L’opera dimenticata di Salvatores

Al Lucca Film Festival Gabriele Salvatores presenta Nirvana, l’inusuale film del regista che nessuno ricorda (o tutti ignorano)

La giornata di sabato 30 settembre ha visto Gabriele Salvatores ospite dell’edizione 2023 del Lucca Film Festival, impegnato in una masterclass nel pomeriggio e beneficiario del premio alla carriera nella serata dedicata alla proclamazione dei vincitori del festival e alla proiezione di Nirvana (1997). Film spesso trascurato, a cui il regista afferma di essere particolarmente affezionato e che, confessa, nonostante l’amore per Mediterraneo (1991), avrebbe preferito come lavoro premiato con l’Oscar.

Gabriele Salvatores

E in effetti la formula c’era: un filone, quello del cyberpunk, molto più adatto ad un pubblico internazionale che a quello italiano, il quale all’epoca non si aspettava certo un film di fantascienza diretto da un autore nostrano; una star internazionale nel ruolo principale, quel Christopher Lambert giunto all’attenzione mondiale interpretando il re delle scimmie, che aveva vagato per le gallerie della metropolitana di Parigi per Luc Besson, e speso il decennio a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta a tagliare teste a Hollywood alla ricerca di un’elusiva conclusione (narrativa, ma non certamente industriale) alla saga dell’immortale Highlander; una giovane attrice ancora poco nota ma prossima a divenire uno dei volti del cinema italiano in Stefania Rocca; un cast consolidato con cui Salvatores collaborava fin dall’inizio della sua carriera e che già gli era valso la vittoria della statuetta nel 1991, guidato dall’attore feticcio e amico di una vita Diego Abatantuono.

A rivederlo oggi colpisce quanto Nirvana fosse avanti per i suoi tempi, certamente (neanche a dirlo) per un pubblico italiano, ma anche per quello internazionale. Le influenze di iconiche pellicole come Blade Runner (1982) e Johnny Mnemonic (1995) sul lavoro sono evidenti, dalla decadente megalopoli globalizzata al crocevia di culture occidentali e orientali, all’integrazione dell’organismo umano con innesti tecnologici e la possibilità di connettersi a mondi virtuali; ma è necessario tenere presente (e pare incredibile pensarlo) che la pellicola di Salvatores, classe 1997, sia venuta prima di film come Matrix, eXistenZ e Il tredicesimo piano (The Thirteenth Floor), tripletta di lungometraggi usciti nel 1999 che, incorporando tematiche relative a simulazioni virtuali e quesiti esistenziali, avrebbero segnato l’industria cinematografica e aperto le porte del cinema mainstream a quell’affascinante intreccio tra la dimensione più fisica e materiale del cyberpunk e la filosofia esistenzialista.

D’altronde, il viaggio intrapreso dal programmatore Jimi Dini (Lambert) per cancellare il videogioco “Nirvana” da lui creato, e liberare così il personaggio senziente Solo (Abatantuono) da un’esistenza reiterativa priva di significato, è in realtà un percorso di liberazione interiore da una vita solitaria di semi-esilio autoimposto, una prigionia del tutto identica a quella esperita dalla sua creatura nel videogioco (il nome del personaggio videoludico segnala chiaramente il legame tra i due). Una vita che ha perso di significato, passata a rimpiangere la perdita dell’amata Lisa, fuggita anni prima, la cui reale esistenza potrebbe addirittura essere messa in dubbio data l’esclusiva apparizione della donna tramite ricordi, registrazioni e simulazioni. Questo sospetto è solo la punta dell’iceberg di una rimessa in discussione dello statuto dell’esistenza umana, che prende corpo nelle conversazioni tra Jimi e Solo. Interrogativi su cosa definisca l’identità, se vi sia un’effettiva differenza tra realtà e simulazione, e cosa renda possibile distinguerle. Riflessioni che avrebbero ben presto dominato il cinema di fantascienza.

Il cyberpunk, già molto apprezzato in Giappone (basti pensare a Ghost in the Shell, 1995, altra forte influenza per Nirvana), si trovava allora solo agli albori del suo incombente successo globale e Salvatores, sempre attento alla situazione cinematografica extra-italiana, seppe intuire precocemente i cambiamenti di là da venire nel mercato internazionale e il potenziale cinematografico di un filone che di lì a poco avrebbe conquistato le sale occidentali.

Il film non viene certamente annoverato tra i suoi capolavori, e magari impallidisce di fronte alle produzioni internazionali che avrebbero seguito a brevissima distanza con maggiore successo, ma si tratta indubbiamente di un’opera che ancora oggi stupisce per la portata innovatrice e la capacità quasi profetica del suo regista di anticipare le tendenze di un’epoca.

Nirvana di Gabriele Salvatores – Con Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Stefania Rocca, Sergio Rubini, Emanuelle Seigner, Amanda Sandrelli, Claudio Bisio, Haruhiko Yamanouchi, Gigio Alberti, Ugo Conti, Silvio Orlando, Antonio Catania, Antonello Grimaldi, Paolo Rossi, Renato Sarti, Leonardo Gajo, Gianni Palladino – Anno 1997.

Cinema & TV
Elena Salvati

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