Non lasciamo che il teatro deflagri

Letteratura e teatro; romanzo e scena: una vita, quella di Mario Moretti, al servizio di quest’intima relazione. Un impegno, il suo, che ha fatto della drammaturgia scenica il fondamento del teatro contemporaneo. Un lascito, quindi, che bisogna saper accogliere e degnamente tramandare.

Teatro e politica, per loro natura, condividono lo stesso destinatario: il pubblico; la società. Ma, laddove spesso nella politica vige la mistificazione; in teatro è il vero ad essere svelato. È nel suo disvelamento che risiede, difatti, il più potente atto politico che si possa compiere. E “Love’s Kamikaze” (il testo) ne ha tutte le carte in regola, affondando le radici nell’impegno civile e contribuendo alla costruzione di una solida coscienza sociale.

Love’s Kamikaze, di Mario Moretti

Tel Aviv. 2005 (eppure è più attuale che mai). Questa è la tragica storia d’amore tra Naomi e Abdel; è la tormentata storia d’amore di due popoli (Israele, lei; Palestina, lui). Un amore controcorrente, il loro, costretto ad esplorarsi; a consolidarsi tra le anguste mura di un boudoir di cemento. Un amore in perenne stato d’emergenza, costretto – prima o poi – a fare i conti con una spietata realtà giungendo ad un’emblematica, quanto tragica, conclusione. Loro, Romeo e Giulietta dell’oggi, attueranno la più potente rivoluzione corporea di tutti i tempi facendo del proprio sacrificio emblema salvifico.

Ma proprio perché è sempre con i corpi che si scrivono le rivoluzioni, che da quest’allestimento ci saremmo aspettati molto di più. Citato testualmente (e sottolineo citato) il monito di Moretti, l’aspettativa di certo sarebbe stata quella di partecipare ad una vera e propria performativa rivoluzione corporea ed invece la risultante ne è stata una dissonante corporeità dei due attori rispetto all’atto recitativo (oltretutto piuttosto scolastico e privo di alcuna ritmica). Ahimè, ci si trova altresì ad evidenziarne l’inaccurato assetto drammaturgico da cui il tema intorno il conflitto israelo-palestinese si dipana, spesso in una approssimativa riflessività.

Certamente viviamo tempi in cui il conflitto arabo-israeliano richiede un’incalzante urgenza; ma è anche il tempo della denuncia ad una cultura ideologica a favore di una cultura libera ed indivisibile: che allora il palco non sia il luogo della disamina o strumento propagandistico; quello lasciamolo alle tribune politiche. Non facciamo del teatro un kamikaze; non lasciamo che questo deflagri!

Love’s Kamikaze – di Mario Moretti. Regia di Claudio Boccaccini. Con Giulia Fiume e Kabir Tavani. Musiche, Antonio Di Pofi. Scene, Eleonora Scarponi. Costumi, Antonella Balsamo. Organizzazione, Daniela Rotunno. Tecnico luci e fonica, Andre Goracci. Teatro Vittoria, dal 23 al 28 gennaio.