Una serata tra risate e musica per pensare e ricordare che “Ai miei tempi non era così…”
L’imprevedibilità è l’elemento che aggiunge ricchezza e sorpresa all’aspettativa, quella cifra che riempie l’attesa: Ai miei tempi non era così… che inaugura gli spettacoli della sezione fuori abbonamento del Teatro Comunale di Vicenza, ha quella dose di leggerezza e di improbabilità giusta per ridere e per pensare allo stesso tempo.
La serata di sabato 25 novembre è stata un salto indietro nel tempo un po’ particolare: il mattatore e comico Maurizio Battista ha animato il Comunale con il calore e il suono della sua comicità da romano, innamorato della sua città, capace di esaltarla tanto nelle bellezze quanto nelle sue criticità, e di ricordare il passato attraverso la consapevolezza e la rivelazione del presente.
Ad accompagnarlo sul palco, Roberto Boribello dei Los Locos, lo storico duo vicentino degli anni Novanta e dei balli di gruppo, e la breve partecipazione a sorpresa di Giusy Zenere, barzellettiera, attrice e comica veneta.
L’apertura di Ai miei tempi non era così… è stata caratterizzata dall’incontro e dalla ricerca: la presentazione di Battista al pubblico, con un modo tutto personale e informale di cercare il contatto e di dare avvio al contenuto rappresentato. L’oggi paragonato a ieri, i passi avanti fatti analizzati a partire dai passi avvenuti nel passato, gli aneddoti divertenti, dissacranti per scorgere più da vicino i lati impensati di quello che viviamo.
Maurizio Battista, con una formula leggera e spontanea, ha portato così la narrazione di ciò che c’è, di quello che si vede ogni giorno, si sente, la vita e le sue ambiguità che, raccontate da lui stesso, fanno sì ridere ma soprattutto riflettere.
Ridere delle contraddizioni di oggi, dell’esaltazione delle novità, di quella modernità che ha, apparentemente, scalzato il passato, hanno rappresentato il mezzo per raggiungere un obiettivo: la riflessione. Il pensare all’oggi, a quello che siamo, a quello che ci circonda, alla superficialità scontata che ha occupato e quasi soffocato la semplicità di ieri.
Il significato del titolo è tutto qui: quante volte ci si dice e si sente questa frase, “Ai miei tempi non era così”, tra malinconie e rassegnazioni, ma è la punteggiatura a suggerire qualcosa in più. I tre puntini aggiunti indicano, forse, il “cosa” passato, quell’assenza nostalgica che rende il presente mancante, storpio di una sua parte che non ci potrà essere più. Ogni persona è figlia ed erede dell’epoca e della cultura in cui si trova: la sfida diventa allora osservare il presente e, allo stesso tempo, conoscere il prima, il precedente da cui nasce ma si distacca il contemporaneo.
Per certi versi, la proposta del comico romano è stata anche questa: tentare di tornare indietro, attraverso fatti, episodi, foto, documenti, oggetti, la sua esperienza personale (i tre matrimoni, le mogli), testimonianze per comprendere che le tante evoluzioni non hanno nobilitato la vita, l’hanno resa, paradossalmente, più vuota e bisognosa.
Ecco, allora, le svariate collezioni vendute nelle edicole, dalla spada di Giulio Cesare ai richiami per uccelli, dai mini strumenti musicali alla penna del Manzoni, i biscotti di riso (che riso non hanno), la racchetta del padel, l’annullamento delle differenze delle età. A fare da contraltare, per Battista, ci sono la semplicità e l’ingenuità, spesso geniali e fulminanti, del popolo, “la verità sta ed è del popolo”. Nell’umorismo, che trae la sua linfa dalla tristezza, dalla sofferenza e dal fatto di aver vissuto davvero quanto portato in scena, si può trovare la chiave di lettura per vedere oltre. Accorgersi, con ironia e lucidità, per riflettere e vivere. Il disincanto non annulla la risata, ma la riempie.
Con oltre due ore di durata, lungo Ai miei tempi non era così… non sono mancati i momenti più spensierati e improvvisati, il contatto diretto e il coinvolgimento con il pubblico, l’ironia diretta, ma anche la difficoltà a tratti di cogliere lo slang romano (la velocità del parlato soprattutto), la presa in giro bonaria, l’imprevedibilità, appunto, di un cabaret divertente e pieno di colore e calore umano.
Complice di questo anche la musica di Roberto Boribello che, in un paio di momenti con tanto di consolle dj, si è inserita nello spettacolo: il ritorno agli anni forti della musica e della dance, che molti davvero rimpiangono, ha creato quella cornice e quell’atmosfera giuste per riprendere fiato, energia e spensieratezza.
Nell’esagerazione irriverente e portata all’estremo, c’è modo di intravedere l’essenzialità, la parte scarna di ciò che resta: i valori, la semplicità spogliata dalle tante complessità, il volto struccato che la gente comune sa portare nei piccoli momenti, la voglia di far ritorno facendo tesoro e ricordo di quello che il passato ha raccolto nelle sue pieghe e rappresenta. Questi sono i temi che lo spettacolo ha messo al centro e ha regalato alla platea. Esisteranno e continueranno sempre ad essere ripetute frasi come Ai miei tempi non era così…, come modo di dire, frase comune. L’importante è riuscire a comprendere il motivo profondo di quest’espressione, i perché, senza perdere di vista la preziosità del presente, gli insegnamenti e la bellezza del passato e le possibilità future, nate dall’incontro di questi tempi diversi.
“Ai miei tempi non era così…” – Di e con Maurizio Battista – 25 novembre 2023 – Teatro Comunale di Vicenza
Immagine in evidenza/di copertina: @sipario.it