Anemone e Ortensia sono due gemelle che vivono agli opposti. La prima, avvenente, morde il quotidiano con l’energia e l’entusiasmo di chi considera il tempo come un alleato prezioso. Ogni attimo va colto e sfruttato al meglio, interagendo con il mondo esterno e con le persone. Un’esistenza guidata dal sorriso e dai colori caldi del giorno.
Dall’altra parte, invece, Ortensia è la notte. Incarna sin dai toni scuri e dimessi dell’abbigliamento la pesantezza di vivere. Ha una mimica arcigna, corrucciata. Incarna risentimento e spigoli, ciò che sta fuori dalle mura domestiche è per lei solo fastidio.
Nancy Brilli e Chiara Noschese hanno portato Anemone e Ortensia sul palcoscenico del Teatro Parioli. Proposto in scena dal 18 al 22 maggio, lo spettacolo nasce dal romanzo Manola di Margaret Mazzantini, che ha anche adattato il testo per questa pièce. Regia di Leo Muscato, produzione Enfi Teatro.
Il titolo replica il nome della figura “terza” che interviene in scena anche se mai compare. Manola è la psicoterapeuta dell’occulto a cui si rivolgono per un artifizio scenico entrambe le sorelle. Non si vede ma in realtà è quell’invisibile muro di gomma che assorbe i flussi della coscienza, tra battibecchi, malintesi, slanci scanzonati, comiche invettive e uscite impudiche delle due protagoniste. Che tolgono veli e filtri, descrivendo uno spettro completo della femminil intimità.
Il percorso di terapia porta con sé un’imprevista inversione dei ruoli e disvela come in partenza le rispettive esistenze fossero attanagliate da un fondamentale equivoco.
La coppia Brilli-Noschese è parsa spumeggiante e ben amalgamata. Per entrambe una performance da massimo dei voti, senza esitazioni. Con un ritmo della narrazione che corre veloce, sorretto dal dinamismo delle interpreti e da dialoghi abili ad alternare efficacemente il registro della commedia a passaggi più riflessivi. Di sorrisi ne sono arrivati a cascata, dal pubblico. Riuscita, inoltre la scelta di caratterizzare le personalità anche attraverso i costumi. Impeccabile la direzione di Muscato, per uno spettacolo che ha riempito il Parioli in ogni ordine di posto per tutte e cinque le serate.