Sarà perché sentire definire “inutile” l’infelicità sta a Pavese come un paradosso che partorisce brividi, sarà perché i troppi selfie sgraziati e le peripezie parapornografiche di Onlyfans e qualche tik tok azzardato restituiscono all’atelier di un pittore degli anni ’40 il fascino di un’antica favola, sarà perché l’intreccio sottile e bruciante delle trame di un desiderio che plasma lo stampo dell’identità, magmatico Dasein heieggeriano scaglia nel mondo improvviso delle scelte, lo struggimento sentimentale verso uno sfiorarsi di labbra, ove sapientemente raccontati, è ancora ciò che ancora massimamente incanta i nostalgici dell’intimità reale, ma a me La bella estate scritto e diretto con eleganza oserei dire classica da Laura Luchetti, ha emozionato.
L’adattamento dal romanzo di Cesare Pavese incarna i suoi giovani protagonisti in una Torino luminosa e geometrica, ma anche insolitamente verde, dove un respiro di un bacio strappato diventa subito terra, foglie verdi, bruco scintillante e, con un ribaltamento esplicito, rende alla tenera Ginia l’arsura del desiderio verso il corpo dell’estroversa amica modella Amelia contro l’aritmica materialità degli amplessi con Guido, il pittore gentile ma non troppo, seducente e smargiasso mai quanto il suo amico Rodrigues amante dell’altra in un quartetto incandescente dove l’esplicito e il suggerito si alternano in una danza di corpi, dolore, sottintesi, adempimenti, in un terreno dove il corpo ha ancora il potere numinoso di iniziare, appagare, mortificare, pennellando le esigenze spesso contorte della stessa anima. Dove la bohème è ancora avventura e non autodistruzione e fare l’amore qualcosa che, anche se per un’ora o poco di più, rende importanti.
Dove un desiderio può essere così malato da sembrare sano e la natura nelle sue minuscole esuberanze come la pioggia, la corrente, i rami il vento sottolineano i passaggi aritmici del cuore umano. Primi piani di dolcezza e scabrosità post adolescenziali, scene e costumi accuratissimi, un’etica del lavoro rigorosa e seria, anch’essa patrimonio di nostalgie rimosse, sequenze lente, luci che segnano il ritmo del respiro, un lieto fine talmente bianco da lasciare il dubbio che sia reale, dove finalmente la malattia non piega il sentimento al femminile, lasciando alle due ragazze, giovani fenici che hanno attraversato il gelo e il fuoco, almeno l’agio di una passeggiata selvatica che segna, insieme forse per un attimo, l’inizio dell’età adulta. Chi non ha avuto d’altronde sedici anni?
Gloria in excelsis alla sapiente miscela di volti nuovi, al battesimo –da riconfermare- di Eva Cassel che lascia gli abiti della passerella per spogliarsi marmorea e disinvolta a colpi di pennello.
La bella estate scritto e diretto da Laura Luchetti – Con Yile Vianello, Deva Cassel, Nicolas Moupas, Alessandro Piavani, Adrien Dewitte, Cosima Centurioni, Gabriele Graham Gasco, Andrea Bosca, Anna Bellato – Produzione: Kino Produzioni, 9.99 Films con Rai Cinema – Uscita 24 agosto 2023