“Licorice Pizza” e le esperienze di vita dei giovani nella California degli anni ‘70.

Licorice Pizza è un nastro che si avvolge all’indietro. A quando la gioventù era analogica e spensierata. Sognatrice ma anche con poco. Sfrontata ma senza dolo.

Di scommesse, anche le più impossibili su carta. Come per esempio il corteggiamento insistente e vincente di un adolescente, (Gary, Cooper Hoffman) attore bambino alle ultime apparizioni, verso una Lei di 10 anni più grande (Alana, Alana Haim). Assistente fotografa in attesa di una svolta che tarda ad arrivare. Anche per colpa di un clima famigliare retrogrado e asfissiante.

Quarta Parete ha seguito, in una sera di marzo, una proiezione del film. In versione originale con sottotitoli, nella sala romana di Cinema Farnese.

Paul Thomas Anderson propone questa volta un racconto dolce, romantico e pieno di speranza. Sull’innamoramento e le sue dinamiche. Pantaloni a zampa, camicie dai colli esagerati. Materassi ad acqua, i primi flipper. Muscle car che sgommano. La regia è maniacale, nella ricostruzione per dettagli.

Siamo al principio dei ’70 del secolo scorso. Esattamente nel 1973. Non bastasse il paltano Vietnam, sull’America di Nixon e sul mondo incombe la crisi petrolifera. Che rende ancora più torride le giornate estive nella San Fernando Valley, California.
Radio e televisori aggiornano sugli sviluppi. Tuttavia il clima di instabilità non intacca le turbe di un gruppo di giovani che trascorrono il tempo tra i corridoi del Liceo e ordinate vie di case con giardino. Marachelle, rincorse, cuori che battono. Le conquiste, di un numero di telefono, di un “sì” ad un appuntamento. Al buio e di spalle.

C’è spazio anche per il rischio d’impresa, archetipo Stars&Stripes. E pazienza per le finanze zoppicanti. A una compagnia di ingenui squinternati tutto è concesso. Anche cadere e rialzarsi più volte.

Licorice Pizza è palestra di vita, per giovani pieni di energia. E’ altresì usura degli entusiasmi per gli adulti. Che ci sono, nella pellicola, e sono pure di spessore. I cameo di Bradley Cooper, Sean Penn, Tom Waits e John C. Reilly sono caricaturali e grotteschi. Evidenziano la sfrontatezza e le manie di uomini sì di successo, ma anche parecchio sfioriti e infelici.

Al contrario, i giovani hanno pochi mezzi ma il fuoco che arde nei loro occhi. Hanno la clessidra del tempo dalla loro parte e tanto fiato per cercarsi e rincorrersi sulla strada della felicità. Aprono il fianco, anche, alla nostalgia. Per una stagione della storia passata, che pur con limiti e zavorre sociali, Anderson tratteggia come autentica e viva.

Una menzione particolare va alla coppia di attori protagonisti. Esordienti sorprendenti, intensi e credibili nei rispettivi ruoli. Cooper Hoffman è figlio dell’indimenticato Philip Seymour Hoffman, scomparso nel 2014. Come fu per il padre, Cooper pare destinato a una brillante carriera attoriale. Alana Haim, affermata cantante in patria, supera a pieni voti la prima prova sul grande schermo.

Chiudiamo con una curiosità. Il titolo “Licorice Pizza” fa riferimento al nome di una catena di negozi di dischi californiana che poi fece flop come tanti dischi che all’epoca vennero paragonati, per il loro insuccesso, all’immagine junk di una fantomatica pizza alla liquirizia.

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