Un match point tra la fortuna e la sua manipolazione, in un thriller pregno di umorismo alleniano.
Woody Allen, al suo cinquantesimo film, ci riporta ai tempi di Match Point, costruendo un thriller dalle mosse anticipabili, che si serve con ironia dei meccanismi del genere, assumendo i toni perlopiù di una commedia romantica leggera, apprezzata e tipica della sua filmografia. Un film che nel complesso fila fin troppo liscio, arrivando però a un finale inaspettato, dove la protagonista, la fortuna, è più ironica che mai.
Al centro della narrazione regna indisturbata la fortuna. Quest’ultima è argomento prediletto e molto apprezzato nella filmografia di Allen, questa volta portata al suo estremo compimento. La fortuna è la colonna portante di tutta la sceneggiatura. Allen gioca con il suo stesso nome e con la sorte dei personaggi protagonisti, concludendo con un finale ironico ed esplicativo del titolo del film.
Il motivetto leggero tipico della commedia alleniana ora diventa colonna sonora di scene del crimine, contribuendo a portare sullo schermo l’unione di tutti gli elementi che denotano la firma del regista. La prima di esse è l’ambientazione, sviluppata tra le sue città preferite. Il film è interamente girato in francese, a Parigi, con riferimento a un passato dei protagonisti a New York. La prima sequenza presenta subito il Coup de Chance del titolo: l’incontro casuale tra due vecchi compagni di liceo, Alain (Niels Schneider) e Fanny (Lou de Laâge), che di lì a poco diventeranno amanti. Un colpo che rischia di diventare di sfortuna per qualcuno.
Le premesse dettate dalla scena iniziale pongono al centro della narrazione Alain. Il giovane bohémien, a Parigi per la stesura del suo manoscritto, è innamorato di Fanny sin dal liceo e ora pronto a conquistarla. Alla maniera di un MacGuffin, la sorte di questo personaggio prende però una piega inaspettata. Allen rappresenta il concetto della fortuna proprio attraverso Alain, il quale vive la sua vita all’insegna di essa, di cui scrive e in cui crede fortemente.
In contrapposizione a quest’ultimo il regista pone Jean Fournier (Melvil Poupaud), il ricco marito di Fanny. Questo personaggio invece conduce la sua vita all’insegna del faber fortunae suae. Attraverso le sue parole e le sue scelte, non traspare solo questo ma anche un ossessivo bisogno di tenere tutto sotto controllo. Un personaggio molto approfondito nella sua psicologia. Fournier con ogni battuta racconta di sé, delle sue manie di possessione per la moglie, della sua ossessione per i treni, del bisogno di ostentare ricchezza e una “moglie trofeo”, come ammette di sentirsi Fanny. Ed è così che Allen gioca con questo personaggio. Gli dà tutto il potere che brama per poi toglierglielo tutto d’un tratto, come a deridere la sua miscredenza verso la fortuna, comprometterlo con le sue stesse armi. Un villain moderno, nuovo nel repertorio filmografico del regista.
Se Un colpo di fortuna (Coup de Chance) sarà davvero, come aveva anticipato lo stesso regista, l’ultimo film di Woody Allen, non resterà che scoprirlo. Certo è che questo prodotto sembra essere l’unione riuscita di tutto ciò che ha reso il regista uno dei più apprezzati e importanti all’interno della storia contemporanea del cinema.
Un colpo di fortuna (Coupé de chance) – Regia, soggetto e sceneggiatura: Woody Allen – Con: Lou de Laâge, Valérie Lemercier, Melvil Poupaud, Niels Schneider, Sara Martins, Elsa Zylberstein, William Nadylam, Grégory Gadebois, Guillaume de Tonquédec, Arnaud Viard, Anne Loiret, Bárbara Goenaga Bruno Gouery – Fotografia: Vittorio Storaro – Da mercoledì 6 dicembre nei cinema italiani
Foto di Copertina: Niels Shneider e Bárbara Goenaga