“Maniaco Follie”: la recensione

 

di Miriam Bocchino

 

Una sala d’aspetto di uno studio psichiatrico e sei pazienti che con l’avanzare dei minuti la abitano, rendendola viva e pulsante.

I sei protagonisti della pièce teatrale vengono accolti da un’eccentrica e stravagante assistente che con modi disordinati li fa accomodare per attendere il dottore Pantaneri, uno psichiatra talmente bravo che “che non vede mai un paziente due volte di seguito”.

I sette personaggi, interpretati da Ester Annetta, Fernanda Candrilli, Claudio Cartoni, Paolo Di Francesco, Tommaso Fefè, Raffaella Ficara e Marina Malsano, appaiono tutti, tranne l’assistente e il primo paziente Edoardo, già presente sulla scena, uno alla volta. Ognuno di loro si scopre all’altro, pur non volontariamente: il disturbo ossessivo compulsivo di cui sono affetti non consente la menzogna e il generale atteggiamento di mascheramento che, normalmente, le persone assurgono a comportamento nel confrontarsi con gli estranei.

“Maniaco Follie”, andato in scena al Teatro Tordinona nell’ottobre 2019, è un’opera della regista ed attrice Ester Annetta.

L’ironia, a tratti troppo presente, quasi a rendere il personaggio affetto dal disturbo simulacro di sé stesso, è l’elemento principale della pièce.

Ognuno dei personaggi si caratterizza per una personalità disturbata.

Bruno è fissato con i numeri ed i calcoli, oltre che con il collezionismo. Le numerazioni non gli consentono di vivere serenamente la propria vita in quanto è spinto a calcolare ogni cosa, dalle linee dell’autobus che incontra lungo il suo percorso da tassista alle parolacce che Edoardo, un altro paziente, pronuncia nel breve arco di tempo in cui si conoscono.

Edoardo non riesce a smettere di pronunciare epiteti offensivi e parole poco gradevoli. Questo lo ha spinto ad una vita lavorativa e sentimentale non soddisfacente.

Bianca ha un disturbo da subito evidente: è ossessionata dai germi e si trascina con sé un trolley in cui ha tutto l’occorrente per pulire e per pulirsi quando le persone la toccano, anche solo per sbaglio. Trascorre il maggior tempo dello spettacolo in bagno, ma è possibile vedere le sue azioni grazie al gioco di luci che permette di osservare la sua ombra.

A contrapporsi a Bianca, vestita con abiti di colore bianco candido, vi è Maria, in abito austeri e con tonalità scure, che non smette mai di farsi il segno della croce e di pensare di aver dimenticato qualcosa (le chiavi, l’acqua ed il gas accesi). Ogni parola pronunciata dagli altri pazienti diventa per lei motivo di agitazione e collegamento con aspetti della vita quotidiana che crede svolti in modo fallace. Inoltre, si immedesima in tutto ciò che vede e sente, spingendosi, anche, a pensieri omicidi.

Gli ultimi due pazienti che sopraggiungono sulla scena sono due giovani ragazzi, Lilli e Dario. Lei ripete ogni parola o frase due volte di seguito e lui è ossessionato dalle righe che non calpesta mai quando cammina.

Il dottore, nel frattempo dello spettacolo, continua ad essere in ritardo, nonostante tutti hanno appuntamento allo stesso orario. Questo spingerà tutti i pazienti a cercare di ovviare al tempo perso con un auto – analisi in cui ognuno di loro si confronterà con il proprio disturbo e con gli altri.

“Maniaco Follie”, nonostante un testo che maggiormente sviluppato avrebbe consentito di godere di uno spettacolo gradevole, rimane non del tutto convincente. Esso aspira ad una verve che, tuttavia, non riesce a portare interamente sulla scena.

I momenti maggiormente riusciti sono quelli in cui il disturbo del singolo personaggio si manifesta in contemporanea con quello degli altri, creando uno stato di caos e delirio; tuttavia, i singoli disturbi appaiono spesso come caricature. La musica è troppo presente nello spettacolo: non lo enfatizza ma lo limita.