«Lo champagne aiuta la meraviglia»

Applaudito il film di Napper. Commozione in sala per la Bennett

George Sand diceva che lo champagne aiuta la meraviglia; e la storia dello champagne raccontata dal punto di vista di colei che lo inventò suscita certamente meraviglia; e dalla meraviglia fu certamente accarezzata Barbe-Nicole Ponsardin, vedova Clicquot (1777-1866), donna che ancora oggi ha il potere di «partecipare» ai nostri festeggiamenti anche senza essere invitata. Probabilmente il fascino della nascita del primo champagne, per certi palati, è superiore a quello esercitato dal film di Thomas Napper, dove la fragranza delle piccole bollicine restano una chimera, ma la sua opera cinematografica ha riscosso un solido consenso e molti apprezzamenti al termine della presentazione alla Festa del cinema. In sala i protagonisti sono stati accolti e salutati da calorosi e meritati applausi. La bella Haley Bennett ha ricevuto il Premio progressive alla carriera, un riconoscimento per i tanti convincenti ruoli interpretati negli ultimi anni: di cui ci piace ricordare la Rossana nel «Cyrano» diretto dal suo compagno Joe Wright nel 2021. La Bennett, commossa per l’affetto riservatole dalla platea, conferma d’essere un’attrice talentuosa ed espressiva anche nella Vedova Clicquot, in cui deve affrontare un personaggio sdoppiato: la giovane moglie innamorata di François, figlio del fondatore dell’azienda vinicola, e la donna che, rimasta sola, deve affrontare sia le difficoltà enologiche cadenzate dai capricci stagionali e dai vigneti ancora giovani, che quelle sollevate da una mentalità educata al maschilismo e da una società legata ai vecchi principi.

Ma di donne in gamba il mondo, per fortuna, ne ha sempre avute (non a caso abbiamo citato la Sand nell’incipit), e Barbe-Nicole Ponsardin, che nel 1798 divenne Clicquot, ne è un’altra valida testimone. Se il film ha un difetto è proprio da rintracciare nella sceneggiatura che, qua e là, calca un po’ la mano sull’esigenza di riscattare il ruolo femminile costantemente schiacciato dalla prepotenza dell’uomo, che qui non è rappresentata dal marito (che è morto) ma dal severo suocero, descritto come un despota, ma che invece, quando si presenta al di lei cospetto per rimproverarla di una grave perdita di merce, dopo aver sbattuto una mano «furente» sul bracciolo della poltrona, in un attimo si illanguidisce e cede miseramente alla giusta richiesta della nuora.

In ambito cinematografico mostrare troppo spesso le donne vessate dal «terribile» maschio, non rende sempre giustizia alla realtà; ci sono casi, come questo narrato dal film, in cui se ne potrebbe fare a meno, o si potrebbe ricamare il problema con mano più leggera. Qui, infatti, anche i contadini, i cosiddetti villici, rudi e ignoranti, in poco tempo si rendono conto che la vedova è molto più in gamba del padrone che è morto, il quale s’aggirava per i vigneti solo mugolando motivi musicali per far crescere meglio raspi e uva. Ora, tra uno che pensa di fare il vino con la cantatina a bocca chiusa e una signora che s’impegna ad assaggiare gli acini per valutarne la perfetta maturazione e a mescolare le spremiture tra i diversi tipi di piante, creando prelibate e innovative miscele, non ci si dovrebbe soffermar troppo a valutare di chi siano le migliori abilità enologiche e imprenditoriali. Suvvia, sembra più che ovvio! Che bisogno c’è di insistere sulla figura dell’uomo che vuole a tutti i costi calpestare la dignità di una donna di tali capacità? D’altronde pare che la storia abbia dato partita vinta alla Veuve Clicquot. La bottiglia che non a caso poi prese il nome sull’etichetta di Veuve Cliquot-Posardin.

La storia che Napper ci racconta, in effetti, comincia con la vedovanza, quando la ventisettenne Barbe-Nicole viene vestita di nero, colore che predominerà fino al processo conclusivo. Durante quest’arco di tempo, in cui si assiste all’ascesa dell’azienda vinicola e alla nascita (per lei) di un nuovo amore, un costante uso del flash-back introduce frammenti del passato, macchiati di bianco, quando François era in vita, prima forte e in salute e poi sempre più smunto e malaticcio.

Per quell’affetto «familiare» che mi lega a certi antichi ricordi teatrali, che mi sono stati trasmessi, mi piace rammentare una scena in cui la giovanissima Barbe-Nicole s’aggira su una terrazza coperta tra le candide lenzuola distese ad asciugare: così Luchino Visconti preparava il campo per la disputa tra la sua Locandiera (Rina Morelli) e i tre pretendenti (Paolo Stoppa, Giorgio De Lullo e Marcello Mastroianni). Era il 1952, raffinato champagne della migliore annata!

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La vedova Clicquot, un film di Thomas Napper; sceneggiatura, Erin Dignam e Christopher Monger; con Haley Bennett, Tom Sturridge, Sam Riley, Ben Miles, Leo Suter, Anson Boon, Natasha O’Keeffe, Paul Rhys. Presentato fuori concorso alla XVIII Festa del Cinema di Roma. Auditorium, Parco della Musica, Sala Sinopoli, 19 ottobre

Foto: Haley Bennett è la vedova Clicquot nel film di Thomas Napper