Madre e figlia: due vite diverse, unite

“Da parte di madre”: l’ultimo libro, edito da Feltrinelli, della scrittrice e dialoghista cinematografica Federica De Paolis.

La scrittura ha bisogno di tempo, di spazio e di elaborazione, la scrittura della propria vita e di sè, forse, ancora di più: è un atto di consapevolezza, di attesa del momento giusto, di crescita, di lucidità coraggiosa e paziente. Ho impiegato quasi vent’anni per scrivere questo libro, nelle note finali di Da parte di madre si legge questa frase scritta da Federica De Paolis: vent’anni per raccontare la propria madre e se stessa, vent’anni di vita senza lei, vent’anni per generare un romanzo, uscito da poco più di un mese.

@Alessandro Rossellini

Leggendolo, si comprende molto bene il perché di questo lungo tempo: madre e figlia hanno avuto un rapporto stretto, simbiotico sin dall’infanzia, una comunione di spirito tale da plasmare le loro azioni, il corso delle rispettive vite. C’è voluto il tempo giusto per ripercorrere la trama del passato, soprattutto nei suoi punti più difficili e sofferenti. Tornare indietro, a volte, può significare ammettere, trasformare, rivelare e nascondere, restituire, soffrire di nuovo ma in modo inevitabilmente diverso.

Siamo nella Roma borghese degli anni Settanta e Ottanta, fulgida e abbagliante come la donna bellissima, tenace, dall’intelligenza acuta, protagonista di queste pagine: separata dal marito, vive innamorata dell’amore e degli uomini che costellano le sue giornate con accanto l’unica figlia adolescente. Il ruolo di narratrice e spettatrice spetta a quest’ultima: lo sguardo attento, scrupoloso, disincantato di una ragazza che, spesso, si trova a dover sostenere, accudire, sorreggere questa donna dalle mille sfumature, tra luci e ombre.

Accanto alla segreteria telefonica, in cerca di quell’amore rassicurante, fulmineo, che si riduce consumandosi lentamente, tra una boccata di fumo e l’altra, la madre dell’autrice sembra vivere in balia perenne delle scelte e degli umori altrui, il mondo tormentato della propria figlia le sembra sfuggire. Federica De Paolis vive, infatti, gli anni della sua adolescenza divisa tra abbandoni scolastici, le prime relazioni giovanili, l’amore per la lettura e la scrittura (che salvano e redimono) e gli sbalzi, le deviazioni di atteggiamento e di sentimento della propria madre: su tutte, la relazione instabile con il Fisico, di cui la madre è irrimediabilmente innamorata. Ma anche il passato con il Selvaggio, le sedute di terapia, i vuoti incolmabili, il salto temporale fino alla malattia. 

Ogni tappa conosce una caratteristica costante e specifica: la figlia, in forme diverse, diventa madre, percepisce e vive quest’inversione di ruoli. Assume il ruolo di custode della propria mamma. È lei a prendersene cura, a riportarla a letto, a mitigare, ad ascoltarla, a vivere insieme lo stesso vuoto. È lei a ricalcare alcuni suoi tratti che vorrebbe non le appartenessero, vorrebbe distanziarsi con il risultato di assomigliarle sempre di più.

Sua madre, d’altro canto, si lascia attraversare dagli eventi, sposta la sua attenzione dalla figlia al resto del mondo, rappresentato da persone che non hanno nome proprio ma soprannomi, salvo qualche rara eccezione. Una donna che sembra essere ma poi non è più, dotata di alcuni lati caratteriali forti, decisi, che poi nasconde, preferendo subire, fuggire. Omettere.

L’omissione farà spesso parte di questo percorso, farà parte della stessa Federica De Paolis perché l’appartenenza filiale e genitoriale la si vive nel sangue, nelle scelte, anche negli eventi improvvisi, imponderabili della vita. Federica è parte di sua madre, nonostante tutto e tutti, senza sentimentalismi: questo libro, dal titolo emblematico, lo testimonia e lo mette nero su bianco.

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La scrittura è, perciò, lucida, ricercata, poetica e a tratti “cinematografica”, di attesa: l’autrice riporta sua madre, in queste righe, ri-conoscendola, tra verità e finzione, in una sorta di ritorno all’indietro, frutto di anni e di consapevolezza, di grande maturazione. Amore, affetto, ricerca e riconoscimento si mescolano nel susseguirsi degli eventi, per arrivare ad un punto decisivo, fondamentale: si diventa figli nel momento in cui si riconosce, pienamente, nel bene e nel male, i propri genitori. Vivendo e incontrando le loro luci e le loro ombre.

Federica De Paolis in Da parte di madre lo fa, eliminando distanze e fratture, riportando una consonanza di modi d’essere senza ammetterla apertamente, consegnando se stessa attraverso sua madre e viceversa: un’appartenenza inscindibile, la prima casa, che ogni figlio, figlia e genitore, in forme diverse, conosce e custodisce.

Foto in evidenza/di copertina: @feltrinellieditore