritti civili e sociali e per l’ambiente, la sua ragion d’essere. 

É lei la protagonista di un bel documentario sulla sua straordinaria vita; dai primi incontri con Bob Dylan alle manifestazioni con Martin Luther King. Il film racconta 60 anni di carriera e lati inediti della sua vita privata. «La musica ai miei tempi era uno strumento potente ma a farla così lo si deve ad artisti come Bob Dylan e Joni Mitchell talenti irripetibili», ha detto la Baez.

E a proposito di talenti, in queste ultime ore le radio di tutta Italia trasmettono una sola popolarissima canzone interpretata dal talento tutto italiano di Mina; quel Se telefonando scritta daMaurizio Costanzo di cui piangiamo la scomparsa avvenuta   poche ore fa. 

Un grande amico con il quale ho cominciato la mia carriera giornalistica in Rai con il programma Buon pomeriggio che conduceva tutti i giorni in diretta con Dina Luce dagli studi di Via Asiago a Roma. Maurizio Costanzo a cui si devono le fortune dei moderni talk show di cui è stato il precursore, fondando la sua straordinaria carriera giornalistica sull’autenticità e sulla verità oggettiva   e scevra da quella stucchevole retorica che ormai sembra essere diventata un vezzo di un certo modo di fare giornalismo alla ricerca spasmodica del consenso, vero cancro di qualsiasi notizia, come le parole d’amore di quella sua indimenticabile canzone. Buon viaggio Maurizio!