Al Ravenna Festival nelle serate del 18 e 19 luglio in scena al Teatro Rasi le Due Regine di Elena Bucci e Chiara Muti.
En ma Fin gît mon Commencement. Nella mia fine c’è il mio inizio era questo il motto di una delle sovrane più famose della storia moderna occidentale, Maria Stuart. Non c’è incipit migliore per lo spettacolo Le Due Regine firmato, elaborato drammaturgicamente ed interpretato da Elena Bucci e Chiara Muti. Un binomio spettrale che prende vita dal fondo dell’abside del Teatro Rasi, già Chiesa di Santa Chiara e che inizia una lunga narrazione sulle vite parallele e paradossalmente intrecciate a doppio filo di Elisabetta I (Elena Bucci) e Maria Stuart (Chiara Muti), le due sovrane di Inghilterra e Scozia.
Le loro fantasmagoriche figure si muovono nello spazio, scenario sacro perfetto, occupato solo da due scranni di legno ed un trono centrale, che ricorda più uno strumento di tortura. Il loro duello verbale che, a tratti suona un po’ ridondante nella sua pur ammirevole complessità storica e perde un po’ di vigore verso la fine, si muove come una danza ritmata ed incalzante tra passato e presente, ricostruendo un’epoca di grandezza per la potenza inglese, ma anche di odio viscerale ed oscurità, guerre e lotte continue per la supremazia.
L’ambiguità di Elisabetta, dalla multiforme architettura politica, regina illegittima e tra le più potenti riconosciute dalla Storia d’Europa, è resa in maniera sofisticata dalla recitazione di Elena Bucci. Si contrappone all’ingenua e allo stesso tempo sensualmente eterea, Maria Stuart che nell’eleganza del corpo vocale della Muti sottolinea spesso l’ineluttabile destino di una donna.
Sebbene occupino il grado più in alto della scala sociale, entrambe sono destinate ad essere dei burattini all’interno di corti ancora totalmente omocentriche oppure giovani-spose oggetto per generare eredi al trono, gettate via in assenza di figlio maschio. La narrazione drammaturgica mette in evidenza la congenita diversità delle due sovrane, colte ed amanti nelle arti, ma differenti per costume e religione, per temperamento e carattere.
L’una Elisabetta, succube involontaria della sua stessa mascolina e verginale indipendenza, rimprovera la fragilità passionale di Maria che coltiva la sua libertà nella scrittura epistolare. A colpi di spade verbali, il duello femminile trova spazio fisico nei tagli di luce diametralmente opposti della scena, curata nel suo disegno dalla maestria di Vincent Longuemare e dai costumi di sobrio ma luminoso fasto a cura di Marta Benini e Manuela Monti.
Il destino non arriderà alla testa coronata di Scozia che l’8 febbraio del 1587 capitolerà per sempre sotto la scure del boia, il cui colpo sembra essere sotteso in tutta la drammaturgia sonora di Raffaele Bassetti. Maria, accusata di congiura nei confronti della Regina d’Inghilterra, è condannata a morte.
Il duo si scioglie, c’è solo un’unica sovrana, colei che sopravvive secondo la legge darwiniana, la più forte.
Il finale incontra l’elogio del dubbio in un quesito che trova la sua risposta nella morte o nei posteri: ma si tratta davvero di Due Regine o piuttosto di Una sola, animata da grandi similarità più che da contraddizioni?
Le loro tombe giacciono vicine nella pacifica cornice di Westminster, come i corpi delle attrici si fondono e si oscurano nell’occhio dello spettatore.
DUE REGINE – Mary Stuart vs Elizabeth Tudor/Elizabeth Tudor vs Mary Stuart – da un’idea e dal testo omonimo di Elena Bucci – elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci e Chiara Muti – luci Vincent Longuemare – drammaturgia del suono Raffaele Bassetti – costumi Marta Benini, Manuela Monti – consulenza al trucco e parrucco Bruna Calvaresi – collaborazione all’allestimento Nicoletta Fabbri – produzione Le belle bandiere – in collaborazione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival – con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi – Foto in evidenza di Luca Concas – Teatro Rasi di Ravenna 19 luglio.