Alzi la mano chi non si annoiava a scuola con I promessi sposi!. Ma abbia anche il coraggio di ammettere quanto quel poderoso manuale di sopravvivenza sia risultato utile dopo, quando la “vita vera” cominciava. In questo “componimento misto di storia e d’invenzione”, dal titolo “Il cuore è un guazzabuglio” Eleonora Mazzoni corona una lunga storia d’amore tra se stessa e il suo scrittore feticcio, maestro, mito abbastanza umano da passare attraverso di lei per tornarci perfino assai simpatico.
“Le biografie non spiegano gli artisti e ciò che contano sono soltanto le opere, ma è altrettanto vero che gli artisti le contaminano con il corpo caldo dei loro legami profondi” ci ricorda la scrittrice, raccontando di qualcuno che “capisce gli esseri umani… sa come sono fatti la loro testa e il loro cuore”, un ragazzino che si recide il codino a undici anni per opporsi all’aristocrazia del sangue, costantemente animato da un’insofferenza che gli impedisce di star fermo, nel cui petto convivono malamente paura e rivoluzione, dapprima indifferente a Dio, poi suo umile servo, così come abile mediatore di Voltaire. Uomo dunque di turbamenti e contraddizioni, che si definisce agricoltore per professione, coltiva piante tropicali, sente fratelli i contadini, ama la terra che insegna a non scoraggiarsi, ad accettare l’imponderabile, a saper attendere il tempo per le nuove fioriture.
Portatore di un senso della Storia vista come enigma indissolubile… una sventura, una ferocia, un rimpianto una domanda rivolta a Dio che con altra domanda risponde. Marito e padre dolente, straziato dal dolore di perdite continue, attraverso una vita-costante fronteggiamento di catastrofi, in uno sfracello di giorni uguali dove la Provvidenza resta una lucina in fondo al baratro, fondativa e sfuggente a seconda di chi la nomina.
Perché in ogni scrittore che si possa davvero definire tale la vita scorre prepotente piuttosto nei suoi personaggi, nell’opera inquieta dove ognuno di essi è scheggia della sua grande anima, ognuno prepotentemente provocato dalla possibilità del cambiamento dall’abile burattinaio, sullo sfondo del grande campo di battaglia del cuore umano. Libro politico, libero, antidogmatico, libro di guerra, pace, amore, dove sono le cose che danno fiato alla pagina e gli umani determinano le istituzioni non viceversa, i legami elettivi risultano più procreativi dei legami di sangue. I suoi personali consigli a un giovane poeta rimarcano una idea di poesia come fatica, sforzo e dedizione, coraggio, trasgressione, ma anche arma da combattimento, combustibile ineffabile, malgrado la fama sia un dolce inganno che non mantiene mai quanto promette. Manzoni è un Romantico controllato dalla polizia per il suo impegno ne “Il Conciliatore”, attento descrittore delle leggi che danno sempre ragione ai più forti e colpiscono i poveretti, preoccupato di vivere in un paese dove “tutti si interessano ai fatti miei”, impegnato nel ricreare una lingua italiana come strumento d’unità, che ammette umilmente la difficoltà di capire da che parte stare, avvezzo a ritrovarsi nella solitudine della preghiera; forse trasfuso più che in ogni altra creatura nella sua Lucia, sì quella che ci innervosiva tanto, ma che oggi più che mai brilla per carisma, poiché mai le viene meno la fiducia, “un’assoluta fiducia in un misterioso e imperscrutabile disegno”, trascinatrice, cosciente che la disperazione è scelta, portatrice di una compassione e misericordia intesi quasi come strumenti di virile penetrazione.
Benvenuti siano dunque i venticinque lettori odierni: ecco a voi una lettura quasi classica, che sa parlare elegantemente di modernità. E adesso rileggete il cruccio dichiarato dei vostri remoti esami di maturità, potrebbe valerne la pena. Applausi alla copertina.
Il cuore è un guazzabuglio di Eleonora Mazzoni – Einaudi Editore