L’ex 007 in un ruolo fuori dal suo cliché “bondiano”, ha intrigato la critica mentre cresce l’attesa per Lady Gaga e Joaquim Phoenix
Alla Mostra del cinema di Venezia oggi è la giornata tanto attesa del terzo film italiano in concorso quel Queer di Luca Guadagnino visto questa mattina con la stampa lungo oltre tre ore, fra realtà e sogno come la mostra Homo Faber 2024 – The journey of life dedicata a Jorge Luis Borges, allestita all’isola di San Giorgio dove Guadagnino ha curato insieme all’architetto Rosmarini, all’interno di uno spazio immersivo dove l’arte e l’artigianato dialogano con la vita.
Realtà e sogno come quelli che vivono sullo schermo i protagonisti di Queer che si ispira al romanzo di Williams Burroughs scritto nel 1952 e pubblicato solo nel 1985 perché considerato troppo scandaloso per evidenti motivi di oscenità e quindi di censura è il racconto di in un’esistenza bruciata tra i bassifondi di Città del Messico anni ‘50, fino alla giungla piena di fantasmi di Quito. Protagonista Daniel Craig in un ruolo per lui inconsueto, assai lontano da quel 007 che lo ha reso famoso che interpreta William Lee, un quarantenne omossessuale che vive nel mistero della sua solitudine. A fargli compagnia soltanto la sua pistola e come i personaggi dei film western di Sergio Leone trascorre le sue giornate bevendo di tutto, consumandosi tra una dose di eroina e l’altra alla ricerca continua di se stesso, del suo misterioso passato e del suo incerto futuro, fino a quando non incontrerà Eugene Allerton un giovane studente di cui si infatuerà di lui interpretato da un’eccellente Drew Starkey.
Queer di cui non sveleremo i misteri è un omaggio a due cineasti come Michael Powell e Emeric Pressburger: «Ho visto Scarpette rosse almeno 50 volte e penso che di Queer apprezzerebbero le scene di sesso, che sono numerose e abbastanza scandalose. Queer è il mio film più personale ma anche il più esplicito audace e astratto, sospeso fra fantasie, allucinazioni e realtà». Fra le tante curiosità del film, i quartieri malfamati di Città del Messico sono stati ricostruiti interamente negli studi romani di Cinecittà.
Fra i film del concorso a proposito di curiosità il più votato dai critici è senza dubbio The room next room di Pedro Almodovar seguito da Ainda estou aqui e da The brutalist alla pari con The order della coppia Clooney – Pitt e Maria con Angelina Jolie e domani arriva Joker 2 con Lady Gaga e il premio Oscar Joaquim Pheonix e chissà se qualcosa cambierà nella “classifica parziale” di gradimento della critica presente a Venezia. Intanto al Festival è arrivato anche Stefano Accorsi per una masterclass affiancato dai giovani attori e i vincitori del progetto Young Blood, primo contest sul mestiere dell’attore, lanciato da Alice nella Città e dalla talent factory DO Cinema.
“Oggi – ha detto Accorsi – viviamo un vero cambio culturale molto importante dove i giovani possono essere protagonisti fuori dalle etichette che esistevano un tempo“, come il bel film in concorso alle “Giornate degli autori” Taxi Monamour, coprodotto da Rai Cinema diretto da Ciro De Caro con Rosa Palasciano e Yeva Sai, un film che celebra l’universo femminile attraverso l’intenso viaggio emotivo che segue le vicende delle due protagoniste alle prese con importanti sfide personali e sociali: una lontana dalla famiglia l’altra in fuga dalla guerra in Ucraina.
Foto di copertina Yeva Sai e Rosa Palasciano e in una scena di Taxi Monamour