Love, Death + Robots: Jibaro. Una storia d’amore tossico

Il 20 maggio 2022 è stato rilasciato il terzo volume della serie antologica Love, Death + Robots prodotta da Joshua Donen, David Fincher, Tim Miller e Jennifer Miller per Netflix. Episodio-manifesto della nuova stagione è Jibaro scritto e diretto da Alberto Mielgo che aveva già firmato l’episodio La testimone contenuto nel primo volume.

L’azione si svolge nell’epoca della brutale occupazione del Sudamerica da parte dei conquistadores spagnoli di cui fa parte Jibaro, un cavaliere sordomuto; l’opera di colonizzazione viene fermata dall’arrivo improvviso di una sirena antropomorfa tanto bella quanto spaventosa. La creatura marina con il suo canto ammaliatore porta tutti i soldati alla morte; riesce a salvarsi solo Jibaro che non potendo ascoltare il suo richiamo scappa e si nasconde. Ben presto comincia una lenta e silenziosa caccia in cui i due si osservano, si annusano e si cercano. Quando il soldato nota che la sirena è interamente vestita di oro e gemme preziose si abbandona alla sua indole da conquistatore e, privandola dei suoi averi, finisce per ucciderla; il sangue versato corrompe le acque fluviali che assorbendo la magia della creatura ridonano l’udito a Jibaro. L’ultimo grido straziante della sirena, oramai in punto di morte, raggiunge il soldato che lento si abbandona alle acque mortifere e qui vi resta con le altre vittime della donna.

Il termine che dà il titolo all’episodio jibaro è attestato nella lingua portoricana come appellativo della classe popolare contadina che vive pacificamente a stretto contatto con la natura. Risulta dunque paradossale e allusivo che il termine venga legato ad un conquistador spagnolo che invade e deturpa con violenza il territorio naturale del quale si impossessa, rivendicando con la forza ciò che non gli spetta. Ad impersonale la controparte naturale è una creatura magica che richiama in maniera esplicita la sirena mitologica, bella e ammaliatrice, spaventosa e mortifera, che trascina con sé l’uomo nelle spire del mare .

Jibaro, come molti altri episodi della serie, ha al centro la tematica della distruzione del mondo per mano dell’uomo: lo si evince nelle ultime scene in cui il protagonista, seppur ammaliato dalla sirena, finisce per ucciderla nel tentativo di impossessarsi delle sue gemme preziose. Il soldato deruba la donna spogliandola dei suoi tesori così come l’uomo deturpa il mondo in cui vive, sfruttando le sue risorse per mero scopo personale. La sirena in qualità di divinità naturale è costretta a reagire con forza e determinazione a chi vuole usurpare il suo potere, fino ad esaurirne le ricchezze.

Ma per stessa ammissione del regista c’è una seconda interpretazione dell’episodio, altrettanto interessante. Il rapporto fra i due protagonisti, a metà fra l’amore sfrenato e la lotta serrata, richiama una moderna relazione tossica in cui l’attrazione per l’altro diventa morbosa fino a sfociare nella possessione e, nei casi più gravi, nella morte. Eros e Thanatos, le due forze ancestrali dell’amore e della morte, si fondono e si confondono fino a perdere qualsiasi distinzione. I baci fra Jibaro e la sirena si trasformano in morsi a causa delle zanne mostruose di lei: sangue e saliva si mescolano lasciando lo spettatore senza capacità di comprendere le dinamiche tra i due protagonisti. Se inizialmente Jibaro appare come un uomo indifeso nelle mani di un mostro famelico, infatti,  una volta che la sirena resta nuda senza i suoi averi è impossibile per chi guarda non provare empatia davanti a colei che ora è solo una donna ferita, indifesa, privata di tutta la sua identità. Un elemento comune ad entrambi i protagonisti è l’impossibilità di comunicare: lui è sordomuto, lei non ha un vero e proprio linguaggio ma riesce ad esprimersi solo attraverso grida disperate che portano alla morte chiunque le ascolti. Tra di essi, dunque, non è possibile un reale confronto e i due si comportano come due animali guidati dall’istinto.

Il soldato è spinto dalla bramosia di ricchezze e di potere, mentre la sirena si lascia conquistare e vincere da quello che le sembrava un eroe; si innesca un meccanismo di possessione-arrendevolezza che contraddistingue le relazioni tossiche. Il ritmo frenetico della narrazione poi, unito all’instabilità delle riprese, richiama il desiderio bulimico che accomuna i due amanti nel mutuo tentativo di farsi del male. L’episodio rappresenta dunque una delle forme più morbose e crudeli di amore, quello distruttivo e totalizzante che si impossessa della persona fino a corromperla e trasformarla in carnefice: l’uno arriva a vedere l’altro come mezzo per soddisfare le sue necessità, come oggetto da possedere e usare a proprio piacimento. Jibaro termina con la morte di entrambi i protagonisti mostrando le terribili conseguenze di un sentimento così forte, così doloroso e così crudele da perdere i connotati dell’amore stesso, spezzando così l’equilibrio tra pulsione di vita e pulsione di morte. L’Eros pensato come la forza incontrollabile della libido si trasforma in Thanatos, forza distruttiva che porta alla morte dell’altro e all’annientamento di sé.

Teatro Verona
Ilaria Savoia

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