MAMbo, il museo d’arte moderna di Bologna

In una città come quella di Bologna, che è la culla del patrimonio artistico e culturale italiano, il Mambo- Museo d’Arte Moderna di Bologna, sede del Settore Musei Civici di Bologna dedicata all’arte contemporanea, si profila il protagonista sensazionale di un ampio catalogo di artefatti che pullulano di prestigio. Un museo tutto da scoprire in lati artistici che hanno variegate ottiche su un mondo artistico di buon gusto.

Il museo, in Via Don Minzoni 14, è situato nel distretto culturale della Manifattura delle Arti, al centro di una serie di realtà dedicate alla ricerca e all’innovazione fra cui: la Cineteca di Bologna, gli spazi laboratorio dei Dipartimenti Universitari del DMS e la Facoltà di Scienze della Comunicazione.

Varcando la soglia del Mambo ci si avvicina a una corrente di opere polivalenti. Curata da Lorenzo Balbi è presente la sezione “Identificazione”. Sotto tale titolazione si stimolano le menti degli osservatori per farli riflettere sul concetto di identità e sulla costruzione di essa attraverso oggetti, colori, video, allestiti in forma completamente aperta al pubblico. 

Questa mostra permanente sulla fugacità del presente traccia nuove vie stilistiche seguendo pratiche di sperimentazione sempre più rinnovate. Nel dettaglio, gli appassionati di teatro possono avere una forte reazione di gratificazione per l’espressività dell’opera Impressions di Massimo Bartolini, essa consiste in un palcoscenico ribaltabile spoglio con alle spalle una fotografia su parete che rappresenta scogli e cielo aperto. Il palco 278 cm x 520 cm nella sua vuotezza è un assemblaggio di tavole di legno, solo se calcato da attori acquisisce un valore diverso, divenendo il tramite per la riproduzione dell’arte pura: la recitazione.

“Impressions” (2008) Foto del MAMbo

Entrando nelle sale successive si può approfondire l’arte e la storia in un’esposizione che documenta l’emergere di una giovane generazione di pittori nella Roma degli anni Sessanta. Celebre il gigantografico dipinto “Funerali di Togliatti” di Renato Guttuso”. Le altre opere provocano l’effetto di una reviviscenza e sono di Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Titina Maselli, Mimmo Rotella, Mario Schifano e Giuseppe.

Curata da Uliana Zanetti è la parte “Rilevamenti d’archivio”, in assoluto il cuore pulsante del museo. È la sezione più bella per il cospicuo investimento sulla quantità di materiale originale visibile, che comprende comunicati stampa, giornali, lettere, didascalie e testimonianze video che ci parlano e che ci fanno conoscere quel qualcosa di più di un’arte performativa molto nitida. Arriva tutta l’enfasi festosa che si respirava qualche decennio fa nei momenti precedenti alle pratiche organizzative degli avvenimenti artistici de “Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni ’60 e ’70 a Bologna e in Emilia Romagna” in 18 capitoli . Compiacimento nell’avvicinarsi ai contributi estetici di artiste sovversive come Marina Abramović e Gina Pane.

Altra sezione presente nel museo è la collezione del famoso pittore Morandi. Infinite bottiglie, ampolle e brocche si ritrovano nei suoi quadri. Sono state ritratte per effondere piacevolezza agli occhi, quando poi a vederle sono cianfrusaglie da poco conto, non hanno un significato particolare ma vogliono essere veicolo di una pittura precisa e particolareggiata dell’artista contemporaneo.

Allestimento al Museo Morandi (©Roberto Serra)
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