Un monologo spietato e sincero, tra abissi personali e sgabelli muti
Con Ludopazza, secondo spettacolo in programma nella giornata inaugurale del Roma Fringe Festival, il Teatro Cometa Off ospita Sabrina Marchetti che porta in scena una confessione spiazzante e lucidissima sulla dipendenza da gioco, incarnando una pluralità di voci attraverso un’unica protagonista che attraversa, con corpo e voce, un paesaggio umano fatto di squallore, disperazione e desiderio di scomparire, da un testo di Davide Marchetti.

Il palco è nudo. Solo uno sgabello, simbolo universale della solitudine da sala giochi, delle attese mute davanti a uno schermo colorato che illude e consuma. Marchetti costruisce la sua performance attorno a quel simbolo: lo trasforma, lo moltiplica, lo anima, fino a renderlo popolato di figure, ombre, storie vere, assenze e fallimenti. Quegli stessi sgabelli, disseminati in tabaccherie, sale bingo e casinò di provincia, diventano testimoni muti di vite in discesa, spettatori collusi di un abisso sociale spesso ignorato.
Attraverso un testo articolato e viscerale, l’attrice e autrice dà voce a una moltitudine, facendo emergere un coro indistinto di storie individuali che si somigliano tutte, affogate nel fumo, nella caffeina, negli escrementi, in una “normalità diversa” da cui è impossibile distinguere dove finisce la realtà e comincia l’autoinganno. Il racconto ha un andamento vorticoso: parte con toni rabbiosi e spavaldi, poi si fa più intimo, sfocia nella vergogna e infine in una tragica auto-rivelazione, in cui l’annullamento diventa l’unica via possibile. Non per salvarsi, ma per fondersi definitivamente con la macchina, diventare slot, smettere di sentire.
La scelta scenica è coraggiosa e vincente: un solo elemento fisico, il già citato sgabello, e il corpo dell’interprete, che con precisione prossemica e controllo del gesto riesce a plasmare lo spazio vuoto in un ambiente denso, soffocante, affollato di fantasmi e fallimenti. La regia evita il didascalico e si affida totalmente alla presenza scenica dell’attrice, che mantiene la tensione alta per l’intera durata del monologo, modulando sapientemente i registri espressivi e restituendo la sensazione che ogni parola sia radicata in un’esperienza vissuta o ascoltata da vicino.
Non siamo di fronte a una denuncia moralistica, né a un tentativo di commuovere. Ludopazza è un atto di esposizione, una resa dei conti con sé stessi che non cerca catarsi, ma condivisione sincera. Il pubblico ha risposto con attenzione e applausi convinti, segno che il tema – per quanto difficile – è stato affrontato con la giusta dose di empatia e potenza teatrale. Del resto, lo spettacolo aveva già lasciato il segno nelle precedenti repliche proprio al Teatro Cometa Off, e la sua ripresa al Roma Fringe conferma la solidità e la necessità di questo lavoro.

In un panorama teatrale che spesso sorvola sulla rappresentazione delle nuove dipendenze e delle periferie psicologiche del nostro tempo, questo lavoro si distingue per onestà e forza interpretativa, restituendo la voce cruda ma vera di una moltitudine di vite dimenticate.
_____________________________________
Ludopazza – Roma Fringe Festival, di e con Sabrina Marchetti – Teatro Cometa Off 14 luglio 2025
Foto di ©Grazia Menna